Oggi ho il piacere di pubblicare una recensione-intervista sul thriller "Il Fosso Bianco", di Miriam Focili, edito da Nomadistad.
Una serie di sparizioni, efferati omicidi e la comparsa, al Fosso Bianco, di una misteriosa giovane donna coperta di sangue, scuotono il placido tran tran degli abitanti della Val d'Orcia.
Incaricate di risolvere i casi e ridonare la pace a quei luoghi ameni sono due donne molto diverse fra loro, ma in fondo anche molto simili: l'ispettore capo Giada Vinci, appena arrivata da Firenze, trasferita a Pienza per punizione per calmarle i "bollenti spiriti" e il Vice questore Elena Bonfanti, perfettina e dal brillante curriculum, tornata da qualche anno nei suoi luoghi natii.
Ben presto Giada e Elena si rendono conto che gli avvenimenti degli ultimi tempi sono solo dei tasselli di un piano più grande, che affonda le sue radici nel passato. Nessuna pista può essere tralasciata e per arrivare alla soluzione del caso le due donne dovranno mettersi completamente in gioco, riaprendo anche vecchie ferite personali.
Il ritmo è incalzante, i personaggi hanno spessore e sono ben delineati, le descrizioni della Val d'Orcia sono magiche. Mi è piaciuto anche il fatto che, al di là del thriller, si possa gettare uno sguardo divertito sulla vita di paese e sui suoi tratti tipici: le chiacchiere, il circolo, la facilità con cui si fa amicizia.
Non voglio svelare di più sulla storia, ma ho il piacere di condividere con
voi l’intervista con la scrittrice.
Ciao Miriam, come è nato il tuo primo
libro?
Prima
di tutto grazie Daniela della recensione sul tuo blog. Ho da sempre la passione
della scrittura e ho cominciato molti anni fa creando testi teatrali. Questi, al
contrario dei romanzi, sono opere corali che necessitano di un’attiva
collaborazione con gli attori, lo scenografo e il regista. Con questo libro ho
voluto fare un viaggio in solitaria, cimentandomi in un altro genere e
sfruttando l’esperienza acquisita con il teatro, in cui è fondamentale la
definizione e la caratterizzazione dei personaggi.
Perché hai puntato sul giallo? Cosa ti
attrae di questo genere?
Leggo
di tutto, ma inutile negare che il giallo e il thriller sono i generi che
ricorrono più spesso nelle mie letture. Adoro le indagini e la ricerca della
verità. Ho studiato diritto e le materie che preferivo all’università erano
senza dubbio quelle penali, dalla procedura alla criminologia … chissà, forse
sono una sbirra mancata! Il giallo italiano ormai è diventato un genere a 360
gradi, un veicolo che ci permette di trattare non solo le ombre dell’animo
umano, ma anche tematiche più ampie, come le ricchezze paesaggistiche,
culturali, nonché le problematiche sociali legate al territorio. Esiste una
vera geografia del giallo in Italia e la Val d’Orcia non aveva ancora il suo
commissario.
Il thriller è un genere difficile, che
non perdona errori o distrazioni: quando hai iniziato a scrivere il libro avevi
già ben chiara tutta la trama? O hai scritto in modo più istintivo, facendoti guidare
dalla storia?
Spesso
quando inizio le prime battute di un giallo nemmeno io so quale sarà
l’assassino! Sono sempre indecisa su un paio di personaggi, poi arrivata a un
terzo del libro prendo la decisione finale sul colpevole ed eventuali complici,
modificando quello che è necessario. La trama all’inizio è solo una traccia
sfumata, poco definita: prende forma molto lentamente, a volte sono gli stessi
personaggi che mi indicano cosa fare, come se fossero reali. La parte difficile
è ponderare quando svelare gli indizi; bisogna concederli, per creare interesse,
ma senza essere troppo generosi!
Cosa ti lega alla Val d’Orcia e perché
hai deciso di ambientare qui il tuo romanzo?
In
Val d’Orcia ho parte delle mie origini e per questo sussiste un legame
affettivo molto forte. Tra poggi, campi, antichi borghi e buon cibo la bellezza
del territorio poi si racconta da sé, non c’è bisogno di inventare nulla! Nei
romanzi gialli adoro le storie di paese: vivendo in città spesso sento la
mancanza della natura e dei suoi ritmi. Inoltre mi intrigava l’idea di raccontare
una valle così tranquilla e amena in circostanze un po’ fuori dai soliti schemi,
gettandola nello scompiglio.
