Ti ho scattato una foto. Tac. Così, non con la macchina fotografica, quella l’avevi tu. L’ho scattata nella mia testa. Sono le foto più belle, quelle che riesco a riguardare appena ne ho voglia: seduta in ufficio, sdraiata in un prato, mentre cerco di addormentarmi, sotto le coperte, strusciando i piedi l’uno contro l’altro. Adesso ne ho voglia. Tac. Eccoti lì, inondato di sole, mentre mi vieni a cercare, fra i vicoli di un paesino morente e faticoso. Eccoti lì, camminare su quella stradina lastricata di pietra, un attimo prima che tu mi veda, un attimo prima che io ti chiami.
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