Qualcuno dice che se hai un buon personaggio in mente, questo ti porterà la storia. Durante un workshop di scrittura creativa, la scrittrice che teneva il corso ci invitava a scrivere, di getto, anche senza avere in mente niente di particolare. Diceva che la storia sarebbe nata comunque. Non so come si svolga il vostro processo creativo, ma per me questo modo di scrivere non funziona. Io ho bisogno di crearmi un personaggio, portarmelo a spasso per un po', chiedendomi chi sia, cosa pensi, cosa possa accadergli di particolare. Gli costruisco nella mente un carattere, una famiglia, un tessuto sociale. Cerco la sua voce, perché poi è con quella voce che devo scrivere, con quella testa, con quei sentimenti. Poi a volte lo "incontro" mentre sono in giro e penso a tutt'altro. Vedo qualcosa, o qualcuno, che mi fa scattare nella mente qualcosa. E la storia pian piano prende forma. Magari butto giù qualche appunto, frasi, scalette di avvenimenti, particolari. Faccio qualche ricerca se devo confrontarmi con argomenti che non conosco bene, cerco di frequentare i luoghi dove ambienterò la storia. Solo dopo inizio a scrivere, quando ho ben chiaro nella mia testa un quadro abbozzato. I particolari vengono dopo, quelli sì, è vero, vengono proprio scrivendo, certe idee felici, senza nemmeno averci ragionato troppo. Ma non dico che non mi piacerebbe prendere la penna o cominciare a picchiettare sulla tastiera e provare a scrivere qualcosa di getto. Il fatto è che non è facile trovare l'argomento. Una volta un editore mi faceva notare che ciò che scrivevo era molto reale: mancava un elemento fantastico, e trattandosi di libri destinati ai ragazzi pensava che fosse indispensabile. In effetti non ho quasi mai scritto fantasy. Forse è più un gusto mio personale, ma a me sembra che ormai ogni pietra magica sia già stata cercata e trovata, ogni bacchetta magica agitata, ogni regno virtuale attraversato in lungo e in largo. Insomma, il fantasy mi ha un po' stufata! E si diceva d'accordo con me anche una dipendente di una grossa libreria. "Macché fantasy, qui ci vogliono argomenti reali. E una dimostrazione è l'enorme successo del diario di una schiappa!". Sono d'accordo. Mi piace di più confrontarmi con la realtà, la quotidianità dei ragazzi, per mettere in risalto i problemi che possono incontrare. L'elemento fantastico lo riservo a storie destinate a bambini molto piccoli. Questo anche perché i bambini ed i ragazzi, specie oggigiorno, mi sembrano molto soli. Hanno molti oggetti materiali (anche troppi), ma poche ancore immateriali a cui aggrapparsi per diventare grandi. So che è la società moderna che impone tutto questo. Ma è una società sbagliata. Dovremmo tutti cercare di rallentare un po' e stare più vicini ai nostri figli. Del resto il compito di crescerli non si esaurisce dopo avergli dato da mangiare. E' un compito sociale, che richiede ben altre energie e soddisfacimento di bisogni, che il più delle volte non possiamo portare a termine efficacemente se non gli dedichiamo molto, molto, molto tempo. Così il libro può diventare un sistema per riflettere sul mondo di oggi, uno specchio della società e una sorta di amico-confidente-mentore. Una chiave per capire i propri problemi, potendosi immedesimare nei personaggi di un libro e trovare, a volte, una soluzione per superarli. Ma sto divagando … ciò che mi interessa focalizzare è il concetto di provare a scrivere tirando fuori una sorta di energia emozionale che possa essere percepita da chi legge, che schizzi fuori dalla pagina. Allora forse per fare questo dovremmo scrivere curandoci meno della tecnica e liberare la mente che cerca di controllare tutto, cercare forse nuove forme di espressione, un'impostazione più contenutistica e meno formale. Potrebbe essere una buona idea andare a rileggersi gli esperimenti che fecero i futuristi (come "Zang-tumb-tumb" di Filippo Tommaso Marinetti) o farsi trascinare dalle poesie di Rimbaud. Poi meditare il tutto qualche giorno, mescolare con cura e digerire. Poi, di nuovo, mettersi a scrivere con la nostra voce, e stare a vedere cosa succede.
In certi stati d'animo quasi sovrannaturali, la profondità della vita si rivela interamente nello spettacolo che si ha davanti agli occhi. Baudelaire