Pochi
giorni fa ricorreva l’anniversario della nascita di Vicente Huidobro, uno dei
più famosi poeti cileni, ideatore del creazionismo poetico, che sosteneva che
la poesia dovesse mostrare dei fatti nuovi, indipendenti dal mondo esterno.
Scriveva infatti, a proposito della sua teoria: “Questa
poesia è qualcosa che non può esistere se non nella testa del poeta. E non è
bella perché ricorda qualcosa, perché ricorda cose viste, a loro volta belle,
né perché descriva cose belle che potremmo anche vedere. È bella in sé e non
ammette termini di comparazione. E nemmeno può essere concepita fuori dal
libro. Niente le somiglia del mondo esterno; rende reale quel che non esiste …
Quando scrivo: "L'uccello fa il nido nell'arcobaleno", si presenta un fatto nuovo, qualcosa che non avevate
mai visto, che mai vedrete e che tuttavia vi piacerebbe molto vedere. Il poeta
deve dire quelle cose che mai si direbbero senza di lui”.
Indubbiamente si tratta di un concetto interessante e di un
forte stimolo per la nostra creatività. Ma se invece volessimo affinare le
nostre capacità evocative? Raccontare esperienze sensoriali?
Un
vecchio professore mi diceva che spesso, ciò che viene detto in dieci righe,
può venire espresso efficacemente in sole cinque righe: scrivere meno per
scrivere meglio. È senz’altro vero, ma ci sono le dovute eccezioni. Quando scriviamo
una novella, una poesia o un racconto, per esempio, le cose possono cambiare.
Ridurre al minimo ed essere chiari e diretti può creare dei vuoti nella mente
del lettore. È vero che Conrad sosteneva “Si scrive soltanto una metà del
libro, dell'altra metà si
deve occupare il lettore”, ma è pur vero che alcuni
lettori amano essere guidati nel mondo che stiamo creando per loro e che una
scrittura troppo essenziale può lasciarli insoddisfatti. Se come scrittori
siete abituati a questo tipo di scrittura, vi suggerisco di provare un semplice
esercizio. Prendete un brano che avete scritto e aggiungete dei dettagli per aiutate
il lettore a vedere ciò che state descrivendo. Rendete viva la scena
aggiungendo dei particolari che la rendano più chiara. Potete soffermarvi sul dettaglio
del corpo di un personaggio, un odore specifico di un luogo, sui gesti, i
movimenti o il modo di parlare dei personaggi. Non si tratta di aggiungere
degli aggettivi. Potete usare verbi, nomi, avverbi, o usare qualche figura
retorica (sinestesie, onomatopee, allitterazioni). Rileggete poi il brano
originale e il brano modificato: funziona? Ciò che avete aggiunto aiuta il
lettore a immergersi nella storia? I personaggi hanno acquistato corpo?
Sottoponete i due brani anche a qualche amico e raccogliete le impressioni e i
consigli che vi daranno.
Altre idee di scrittura:
- Descrivete tutti
gli oggetti che vedete della vostra sala. Dovete fare in modo che la
descrizione degli oggetti lasci capire al lettore ciò che significano per voi:
rappresentano dei ricordi di fatti o persone? Fate in modo che anche gli eventi
o le persone evocati dagli oggetti compaiano o si insinuino nella vostra
descrizione.
- Osservate delle
persone che stanno compiendo dei movimenti (bambini che giocano, persone che
passeggiano o lavorano): descrivete le loro azioni cercando delle particolarità
che possano renderle interessanti, poetiche o che rappresentino un “gancio” affinché
il lettore voglia cercare di saperne di più in merito (un modo particolare di
camminare, il tono allegro o malinconico di una voce o di un canto, l’estrema
cura nell’eseguire un lavoro, ecc.)
Provate!
Quando leggete, giocate a trasformarvi in un curatore editoriale: non
limitatevi a seguire la storia, ma dedicate un po’ di attenzione a come è
scritto il romanzo.
ARTE POÉTICA
Que el
verso sea como una llave
que abra mil puertas.
Una hoja cae; algo pasa volando;
cuanto miren los ojos creado sea,
y el alma del oyente quede temblando.
Inventa mundos nuevos y cuida tu palabra;
el adjetivo, cuando no da vida, mata.
Estamos en el ciclo de los nervios.
El músculo cuelga,
como recuerdo, en los museos;
mas no por eso tenemos menos fuerza:
el vigor verdadero
reside en la cabeza.
Por qué cantáis la rosa, ¡oh poetas!
hacedla florecer en el poema.
Sólo para nosotros
viven todas las cosas bajo el sol.
El poeta es un pequeño Dios.
que abra mil puertas.
Una hoja cae; algo pasa volando;
cuanto miren los ojos creado sea,
y el alma del oyente quede temblando.
Inventa mundos nuevos y cuida tu palabra;
el adjetivo, cuando no da vida, mata.
Estamos en el ciclo de los nervios.
El músculo cuelga,
como recuerdo, en los museos;
mas no por eso tenemos menos fuerza:
el vigor verdadero
reside en la cabeza.
Por qué cantáis la rosa, ¡oh poetas!
hacedla florecer en el poema.
Sólo para nosotros
viven todas las cosas bajo el sol.
El poeta es un pequeño Dios.
Vicente Huidobro
(Che il verso sia come una
chiave / che apre mille porte. / Una foglia cade; qualcosa passa volando; /
quanto vedono gli occhi, creato
sia, / e l’anima di chi ascolta rimanga tremante. /
Inventa mondi nuovi e cura la
tua parola; / l’aggettivo, quando non dà vita, uccide. /
Siamo nel ciclo dei nervi. / Il
muscolo penzola, / come ricordo, nei musei; /
ma non per questo abbiamo meno
forza; / il vigore vero / risiede nella testa. /
Perché cantate la rosa, oh
poeti? / Fatela fiorire nel poema! / Solo per voi /
vivono tutte le cose sotto il
sole. / Il poeta è un piccolo Dio)
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