Dopo esserci specializzati nel saluto la settimana scorsa (ho avuto una notevole soddisfazione: il soggetto più riottoso venerdì mi ha visto di lontano, si è "preparato" e quando gli sono passata davanti, per primo (!) ha alzato la testa e mi ha detto, contento, "Ciao, buongiorno!". Sorriso a 32 denti mio, di risposta, con il buongiorno di rito … mi veniva da ridere mentre andavo in ufficio, perché l'ho considerato un gran successo!
Questa settimana invece ci dedichiamo al "grazie". Non dico di sommergere di ringraziamenti inopportuni e ridondanti i nostri amici e conoscenti, ma di ricordarci di ringraziare. Pensiamoci: può essere che qualcuno faccia qualcosa per noi, che noi diamo per scontata, ma che scontata non è? Lo abbiamo mai ringraziato? Magari ci sono anche favori piccoli, di cui beneficiamo quasi senza accorgercene. Un librettino di galateo che avevo trovato in casa da bambina (adesso non so che fine abbia fatto, sarebbe gustosissimo leggerlo adesso e fare il confronto con il modo di comportarsi odierno) diceva ad esempio che dopo un invito a cena si doveva ringraziare la padrona di casa, il giorno dopo, con un bigliettino per la bella serata trascorsa, accompagnandolo con un mazzo di fiori. Anche ai nostri bambini, cerchiamo di insegnare questa "parolina magica", come si chiama oggigiorno nelle scuole materne, magari dando l'esempio, per primi. Mi vengono in mente due episodi in proposito. Uno è successo due anni fa in gelateria con mia nipote: lei si avvicinò al banco e disse più o meno così: Buongiorno. Vorrei un cono per favore, con cioccolata e menta. Grazie". La ragazza le preparò il cono e poi le sorrise e le disse: "Sei una bambina molto educata, sai? Non capita spesso di sentirsi parlare così gentilmente". L'altro episodio invece è successo più di quindici anni fa. Quando entrai a lavorare io e altri giovani ragazzi, assunti con me, venimmo "affidati" ad una collega veramente preparata e competente, affinchè ci insegnasse il lavoro. E malgrado il suo carattere difficile e il suo comportamento non troppo rispettoso verso di noi, era veramente un'"insegnante" preparata (che fu un periodo duro è innegabile, fra noi dicevamo che stavamo facendo degli anni di militare ….). Per questo posso affermare che tutto quello che imparai in quei due anni lo devo a lei e alla mia volontà. Così, dopo diversi anni, quando andò in pensione, mi sembrò naturale e giusto andare da lei e ringraziarla per tutto quello che mi aveva insegnato. Ricordo che le vennero le lacrime agli occhi, poi mi guardò e disse solo "prego".
La gentilezza, quindi, quando non è piaggeria, è un meraviglioso balsamo di cui tutti abbiamo bisogno. Proviamo ad essere davvero gentili in questa settimana (anche in famiglia, per non dare credito a quel detto "la troppa confidenza finisce a malacreanza") e stiamo a vedere cosa succede! A proposito, se qualcuno di voi segue questi miei S.A.L. e li mette in pratica con me, mi piacerebbe che mi scrivesse qualche commento: cosa ne pensate? Qualcosa cambia, anche in piccolo, dentro e intorno a voi?
"Ed io ringrazio tutti ora. Ringrazio te per il primo, mio buon maestro, che sei stato così indulgente e affettuoso con me, e per cui fu una fatica ogni cognizione nuova di cui ora mi rallegro e mi vanto. Ringrazio te, Derossi, mio ammirabile compagno, che con le tue spiegazioni pronte e gentili m'hai fatto capire tante volte delle cose difficili e superare degli intoppi agli esami; e te pure Stardi, bravo e forte, che m'hai mostrato come una volontà di ferro riesca a tutto; e te, Garrone buono e generoso, che fai generosi e buoni tutti quelli che ti conoscono; e anche voi Precossi e Coretti, che m'avete sempre dato l'esempio del coraggio nei patimenti e della serenità nel lavoro; … Ma sopra tutto ringrazio te, padre mio, .. mio primo maestro, mio primo amico, che m'hai dato tanti buoni consigli e insegnato tante cose, …; e te, dolce madre mia, mio angelo custode …che hai goduto di tutte le miei gioie e sofferto di tutte le mie amarezze, che hai studiato, faticato, pianto con me …" – da "Cuore" - Edmondo De Amicis
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