Qualche giorno fa mi sono fatta un regalo: mi sono ritagliata qualche ora solo per me. Quando hai dei bambini piccoli è un lusso che ti concedi solo una volta ogni tanto. Una scappata veloce per vedere la mostra “Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità”. E’ iniziata il 17 settembre e finirà il 22 gennaio 2012, così ho pensato di non ridurmi all’ultimo secondo e organizzarmi per tempo. Anche perché poi, di solito, quando aspetto troppo alla fine accade qualcosa che mi impedisce di andarci. Così ho approfittato di un giorno di ferie, ho affidato la mimma alle cure amorevoli della nonna e via! Per godermi appieno le mie ore di libertà ho deciso di prendere l’autobus, dato che il tempo minacciava pioggia e volevo evitarmi l’innaffiatura tipica da motociclista a tutti i costi. E poi mi andava di prendermela comoda, almeno per una volta, e farmi un giro in centro andando verso Palazzo Strozzi. Pensavo di scendere dall’autobus in piazza Santa Maria Novella, ma la tizia dietro di me in autobus non la smetteva un attimo di tossire e chiacchierare con la sua amica con una voce così cavernosa che mi è presa l’ansia da “adesso in questo fittume di persone mi appiccicano qualcosa … metti che mi becco l’influenza e poi appesto tutti a casa?!”. E’ andata a finire che in piazza San Marco ho deciso di scendere. Così mi sono incamminata verso via Ricasoli, che era davvero una vita che non percorrevo più, anche perché le rare volte che vado in centro di solito mi dirigo verso Via Cavour. Il fatto è che avere bimbi piccoli ti allontana inevitabilmente dai luoghi che non puoi raggiungere in macchina o a piedi. Passeggiando tranquillamente mi sono fatta tentare da una sosta davanti ad ogni vetrina invitante (a questo proposito ho visto che hanno aperto una libreria di cui non sapevo niente. Non sono entrata altrimenti andava a finire che alla mostra non ci sarei mai arrivata, ma ho visto sulla vetrina che hanno un sito internet, per cui ci farò un salto virtuale …). Ho indugiato ad ammirare negozi di oreficeria che esponevano riproduzioni di gioielli antichi (che adoro) e negozi di scarpe, giacche di pelle, borse. Arrivata in piazza Duomo l’ho attraversata non potendo fare a meno di soffermarmi a guardare Santa Maria del Fiore e il gruppo di ragazzi, chiaramente in gita scolastica, fermi nelle pose più strane a farsi fotografare. Per arrivare a palazzo Strozzi ho preso via Roma e mi è sembrato all’improvviso di essermi calata in un’atmosfera d’altri tempi. Davanti al Savoy si aggirava, testa in su, un giovane in marsina e cappello a cilindro. Seguendo il suo sguardo ho visto che ammiccava ai suoi colleghi sulla terrazza dell’albergo. Ridevano e si facevano cenni d’intesa, mezzo nascosti dallo sventolio delle bandiere. Nello stesso tempo dall’ingresso è uscita una signora con un’immensa ghirlanda addobbata per il Natale. Si respirava un’atmosfera festosa e sgarzullina e ne ho fatto scorta, respirando a pieni polmoni e cercando di stamparmi nella mente quelle immagini … Ma via, via che non c’è tanto tempo, e dopo uno sguardo alla giostra antica con i cavalli in piazza della Repubblica, veloce veloce ho raggiunto la mostra. Ne sono riemersa tre ore dopo, soddisfattissima. Me la sono goduta ed ho assaporato tutto con calma. La mostra è una carrellata che copre un periodo che va dal Medioevo al Rinascimento, dove si mettono in relazione la nascita del fiorino (la Zecca di Firenze coniò prima il fiorino d’argento nel 1237, poi il fiorino d’oro), e il conseguente progresso economico ed artistico legato alla ricchezza che i mecenati mettevano a disposizione per finanziare opere artistiche (sia per promuovere il loro prestigio, sia come atto compiuto come penitenza per aver lucrato sul denaro …gli usurai andavano all’inferno!). Fra le opere che mi sono piaciute di più, a parte l’emozione di vedere esposti dei fiorini e dei manoscritti del XIV secolo, ci sono stati due magnifici quadri di Marinus Van Reymerswaele: “gli usurai”, con quell’usuraio dai lineamenti così moderni secondo me, intento a scrivere e fare i suoi conti, mentre il collega ci guarda beffardo e famelico e “il cambiavalute e sua moglie”, dove le due figure sono completamente intente a contare le monete sul tavolo, ignari della fugacità della vita. La mostra dovrebbe essere interessante e godibile anche da parte dei bambini. Più di una volta mi è venuto in mente il mio cucciolo, a come sarebbe stato affascinato. C’erano infatti diversi oggetti capaci di accendere la fantasia dei bambini: dalle borse a scarsella che usavano i mercanti, alla tasca per i messaggeri dove custodivano lettere e documenti, e poi una magnifica bilancina per oro, una cassettina forziere e un’ingegnosa cassaforte con doppia serratura: una finta e solo scenica, l’altra, nascosta, attivabile da un pulsante segreto. E ancora, il libro segreto dei conti del banco Medici, una lettera cifrata, un modellino di nave mercantile.
Verso le ultime sale ci sono emozionanti dipinti di Botticelli, e nell’ultima sezione, dedicata alla crisi (! La storia si ripete …) e all’uccisione di Giuliano de’ Medici, seguono la splendida opera di Botticelli “la calunnia” (spiegata benissimo dall’audioguida) e il quadro di Ludwig Von Langenmantel “Savonarola predica contro il lusso e prepara il rogo delle vanità”.
Carina anche l’idea di un gioco singolare da fare durante la mostra, che permette di capire il meccanismo delle lettere di cambio. Basta avvicinare il codice a barre del biglietto al computer e si partecipa ad un gioco in cui possiamo vestire i panni di un mercante dell’epoca e cercare di fare scelte oculate per moltiplicare i nostri fiorini.
Unico neo delle mostre in generale è il costo. Pur con il biglietto ridotto (8 euro), sommando il costo dell’audioguida si arriva a 13 euro. Finchè si va da soli non è poi un gran problema, ma quando le famiglie sono numerose il discorso cambia. Inoltre, dopo averla vista, mi sono potuta rendere conto che sarebbe una visita piacevole anche per mio figlio, ma per portarcelo dovrei ripagare di nuovo anche il mio biglietto. E pensare ad un ingresso ridotto per genitore-figlio se il padre o la madre portano il biglietto per dimostrare che sono già andati a vederla? Io l’idea l’ho lanciata ….
Con gli occhi pieni di meraviglie mi sono incamminata verso casa, mentre cominciava a piovere ed io ovviamente non mi ero portata dietro l’ombrello … alle 17.30, col fiatone, stavo correndo su per le scale del mio palazzo, indossando di nuovo, mentalmente, i panni (amati) di mamma.