Totale percorso 6,7 Km - Dislivello circa 100 metri
Questa passeggiata di circa sette chilometri
parte ai piedi di Fiesole e si snoda lungo
la collina di Camerata, che sorge fra il fiume Affrico e il Mensola.
Potrebbe essere suggestivo, prima di iniziare a camminare, sostare lungo il torrente e leggere la storia dei due amanti,
Affrico e Mensola, protagonisti del Ninfale Fiesolano di Boccaccio. Eccola qui
riassunta brevemente:
Affrico, un giovane pastore preso da un folle
amore per Mensola, una ninfa bellissima, sacra a Diana e votata alla castità,
su consiglio di Venere si traveste con abiti femminili e riesce a guadagnare la
fiducia delle ninfe e a possedere Mensola. La ninfa si innamora del pastore ma,
temendo l’ira di Diana, decide di porre fine alla relazione proibita. Il
giovane, disperato, si uccide lungo la riva di un fiume. Mensola intanto si
accorge di aspettare un bambino e riesce a dare alla luce Pruneo prima che
Diana la punisca, trasformandola in un fiume. Entrambi i fiumi prenderanno i
nomi dei giovani amanti. Pruneo verrà accudito dai nonni paterni e, una volta
cresciuto, diventerà il siniscalco di Atlante e sposerà la nobildonna Tironea.
Dal dono di Atlante a Pruneo del territorio compreso fra i fiumi Mensola e
Mugnone nascerà Fiesole.
E adesso, cominciamo a camminare!
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Un collage di foto della passeggiata |
Una volta lasciata la villa, tornate
brevemente sui vostri passi fino al grande cancello alla fine di Via Lungo
l’Affrico: stavolta svoltate a sinistra e imboccate la strada (si chiama sempre
Via del Palmerino) che costeggia il parco dell’ex ostello di Camerata, oggi in
ristrutturazione e destinato a diventare un resort di lusso. Un tempo (nel
1427) l’ostello era la villa “Il monte di Camerata” e apparteneva alla famiglia
Ridolfi Calzolari. Nel 1954 diventò l’ostello di Firenze, fino al 2019, anno in
cui fu messo all’asta. Nel 2022 è stato comprato da un fondo di investimento. Ammirate,
passando, la Torre del Palagio che svetta davanti a voi.
Alla fine della salita, sulla vostra sinistra
trovate una strada senza uscita: porta a quello che era un tempo l’ingresso
della Villa di Fontallerta, adesso chiuso. Troveremo l’attuale ingresso
principale verso la fine della nostra passeggiata. Girate quindi verso destra,
in Via di Camerata, e proseguite diritto fino al Presidio della Croce Rossa
Italiana “Anna Torrigiani”. Questa struttura, fondata nel 1864, è intitolata
alla nobildonna sposata col conte Carlo Torrigiani. Anna fu anche la dama di
compagnia della duchessa Elena D’Aosta, ispettrice generale delle crocerossine.
Forse a seguito di questa frequentazione, Anna divenne allieva della Croce Rossa
e successivamente infermiera durante la prima guerra mondiale. Quando scoppiò
l’epidemia di spagnola, volle essere trasferita nel reparto infettivi, dove fu
purtroppo contagiata e morì. Durante la guerra, Anna scrisse un diario molto conosciuto tra gli storici. La sua abnegazione ricorda un’altra
grande figura di quel periodo, Florence Nightingale (potete trovare su internet
una miniera di notizie sulla sua bella storia. Ne parlo brevemente anche io in
un post di questo blog del 18 gennaio 2024).
Proseguite lungo Via di Camerata. Notate,
alla vostra sinistra, una deliziosa cappellina adiacente la villa Camerata, al
civico 65.
Alla fine della strada svoltate a destra su
via San Domenico, fino ad arrivare in piazza San Domenico. Guardatevi intorno:
è bellissimo il panorama delle colline, degli uliveti, delle ville.
Rinfrescatevi alla fontana, la cui targa ricorda i nomi dei personaggi illustri
che qui trovarono ispirazione per le loro opere e poi proseguite fino alla
Chiesa e Convento di San Domenico. Il Convento è noto per aver ospitato il
pittore Giovanni da Fiesole detto il Beato Angelico.
Tornando ancora una volta sui vostri passi,
imboccate Via della Piazzuola fino alla Asl e continuate verso destra
(rimanendo su Via della Piazzuola), una strada silenziosa e suggestiva.
Una delle prime ville che incontrerete è “Villa dell’ombrellino” (da non confondersi con l’omonima villa a Bellosguardo), cosiddetta per il suo caratteristico terrazzino in ferro.
All’altezza del civico 67 di Via della Piazzuola svoltate a sinistra su Via delle Forbici (dal nome di una famiglia fiorentina di mercanti che si chiamava Della Tosa, che avevano nello stemma un paio di forbici d’argento da lana).
