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giovedì 18 gennaio 2024

S’ha a dì d’andà? Vieni che ti racconto delle donne di Santa Croce! (Seconda parte)

 


Umiliana de' Cerchi


Umiliana de’ Cerchi, di nobile e ricca famiglia, fu data in sposa a un usuraio, contrariamente ai desideri della giovane, che avrebbe voluto entrare in convento (fra l’altro l’usura era considerata uno dei peggiori peccati, perché l’usuraio guadagna più passa il tempo, mentre il tempo compete solo a Dio). Durante la sua vita di sposa compié moltissimi atti considerati miracolosi e si dedicò incessantemente a opere di misericordia. Il marito le regalava spesso abiti molto belli (in quel periodo l’ostentazione della ricchezza raggiunse picchi così alti che la Repubblica Fiorentina promulgò addirittura delle leggi per limitare lo sfarzo) che lei donava ai poveri, sfoderava il suo materasso per donare il materiale ai conventi delle suore, dava elemosine ai bisognosi.

Una volta diventata vedova, tornò nella casa del padre e scelse di diventare terziaria francescana (una pinzochera, come si chiama a Firenze), vivendo in preghiera e solitudine. Fu sepolta sotto il pulpito della basilica (considerato un punto di onore) e beatificata intorno al 1600.



Emilia Peruzzi Toscanelli, donna coltissima, promosse l’elaborazione di un questionario sulla condizione della donna. Sia lei che il marito (Ubaldino Peruzzi, sindaco di Firenze) erano amanti della patria, tanto che donarono parte dei loro beni per risanare il bilancio. Furono molto celebri i suoi salotti di Firenze e dell’Antella, frequentati dai migliori artisti e intellettuali. È sepolta accanto al marito, di fronte alla cappella di famiglia.




La Cappella della madre italiana, progettata dallo scultore Libero Andreotti e inaugurata nel 1925, è dedicata alle madri che hanno visto i loro figli partire per la guerra (sulle vetrate sono riportati i nomi delle principali battaglie combattute dall’esercito italiano durante la Prima guerra mondiale). Osservate il volto della vergine: il velo sembra un elmetto.  

monumento funebre dedicato a Louise Favreau


Félicie De Fauveau, scultrice (1801-1886): studiò con incisori e orafi ed è rinomata per la grande maestria e resa dei dettagli (notate la rappresentazione di Firenze: sembra un’incisione. Raffigura il panorama che si godeva da Villa Gamberaia, dove la scultrice viveva con la sua famiglia). Fu un personaggio singolare, attiva politicamente, girava per le campagne francesi vestita da uomo per reclutare soldati per sostenere il ritorno del re borbonico. Si rifugiò a Firenze per evitare l’arresto e aprì un atelier, frequentato da importanti artisti, vivendo della sua arte.  Questo monumento funebre è dedicato a una giovane poetessa, Louise Favreau, morta prematuramente a 17 anni. Félicie De Fauveau lo scolpì ispirandosi a uno dei componimenti della poetessa.

 

 

"When all the medical officers have retired for the night she may be observed alone, with a little lamp in her hand, making her solitary rounds"


Florence Nightingale, “inventrice” delle scienze infermieristiche moderne, conosciuta anche come “la signora con la lanterna” (soprannome che le fu dato durante la guerra di Crimea, quando visitava di notte i soldati feriti). Tramite l'ideazione del suo “grafico a rosa”, si rese conto che i soldati feriti non morivano tanto per le ferite riportate quanto per le cattive condizioni igieniche e la scarsa assistenza. Ogni anno, il 12 maggio, diverse delegazioni di infermieri depongono centinaia di rose rosse sotto la sua statua.


 

Nel cenacolo possiamo ammirare l'affresco “Albero della Vita e Ultima cena” di Taddeo Gaddi. È una rappresentazione particolare, perché sotto la croce, accanto al gruppo delle pie donne, c’è una figura femminile: si tratta della committente, la terziaria francescana Vaggia Manfredi (nella cornice è presente lo stemma di famiglia).

 


Ancora qualche dato sulle donne: è solo nel 1919 che le donne sono legittimate a compiere atti e prendere decisioni di carattere contrattuale senza l’autorizzazione del marito (“Norma circa la capacità giuridica della donna”). La legge Sacchi riconobbe l’accesso (pur con alcuni limiti) delle donne agli impieghi pubblici e all’esercizio delle professioni. Nel 1963 la legge Sacchi verrà superata con una riforma, in base alla quale “la donna può accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la Magistratura, nei vari ruoli, carriere, categorie, senza limitazione di mansioni e di svolgimento della carriera, salvi i requisiti stabiliti dalla legge”.

È del 1946 invece il diritto del voto alle donne.

Nel 1964 Letizia De Martino diventò la prima donna giudice d’Italia.     

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