Ci sono libri che ti chiamano. Se
ne stanno lì, in fila, impilati, costretti, pazienti … sembrano muti e invece
ti parlano, sussurrano il tuo nome mentre passi. Ecco che a vedere la copertina
di “A ritrovar le storie” di Annamaria Gozzi e Monica Morini, illustrato da
Daniela Iride Murgia, mi sono fermata, incantata, ad ammirare il volto della
donna che guarda in alto, verso una margherita che si sfoglia, i petali che
fluttuano nel vento … petali che come storie volano, a cercare persone che
riescono ad ascoltare, ancora oggi, nonostante tutto. Così l’ho letto questo
libro pieno di grazia, elegante in ogni suo aspetto: dalla copertina, la bella
carta, la storia, le illustrazioni. Quando il contenuto e l’estetica si
completano, il libro diventa un oggetto bello da possedere, oltre che un valore
che ci arricchisce. Nel libro si narra del paese di Tarot e di come i suoi
abitanti ritrovarono il piacere di parlare con gli altri, raccontare storie,
tutto grazie a un misterioso saltimbanco e alla sua oca. Come un discreto
direttore d’orchestra, il saltimbanco richiama l’attenzione su alcune parole e,
per associazioni di idee, agli abitanti vengono in mente storie da raccontare
che si moltiplicano, si moltiplicano fino a riaccendere i ricordi e il piacere
dello scambio fra esseri umani. E’, volendo, una metafora della nostra società,
che vive sempre più di corsa e non ha mai il tempo di fermarsi e stabilire un
contatto visivo con i vari interlocutori, una società sempre più connessa ma
sempre paradossalmente più sola. Alla fine del libro si trova un gioco dell’oca
rivisitato: ogni casella in cui vi fermerete vi inviterà a raccontare qualcosa,
a esprimere le vostre emozioni. E di storie e vita è permeata ogni singola
pagina, fin dalle dediche delle autrici e dell’illustratrice … anche quelle mi
hanno fatto pensare a quante storie possano esserci dietro quelle persone. Allora
mi chiedo: quale regalo più bello potremmo fare alle nostre famiglie? Quanto
tempo passiamo a parlare con i nostri cari? Quante esperienze e avventure
abbiamo vissuto che non abbiamo ancora raccontato ai nostri figli? Non dovete pensare,
infatti, che sarà sufficiente regalare questo libro e dimenticarvene, sperando
che i vostri figli lo leggano … no, questo è un libro che dovete leggere
insieme, portarlo in vacanza, usarlo come scusa per riannodare rapporti
delicati, rompere silenzi, creare intimità ... Io ho portato il libro con me,
durante un breve soggiorno in una campagna sperduta dove, grazie al cielo, non
abbiamo televisione, connessione internet e altro e abbiamo passato le serate a
leggere, parlare, giocare, ascoltare i nonni che raccontavano dei loro ricordi
mentre le stelle brillavano in cielo e le lucciole ci regalavano la magia di
una notte nera rischiarata dalla loro piccola luce. Mi piace infine richiamare l’attenzione sul lavoro
di Daniela Iride Murgia, che ci propone delle illustrazioni raffinate, che
ricordano un tempo passato; un tratto magico, quasi onirico, figure che
sembrano racchiudere, oltre a quello che vedi, anche qualcosa in più, di
misterioso. Alcuni libri per bambini hanno illustrazioni coloratissime,
sgargianti, “esagerate”, perché molti editori pensano che i bambini siano
attratti da immagini immediate, fruibili per la loro età, come se il loro
essere piccoli non li rendesse in grado , in qualche modo, di arrivare a
un’illustrazione più “complessa”. Ma le immagini non si guardano solo con gli
occhi, si percepiscono nel cuore, a livello emotivo, così come ci si può
commuovere ascoltando un brano musicale pur non sapendo niente di musica. E
così Daniela Iride Murgia arriva, arriva dritta al cuore.
“Penso che dimentichiamo le cose quando non abbiamo
qualcuno a cui raccontarle” – dal film “Lunchbox” di Ritesh Batra.
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