Al civico 31 della via trovate sulla vostra
destra Villa il Garofalo, che vanta una vista meravigliosa su Firenze. Dalla
strada non potrete vedere nient’altro che il muro, ma date un’occhiata su
internet per ammirare gli interni e i giardini. Questa villa fu la casa di
campagna della famiglia Alighieri. Quando Dante fu esiliato, la Villa fu
comprata dalla famiglia di Beatrice, i Portinari. Successivamente si alternarono diversi
proprietari.
Al civico 26 trovate invece l’entrata
secondaria del Parco di Villa il Ventaglio (ora chiuso, l’entrata principale è
in via Giovanni Aldini): anticamente era una casa da oste della famiglia
Brancacci, lungo le vie di pellegrinaggio.
Il Parco in stile inglese, di cui si occupò Giuseppe Poggi,
si estende sulla collina per circa cinque ettari.
Proseguendo a diritto arrivate a quello che
fu un tempo l’oratorio Santa Maria delle Querce, progettato da Michelangelo e distrutto
poi dai guastatori della Repubblica quando nel 1529 Firenze venne assediata per
ristabilire i Medici al potere. Ricostruito, diventò poi Villa e residenza di
campagna di Pietro Leopoldo di Lorena. Nel 1868 l’edificio fu occupato dai padri
barnabiti, che ne fecero un collegio d’élite nazionale e internazionale
intitolato a Carlo Alberto di Savoia. Nel 1870 vi fu costruito un osservatorio
astronomico e geodinamico. Nel 2003 fu abbandonato e adesso è un resort di
lusso.
Proseguite diritti fino in fondo alla strada,
per girare poi a sinistra nel Viale Alessandro Volta (mentre percorrete questo
viale, se volete fare una digressione, svoltate a sinistra in via Giovanni
Aldini: qui c’è l’ingresso per il parco di Villa il Ventaglio).
Proseguendo la passeggiata arrivate fino a Piazza Edison e imboccate quindi il Viale Augusto Righi. Lungo il viale, alla vostra sinistra (in prossimità dell’incrocio col viale Ugo Bassi), si trova la Villa Fontallerta (la cui entrata secondaria abbiamo già incontrato all’inizio della nostra passeggiata).
Questo palagio esisteva già nel Trecento e Boccaccio vi ambientò
una delle novelle del Decamerone (la novella che narra dello scherzo fatto a
Calandrino dai pittori Bruno, Buffalmacco e Nello, che lavoravano nella
proprietà di campagna del ricco cittadino fiorentino Niccolò Cornacchini). Nel
Cinquecento vi ha lavorato anche Bartolomeo Ammannati. Nel 1850 la proprietà passò
ai conti Pasolini, che vi crearono un bellissimo parco romantico.
Proseguendo, sempre lungo il viale Righi,
potete sostare nel giardino degli ulivi che trovate un po’ sopraelevato dal
viale, alla vostra sinistra, davanti a Largo Pietro Capei. Quando passeggio in
questo giardino mi vengono spesso in mente Pascoli e Van Gogh, entrambi
affascinati dagli ulivi per la loro forza e bellezza.
Vi lascio qualche strofa de "La canzone dell'ulivo" di Giovanni Pascoli (da "Canti di
Castelvecchio") e uno stralcio di una lettera di Van Gogh al fratello Theo:
Qui radichi e
cresca! Non vuole,
per crescere,
ch’aria, che sole,
che tempo,
l’ulivo!
Nei massi le
barbe, e nel cielo
le piccole foglie
d’argento!
Serbate a più
gracile stelo
più soffici zolle!
Tra i massi
s’avvinchia, e non cede,
se i massi non
cedono, al vento.
Lì, soffre, ma
cresce, né chiede
più ciò che non
volle.
“Mi sono trastullato negli uliveti mattina e sera in queste giornate luminose e fredde, ma con un sole chiaro e stupendo. Ah mio caro Theo, se tu vedessi gli ulivi in questo periodo dell’anno … con il fogliame argento antico che inverdisce contro l’azzurro. E la terra arata color arancio di una tale delicatezza e raffinatezza. Voglio dire che il mormorio di un uliveto ha qualcosa di molto intimo, di immensamente antico. È troppo bello perché io osi dipingerlo o possa descriverlo”.
Lasciate quindi il giardino: siete quasi alla
fine di questo anello. Ancora pochi passi e sarete di nuovo al punto di
partenza in Via Lungo l’Affrico.
L’angolo delle curiosità:
Il nome della collina di Camerata viene da Ca Marte, casa di Marte,
perché anticamente qui sorgeva un tempio romano dedicato al dio della guerra.
Anglobeceri era il soprannome che i
fiorentini avevano dato alla comunità straniera che viveva a Firenze, che parlava un buffo
fiorentino con accento anglosassone.
Se vi va di approfondire: “I dintorni di Firenze", di Guido Carocci.