So che hai un tuo blog di viaggi (girovitando.wordpress.com).
Hai scritto qualche post per i lettori che desiderino visitare i luoghi di
Elena Bonfanti e Giada Vinci?
Certamente!
Scrivere di viaggi e cultura è l’altra mia passione; ho molti articoli sul blog
dedicati alla Val D’Orcia: dalle mete classiche come Pienza (dove ha sede il
commissariato immaginario) agli itinerari più insoliti e misteriosi. Ogni anno
scopro sempre un luogo o qualche aneddoto nuovo da raccontare. Il Fosso Bianco è
una cascata calcarea di acqua termale davvero spettacolare, da visitare
assolutamente.
Mentre scrivi ti capita di parteggiare
più per un personaggio piuttosto che per un altro?
Assolutamente
no. I personaggi li amo tutti, dal primo all’ultimo. Cerco sempre di entrare in
empatia con loro, come se fossero reali. Cerco di non cadere mai nello
stereotipo; perché il personaggio sia il più possibile veritiero deve avere
sempre due facce, luci e ombre. Ad esempio, ogni “cattivo” con me ha sempre
anche un lato umano.
In quale delle due protagoniste, Elena e
Giada, ti riconosci di più o hai messo qualcosa di te?
Nessuna
delle due mi somiglia, tuttavia in entrambe c’è qualcosa di me. Il vicequestore
Elena Bonfanti rappresenta la mia parte più malinconica, mentre l’ispettrice
Giada Vinci quella più divertente e pasticciona. Come dicevo prima, tutti
abbiamo una doppia faccia. Per gli altri personaggi invece mi ispiro sempre
alle persone che incontro ogni giorno, quindi state attenti! Potreste rivedevi
in qualcuno di questi!
Chi sono i tuoi autori preferiti?
Tra
gli stranieri il premio Nobel per la letteratura Gabriel Garcia Márquez, e Carlos
Ruiz Zafon, autore barcellonese scomparso recentemente. Per gli italiani ho un
infinto amore per il maestro Andrea Camilleri, che mi ha insegnato l’ironia e
Maurizio De Giovanni, “papà” del Commissario Ricciardi, da cui ho appreso
invece la forte empatia che bisogna avere coi propri personaggi.
Quali sono ilibri che consideri
fondamentali? Ce n’è qualcuno che ti ha cambiato un po’ la vita o almeno il
modo di vedere le cose?
Considero
fondamentali tutti i romanzi di Márquez, un autore che ti insegna a giocare con
colori, profumi e sentimenti. “L’ombra del vento” di Zafon è il libro che avrei
voluto scrivere: visionario, poetico, terrificante e cinematografico allo
stesso tempo.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sicuramente
la stesura della seconda indagine delle due sbirre Elena Bonfanti e Giada Vinci.
I valligiani si ritroveranno ancora un caso di omicidio di cui parlare al
circolo. Mi darebbe l’opportunità di raccontare anche un personaggio storico
della Val d’Orcia, poco conosciuto. Poi farò una piccola collaborazione come
blogger per una guida sui “Pic Nic in Italia”, sperando di poter tornare presto
a una vita normale post pandemia.
Grazie Miriam. Aspettiamo il tuo
prossimo libro! Felice scrittura!
L'autrice alla cascata della balena al Fosso Bianco |
“La
ragazza giaceva distesa sul letto, rannicchiata in posizione fetale. Lo sguardo
vitreo, inanimato. Le mani strette l’una dentro l’altra all’altezza del cuore,
magra fino all’eccesso, fragile come un cristallo”.
“Alla
fine dell’estate i poderi erano stati arati e la valle si presentava come una
vecchia coperta di patchwork, tappezzata di tutte le sfumature vivide dell’oro.
Il diluvio scrosciante, abbattutosi sui poggi la sera del suo arrivo, si era
dileguato nella notte, regalandole un cielo immacolato e un’aria limpida da
respirare a pieni polmoni. Nonostante la lontananza, poteva distinguere la
maggior parte dei minuscoli paesi della valle con le loro torri, mura e
campanili.”
Il
Fosso Bianco, di Miriam Focili
Il Fosso Bianco è edito da Nomadistad, una
piccola casa editrice indipendente: al momento la distribuzione è possibile sul
web.
www.amazon.it/fosso-bianco-Miriam-Focili/dp/8832076101
Nessun commento:
Posta un commento