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venerdì 12 marzo 2021

Recensione del thriller "Il Fosso Bianco" e intervista a Miriam Focili

 


Oggi ho il piacere di pubblicare una recensione-intervista sul thriller "Il Fosso Bianco", di Miriam Focili, edito da Nomadistad.

Una serie di sparizioni, efferati omicidi e la comparsa, al Fosso Bianco, di una misteriosa giovane donna coperta di sangue, scuotono il placido tran tran degli abitanti della Val d'Orcia. 

Incaricate di risolvere i casi e ridonare la pace a quei luoghi ameni sono due donne molto diverse fra loro, ma in fondo anche molto simili: l'ispettore capo Giada Vinci, appena arrivata da Firenze, trasferita a Pienza per punizione per calmarle i "bollenti spiriti" e il Vice questore Elena Bonfanti, perfettina e dal brillante curriculum, tornata da qualche anno nei suoi luoghi natii.

Ben presto Giada e Elena si rendono conto che gli avvenimenti degli ultimi tempi sono solo dei tasselli di un piano più grande, che affonda le sue radici nel passato. Nessuna pista può essere tralasciata e per arrivare alla soluzione del caso le due donne dovranno mettersi completamente in gioco, riaprendo anche vecchie ferite personali. 

Il ritmo è incalzante, i personaggi hanno spessore e sono ben delineati, le descrizioni della Val d'Orcia sono magiche. Mi è piaciuto anche il fatto che, al di là del thriller, si possa gettare uno sguardo divertito sulla vita di paese e sui suoi tratti tipici: le chiacchiere, il circolo, la facilità con cui si fa amicizia.

 

Non voglio svelare di più sulla storia, ma ho il piacere di condividere con voi l’intervista con la scrittrice.

 

Ciao Miriam, come è nato il tuo primo libro?

Prima di tutto grazie Daniela della recensione sul tuo blog. Ho da sempre la passione della scrittura e ho cominciato molti anni fa creando testi teatrali. Questi, al contrario dei romanzi, sono opere corali che necessitano di un’attiva collaborazione con gli attori, lo scenografo e il regista. Con questo libro ho voluto fare un viaggio in solitaria, cimentandomi in un altro genere e sfruttando l’esperienza acquisita con il teatro, in cui è fondamentale la definizione e la caratterizzazione dei personaggi.

Perché hai puntato sul giallo? Cosa ti attrae di questo genere?

Leggo di tutto, ma inutile negare che il giallo e il thriller sono i generi che ricorrono più spesso nelle mie letture. Adoro le indagini e la ricerca della verità. Ho studiato diritto e le materie che preferivo all’università erano senza dubbio quelle penali, dalla procedura alla criminologia … chissà, forse sono una sbirra mancata! Il giallo italiano ormai è diventato un genere a 360 gradi, un veicolo che ci permette di trattare non solo le ombre dell’animo umano, ma anche tematiche più ampie, come le ricchezze paesaggistiche, culturali, nonché le problematiche sociali legate al territorio. Esiste una vera geografia del giallo in Italia e la Val d’Orcia non aveva ancora il suo commissario.

Il thriller è un genere difficile, che non perdona errori o distrazioni: quando hai iniziato a scrivere il libro avevi già ben chiara tutta la trama? O hai scritto in modo più istintivo, facendoti guidare dalla storia?

Spesso quando inizio le prime battute di un giallo nemmeno io so quale sarà l’assassino! Sono sempre indecisa su un paio di personaggi, poi arrivata a un terzo del libro prendo la decisione finale sul colpevole ed eventuali complici, modificando quello che è necessario. La trama all’inizio è solo una traccia sfumata, poco definita: prende forma molto lentamente, a volte sono gli stessi personaggi che mi indicano cosa fare, come se fossero reali. La parte difficile è ponderare quando svelare gli indizi; bisogna concederli, per creare interesse, ma senza essere troppo generosi!

Cosa ti lega alla Val d’Orcia e perché hai deciso di ambientare qui il tuo romanzo?

In Val d’Orcia ho parte delle mie origini e per questo sussiste un legame affettivo molto forte. Tra poggi, campi, antichi borghi e buon cibo la bellezza del territorio poi si racconta da sé, non c’è bisogno di inventare nulla! Nei romanzi gialli adoro le storie di paese: vivendo in città spesso sento la mancanza della natura e dei suoi ritmi. Inoltre mi intrigava l’idea di raccontare una valle così tranquilla e amena in circostanze un po’ fuori dai soliti schemi, gettandola nello scompiglio.

