L’altro
giorno mi è arrivata una mail nella quale mi chiedevano cosa intendessi per
“resilienza” (termine presente nel mio profilo). Bene, non è così facile
spiegarlo. E’ più un concetto che trova pienezza e significato non esprimendolo
a parole. E’ qualcosa che sento dentro, come un sentimento, che quindi
difficilmente riesce a essere spiegato senza perdere parte di quella forza
“magica” che appartiene al “non detto”. Innanzitutto, è una parola che per me ha
una sonorità affascinante, quasi un sussurro, che si riserva di solito alle
cose preziose che ci stanno a cuore. Sappiamo dal vocabolario che la resilienza
è la proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi; la
capacità di un filato o di un tessuto di riprendere la forma originale dopo una
deformazione. Se ci guardiamo intorno e indietro, credo che ciascuno di noi si
renda conto che per vivere il presente e, nello specifico, il momento storico
che stiamo affrontando, serva molta elasticità e capacità di adattamento, pur
senza perdere il senso profondo e innato di ciò che siamo. Significa coltivare
una mente flessibile, cercare di vedere le cose da più prospettive, a volte
rovesciare il nostro modo di percepire il mondo, mantenere una mente curiosa,
non cedere al nichilismo. Viviamo in una società iperveloce, nella quale spesso
gli spazi personali e introspettivi non riescono a essere curati e valorizzati
come una parte imprescindibile dell’esperienza umana. Penso anche spesso a
quanta fatica debbano fare coloro che sono nati negli anni trenta o quaranta: se
pensiamo all’organizzazione e al modello di società che hanno sperimentato e lo
confrontiamo col mondo di oggi, credo che abbiano dovuto “correre” molto per
rimanere al passo. Coltivare il dono della resilienza significa quindi cercare
dentro di noi tutte le capacità e le forze per affrontare la vita in modo
positivo, attingendo ai nostri affetti, ai nostri valori, alla nostra
creatività, prendendoci cura di noi stessi sul profilo fisico e spirituale,
cercando di migliorarci mettendoci in discussione, rivedendo posizioni rigide e
assolute, cercando forti motivazioni in noi per realizzare ciò che amiamo, con
perseveranza e sano sudore, non perdendo la voglia di imparare cose nuove e
mettendoci alla prova, coltivando una naturale attitudine alla gioia di vivere
a livello istintivo .
E voi?
Coltivate il dono della resilienza? Da cosa traete forza? Ho sempre pensato che
la famiglia fosse un tassello importantissimo. L’immagine che rende bene il
senso della famiglia per me è rappresentata da una sedia: le quattro gambe le
permettono di stare in piedi, si aiutano a vicenda; sulla sua seduta potete
riposare e ritemprarvi a turno; poggiare la schiena alla spalliera per essere
sostenuti in un “abbraccio” rassicurante ….
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