Se non potete essere un pino sulla vetta del monte,
il miglior piccolo cespuglio sulla sponda
del ruscello.
Se non potete essere una via maestra, siate
un sentiero.
Se non potete essere il sole, siate una
stella;
non con la mole vincete o fallite.
Siate il meglio di qualunque cosa siate.
Cercate ardentemente di scoprire
a che cosa siete chiamati,
e poi mettetevi a farlo appassionatamente.
Martin Luther King
Mi piace cominciare con queste parole di Martin Luther King, perché
riassumono poeticamente il messaggio di questo post. Spesso ci lamentiamo
perché non troviamo il tempo per scrivere: le giornate si susseguono a ritmi
folli e alla fine della serata ricordiamo a noi stessi, sconsolati, che anche
oggi non abbiamo trovato un po’ di tempo tutto per noi …. Dov’è il problema? Il
primo è che scrivere, a volte, può essere faticoso, specie quando riprendiamo
in mano un progetto che abbiamo lasciato da lungo tempo. Per ritrovare la stimolo,
gli americani usano un detto senza molti giri di parole: “butt in chair”, ma se
ancora non siete convinti, provate a ricordare a voi stessi quanto vi siete divertiti
l’ultima volta che avete scritto. Forse occorre solo organizzarsi con ordine,
metodo e disciplina e procedere per gradi. Fate un piano e programmate
la settimana iniziando a dedicare alla scrittura un tempo minimo ma costante.
Possono andare bene anche dieci minuti al giorno. Poi, sconfiggete i nemici
della scrittura. Il generale Sunzi, nel trattato “L’arte della guerra”, ci ammonisce: “ Se non conosci te
stesso, né conosci il tuo nemico, sii certo che ogni battaglia sarà per te
fonte di pericolo gravissimo”. Chi
sono allora i nemici della scrittura?
Jack Heffron, nel volume
“Il libro delle idee per la scrittura” (Dino Audino editore), descrive i
principali motivi che ci tengono lontani dalla scrivania. Già il fatto che sia
un “male comune” dovrebbe confortarci! In sintesi, ecco qui i “tipi base” (in
quale vi riconoscete?):
Il procrastinatore (non ha bisogno di presentazioni!);
la vittima (che si lamenta di non essere capita, appoggiata, incoraggiata);
il chiacchierone (chi continua a parlare del tema del progetto con
chiunque, cancellando di fatto la “magia” della trama);
la critica (la paura del giudizio degli altri, la mancanza di coraggio e
fiducia in se stessi);
il giudice (perché perdiamo tempo in simili sciocchezze invece di riparare
il rubinetto che perde? Telefonare alla zia? Lucidare i pavimenti?);
l’autore (ovvero chi pensa che scrivere sia giusto e opportuno solo se si
arriva poi alla pubblicazione);
l’ospite capriccioso (chi aspetta sempre l’ispirazione per mettersi a
lavorare).
Per ogni tipo, Jack Heffron propone degli esercizi per sconfiggere il
nemico, ma il tema comune di ognuno è: basta scuse! Non c’è davvero nessuna
ragione per non scrivere dieci minuti al giorno: a penna, al computer o perfino
dettando i vostri pensieri su un registratore! Cosa importa poi se a qualcuno
non piacerà il vostro lavoro? Pensate di aver diritto di scrivere solo se siete
ai livelli dei grandi della letteratura? Quindi nessuno dovrebbe azzardarsi a
toccare una chitarra a meno di non chiamarsi Jimi Hendrix o B.B. King? O
nessuno dovrebbe cantare se non con la meravigliosa voce di Ella Fitzgerald o
Freddie Mercury? O non dovremmo sporcare le tele a meno di non essere al pari
di Cézanne o Michelangelo? A questo proposito voglio segnalarvi, se già non lo
conoscete, l’archivio dei diari (www.archiviodiari.org). Il fondatore, Saverio
Tutino, ebbe la meravigliosa idea di fondare a Pieve Santo Stefano un luogo
dove accogliere i diari degli italiani, creando anche un concorso (l’annuale
Premio Pieve). Un’importante raccolta di testimonianze, di vite … andate sul
sito a curiosare! Fra i diari troverete quello che è diventato un po’ il
simbolo o perlomeno uno dei pezzi più toccanti e originali: il lenzuolo di
Clelia Marchi. Quest’opera è stata scritta da una contadina di
Poggio Rusco, che ha raccontato la storia della sua vita scrivendola su un lenzuolo
del corredo. Da cosa è stata spinta se non dalla voglia di ripercorrere gli anni
vissuti e ricordare l’amore per il marito? Eppure quel diario così particolare
è poi stato pubblicato … ma non è questo il punto! Avrebbe avuto comunque un
grande significato per chi l’ha scritto.
