Le vacanze sono un
ottimo periodo per visitare con i nostri bambini delle mostre interessanti e
passare del tempo con loro. Se abitate o siete a Firenze potete approfittare
della mostra a Palazzo Strozzi. Senza costringerli ad una visita minuziosa,
ecco le opere sulle quali potreste soffermarvi (anche se Palazzo Strozzi ha
intelligentemente ideato tante opportunità per non far annoiare i bambini,
dalle varie attività in mostra, alla “valigia del pittore”. Se verificate le
varie proposte e pianificate la vostra visita potrete organizzare al meglio il
tempo in mostra. Per farlo, potete consultare www.palazzostrozzi.org):
Subito nella prima sala
troneggia un vaso enorme, ovvero un cratere dove i greci e i romani usavano versare
acqua e vino. Il vaso si chiama anche cratere del talento, dove per talento si
intende l’unità di misura utilizzata a quel tempo. Potrebbe essere anche stato
utilizzato per raccogliere le tasse. La scena rappresenta figure danzanti in onore
di Bacco.
Nella stessa sala
potremo trovare le uniche due formelle ancora esistenti che parteciparono alla
gara indetta nel 1401 per decorare il Battistero di Firenze (quelle del
Brunelleschi e del Ghiberti). Ai partecipanti vennero dati 34 chili di bronzo
ciascuno, ma quando venne decretato il vincitore (Ghiberti), tutte le formelle
che avevano partecipato e non avevano vinto vennero fuse di nuovo per essere
utilizzate per le porte del Battistero. L’unica che fu “salvata”, oltre alla
vincitrice, fu quella del Brunelleschi, al quale venne restituita la formella.
Le formelle sono esposte ai piedi del modello della Cupola del Duomo del
Brunelleschi, realizzato in legno. Anche per la sua realizzazione venne indetta
una gara, nella quale Brunelleschi questa
volta ebbe la meglio. Per costruire la
cupola Brunelleschi realizzò diversi macchine e congegni meccanici.
Nella sale seguente non
perdete il sarcofago di arte romana e la scultura della testa di profeta di
Donatello. Sorprendenti sono i particolari delle rughe, la barba e i capelli.
La sala successiva è
dedicata a vari tipi di putti, spiritosi e birichini come il “putto mictans” e
subito dopo troneggia la “testa di cavallo” (di Donatello), che doveva far
parte di un monumento equestre dedicato ad Alfonso V d’Aragona e che non fu mai
completato.
Nella sala seguente
invece la nostra attenzione viene catturata dai bellissimi affreschi, usati in
questo caso come se fossero delle sculture. I personaggi rappresentati sono Pippo
Spano (di Andrea Del Castagno), il cavaliere comandante dell’esercito del re
d’Ungheria dell’Ordine del Drago. Impugna una spada senza punta, che non può
più essere usata perché ha già vinto contro i nemici. Poi la regina Tomiri, con
un’ascia da guerra, la comandante che sconfisse Ciro il Grande. Ha un lungo
vestito elegante e un’armatura sulle braccia, a dispetto delle figure di donne
che la storia ha relegato a semplici comparse!
Con il quadro di
Masolino da Panicale si introduce invece il tema della prospettiva. Il quadro
raffigura il miracolo che avvenne a Roma, se non sbaglio il 4 agosto del 352,
quando in agosto cadde la neve a Roma. La Madonna apparve in sogno a Papa
Liberio e successivamente al sogno si decise la fondazione di Santa Maria
Maggiore a Roma.
Una sala è interamente
dedicata alle sculture della Madonna col bambino dei Della Robbia e di
Donatello. Bellissime e dolci: in terracotta (argilla umida e cotta in forno,
dopo essere stata modellata) colorata e oro, in terracotta smaltata e
invetriata (invenzione di Luca Della Robbia: modellava la scultura in
terracotta e dopo la ricopriva di smalto brillante. I tipici colori di Luca
Della Robbia erano l’azzurro, il giallo, il verde, il marrone e il nero,
probabilmente perché i colori a quel tempo erano limitati. L’altra
particolarità di Della Robbia era che dipingeva sempre gli occhi azzurri), in
marmo.
Nelle ultime sale
troverete ritratti di uomini illustri (come Giulio Cesare di Desiderio da
Settignano) e maioliche di origine moresca, che ci mostrano come durante il Rinascimento si usasse arredare le
case abbellendole con quadri, busti di
personaggi famosi e collezioni raffinate di grandi piatti recanti al centro gli
stemmi di famiglia (ma i blasoni erano riportati anche su arredi, stoffe,
stoviglie, ecc.). Tramite l’emporio di Maiorca le maioliche infatti arrivavano
in Toscana. (Esposti diversi piatti con gli stemmi della famiglia Medici,
Ricci, Martelli, Gondi, Ridolfi). I Medici in questo periodo contribuirono, con
le loro committenze di ritratti a rilievo di profili di imperatori e personaggi
illustri, alla nascita del busto-ritratto, detto “alla fiorentina”.
Splendido il vaso in
terracotta invetriata del 1465, che riporta su un lato lo stemma dei Medici con
l’aggiunta del giglio di Francia e sull’altro lato l’anello con la punta di
diamante e le due piume, uno dei più antichi emblemi medicei.
Chiude la mostra il
modello in legno di Palazzo Strozzi, che Filippo Strozzi fece costruire nel
1489 distruggendo quindici costruzioni per far posto al suo Palazzo!
Interessante, nella
mostra, la sala “guarda con le mani”, che permette di toccare molte
riproduzioni di sculture famose. In ogni sala ci sono anche le osservazioni di
Sergio Staino, Andrea Bocelli ed altri personaggi importanti non vedenti. Tutti
ci regalano le loro sensazioni sul senso del tatto.
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