So che hai un tuo blog di viaggi (girovitando.wordpress.com). Hai scritto qualche post per i lettori che desiderino visitare i luoghi di Elena Bonfanti e Giada Vinci?

Certamente! Scrivere di viaggi e cultura è l’altra mia passione; ho molti articoli sul blog dedicati alla Val D’Orcia: dalle mete classiche come Pienza (dove ha sede il commissariato immaginario) agli itinerari più insoliti e misteriosi. Ogni anno scopro sempre un luogo o qualche aneddoto nuovo da raccontare. Il Fosso Bianco è una cascata calcarea di acqua termale davvero spettacolare, da visitare assolutamente.

Mentre scrivi ti capita di parteggiare più per un personaggio piuttosto che per un altro?

Assolutamente no. I personaggi li amo tutti, dal primo all’ultimo. Cerco sempre di entrare in empatia con loro, come se fossero reali. Cerco di non cadere mai nello stereotipo; perché il personaggio sia il più possibile veritiero deve avere sempre due facce, luci e ombre. Ad esempio, ogni “cattivo” con me ha sempre anche un lato umano. 

In quale delle due protagoniste, Elena e Giada, ti riconosci di più o hai messo qualcosa di te?

Nessuna delle due mi somiglia, tuttavia in entrambe c’è qualcosa di me. Il vicequestore Elena Bonfanti rappresenta la mia parte più malinconica, mentre l’ispettrice Giada Vinci quella più divertente e pasticciona. Come dicevo prima, tutti abbiamo una doppia faccia. Per gli altri personaggi invece mi ispiro sempre alle persone che incontro ogni giorno, quindi state attenti! Potreste rivedevi in qualcuno di questi!

Chi sono i tuoi autori preferiti?

Tra gli stranieri il premio Nobel per la letteratura Gabriel Garcia Márquez, e Carlos Ruiz Zafon, autore barcellonese scomparso recentemente. Per gli italiani ho un infinto amore per il maestro Andrea Camilleri, che mi ha insegnato l’ironia e Maurizio De Giovanni, “papà” del Commissario Ricciardi, da cui ho appreso invece la forte empatia che bisogna avere coi propri personaggi.

Quali sono ilibri che consideri fondamentali? Ce n’è qualcuno che ti ha cambiato un po’ la vita o almeno il modo di vedere le cose?

Considero fondamentali tutti i romanzi di Márquez, un autore che ti insegna a giocare con colori, profumi e sentimenti. “L’ombra del vento” di Zafon è il libro che avrei voluto scrivere: visionario, poetico, terrificante e cinematografico allo stesso tempo.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sicuramente la stesura della seconda indagine delle due sbirre Elena Bonfanti e Giada Vinci. I valligiani si ritroveranno ancora un caso di omicidio di cui parlare al circolo. Mi darebbe l’opportunità di raccontare anche un personaggio storico della Val d’Orcia, poco conosciuto. Poi farò una piccola collaborazione come blogger per una guida sui “Pic Nic in Italia”, sperando di poter tornare presto a una vita normale post pandemia.

Grazie Miriam. Aspettiamo il tuo prossimo libro! Felice scrittura!

L'autrice alla cascata della balena al Fosso Bianco


La ragazza giaceva distesa sul letto, rannicchiata in posizione fetale. Lo sguardo vitreo, inanimato. Le mani strette l’una dentro l’altra all’altezza del cuore, magra fino all’eccesso, fragile come un cristallo”.

“Alla fine dell’estate i poderi erano stati arati e la valle si presentava come una vecchia coperta di patchwork, tappezzata di tutte le sfumature vivide dell’oro. Il diluvio scrosciante, abbattutosi sui poggi la sera del suo arrivo, si era dileguato nella notte, regalandole un cielo immacolato e un’aria limpida da respirare a pieni polmoni. Nonostante la lontananza, poteva distinguere la maggior parte dei minuscoli paesi della valle con le loro torri, mura e campanili.”

Il Fosso Bianco, di Miriam Focili

Il Fosso Bianco è edito da Nomadistad, una piccola casa editrice indipendente: al momento la distribuzione è possibile sul web.

www.amazon.it/fosso-bianco-Miriam-Focili/dp/8832076101

 

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