Spesso mentre scriviamo ci capita
anche di pensare alle reazioni di chi leggerà il nostro testo. E se rimanessero
esterrefatti? Spesso non è nemmeno tanto la paura di non essere abbastanza
bravi, quanto la possibilità di scioccare il lettore che ci conosce.
Smettiamola di censurarci e di frenare così un atto creativo che necessita solo
di libertà. Dovremmo scrivere solo per divertirci e trarne gioia.
Non avete
diritto a un po’ di tempo tutto per voi per esprimere quello che sentite?
Scrivere ogni giorno è come scaldare il motore, tenere i meccanismi ben oliati.
Gli sportivi si allenano, i musicisti suonano il loro strumento, voi scrivete.
Dovreste far capire bene a chi vi circonda quanto il fatto di scrivere vi
gratifichi e vi arricchisca. Non dubitate che la
vostra soddisfazione si riverserà su chi vi sta accanto. Meglio prendere un po’
di tempo tutto per voi per scrivere e sentirvi felici e poi dedicarvi agli
altri o meglio rinunciare a esprimere voi stessi accumulando rabbia e
frustrazione? Una buona idea per voltare pagina e fuggire dalle vecchie cattive
abitudini potrebbe essere quella di scrivere una dichiarazione di intenti e
chiarire a voi stessi, prima di tutto, perché scrivete.
“Scoprirai di non avere limite alle idee se riuscirai a fare della scrittura
un’abitudine regolare” Jack Heffron
“E non soltanto per via delle faccende domestiche. Anche altri interessi avevano spodestato il pensiero della bambina. Già prima dell’assillo vano, estenuante e idiota a proposito del tale di Toronto, c’era stato l’altro mestiere, il mestiere di far poesia al quale, nella sua testa, le pareva di essersi dedicata quasi da sempre. Ecco che cosa all’improvviso giudicava come un tradimento – nei riguardi di Katy, di Peter, della vita. E adesso, a causa dell’immagine che le si era impressa nella testa di Katy da sola, Katy seduta in mezzo al baccano metallico, tra un vagone e l’altro, ecco, adesso anche a quello lei, la madre di Katy, avrebbe dovuto rinunciare. Un peccato mortale. Aver rivolto la propria attenzione altrove. Avere volutamente destinato la sua attenzione a qualcosa che non fosse sua figlia. Un peccato mortale.” – “Uscirne vivi” – dal racconto “Che arrivi in Giappone”, di Alice Munro.
Riconoscete quale è il "nemico" di Greta, la protagonista del racconto di Alice Munro?
“E non soltanto per via delle faccende domestiche. Anche altri interessi avevano spodestato il pensiero della bambina. Già prima dell’assillo vano, estenuante e idiota a proposito del tale di Toronto, c’era stato l’altro mestiere, il mestiere di far poesia al quale, nella sua testa, le pareva di essersi dedicata quasi da sempre. Ecco che cosa all’improvviso giudicava come un tradimento – nei riguardi di Katy, di Peter, della vita. E adesso, a causa dell’immagine che le si era impressa nella testa di Katy da sola, Katy seduta in mezzo al baccano metallico, tra un vagone e l’altro, ecco, adesso anche a quello lei, la madre di Katy, avrebbe dovuto rinunciare. Un peccato mortale. Aver rivolto la propria attenzione altrove. Avere volutamente destinato la sua attenzione a qualcosa che non fosse sua figlia. Un peccato mortale.” – “Uscirne vivi” – dal racconto “Che arrivi in Giappone”, di Alice Munro.
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