L’altro giorno è stato il compleanno di una mia collega storica, con la quale ho passato gomito a gomito dieci anni. Arrivando in ufficio sono passata come sempre davanti alla sua scrivania, ma lei ormai non c’è più a sedere lì. Beata … è in pensione dalla fine di dicembre. Quanto tempo abbiamo passato insieme! Se mi volto indietro mi rivedo insieme a lei in tante piccole e grandi “fotografie”: i momenti di lavoro difficili, le risate, i pianti, i caffè, le scelte, le sfide a cui ci sottoponeva il lavoro, i viaggi a Torino conditi da insuperabili e faticose scarpinate (che male ai piedi quando andammo al Parco del Valentino!), la ricerca del mitico Bicerin, i treni presi a corsa, il viaggio a Milano con il nostro caro Andrea, i dubbi, i lavori di gruppo, le mail a otto mani, le riunioni post pranzo con i colpi di sonno di Andrea …. E poi un nuovo inizio, in un nuovo ufficio: il Destino ci ha pescato di nuovo insieme dal suo cappello. Che bella la sua disponibilità e il suo sorriso solare. In tanti anni non mi è parsa mai davvero arrabbiata. Ora può rimescolare di nuovo tutte le carte ed inventare un “gioco” nuovo, anche perché a sorpresa in estate diventerà nonna! Buon Compleanno Alessandra!
Questo blog parla di scrittura, di libri, di eventi e concorsi letterari, di mostre, di arte, di viaggi, di piccoli gesti che possiamo fare tutti insieme per essere gentili con noi stessi, con gli altri, con il pianeta. Ma forse parlerà anche di cose che ancora non immagino e non penso di scrivere. Un blog a sorpresa! Rimanete in contatto! Potete seguirmi anche su Twitter @pennaeblognotes e su blookintreccinellarete.blogspot.it
venerdì 27 gennaio 2012
E dal diario di oggi ....
Ormai è ufficiale. Il semaforo di Via Campo d’Arrigo mi ama. Sono circa vent’anni che percorro quella strada per andare al lavoro (detto così fa un po’ impressione … non mi capacito del tempo trascorso …) e tranne rarissime eccezioni lo trovo sempre rosso. Non appena mi vede arrivare, zac, si emoziona. Motivo per cui ormai è un rito, dopo aver lanciato uno sguardo a quell’occhione passionale, alzare gli occhi a quella terrazzina del post scorso, anche se ora l’orario è completamente diverso. C’è sempre quella luce gialla, ma adesso apprezzo di più alcuni particolari: l’enorme quantità di vasi che la ornano, e quella bianca sedia solitaria. Sono pochi attimi, il semaforo torna presto verde e riparto. Ma è come fermarsi a fare un cenno di saluto a un vecchio amico.
mercoledì 25 gennaio 2012
Dal diario del 2007 ...
Mi piace uscire di casa al mattino presto per andare a lavorare. Mi piace quel pizzicore di freddo alle mani, e quel dirmi, strusciandole, che la stagione sta cambiando, “stamani zizza”. E arrivare al semaforo, che mi aspetta sempre rosso, per darmi il tempo di alzare gli occhi a quella terrazzina piena di piante, con quella luce gialla accesa che sa di neon. Mi immagino sempre uno in pigiama che si fa un caffè, in quella piccola cucina un po’ retrò, con i mobili di formica. E poi proseguire, allo scatto del verde, fra le strade una volta tanto sgombre per arrivare all’ultimo semaforo prima di parcheggiare. Lui, l’extracomunitario che distribuisce il quotidiano gratuito è già lì, che nuota fra le macchine e le moto distribuendo a tutti il giornale accompagnato sempre da un saluto, una frase, un augurio. Sempre con il sorriso e l’entusiasmo, come fosse un portatore di felicità, anziché di carta. E’ il primo contatto vocale della giornata, che mi strappa sempre un sorriso, uno sguardo sorpreso, una risata sommessa o sonora. Bella l’umanità, quando è capace di avvicinarsi alla felicità di un niente.
venerdì 13 gennaio 2012
A cena con "quelle bambine"
Che ci fosse aria di cenetta con quattro chiacchiere a cuore aperto si vede che l’aveva capito anche il proprietario, che ci ha riservato il tavolo più appartato della piccola pizzeria dove sono andata per il rituale incontro con le mie amiche. Per il babbo di una di loro siamo “le amiche di Cipro”, anche se a Cipro non siamo mai andate … con i miei invece, quando dico “vado a cena con quelle bambine”, ci capiamo subito. Sono loro: due vecchie e storiche amiche delle elementari (!) con le quali siamo riuscite a non perderci mai di vista e una new entry (se così si può chiamare, dato che ormai la conosco dal 92!) conosciuta in occasione del nostro primo viaggio tutte e quattro insieme in Grecia, a Corfù. Ma non divaghiamo. La pizzeria, tutta bianca e luminosa, mi chiamava già da un po’. Tutte le volte che venivo giù da Via San Domenico ci buttavo un occhio. Sembrava un fiocco di neve finito nella piazza grigia. Spiccava. Mi mandava il suo richiamo, con quella simpatica insegna, minimalista e da “macchina da scrivere”. Allora alla fatidica domanda “dove andiamo?” ho proposto proprio quella. E loro hanno accettato. Quella sera veniva giù il diluvio. Il padrone era lì sulla soglia, ad accogliere i clienti con un sorriso. Dentro era tutto chiaro e ci hanno guidato al nostro tavolo. All’ultimo momento una di noi è rimasta bloccata a casa dal bambino con la febbre (che bimbo tempista!) e una era in ritardo a causa della pioggia scrosciante. Così io e Lallabel ci siamo sedute, in attesa, scusandoci per l’assente e per la ritardataria. Intanto la pizzeria si stava riempiendo. Il proprietario allora è venuto da noi. “Visto che le signore devono attendere, portiamo due prosecchini” ha detto rivolto alla cameriera. Dopo un attimo sono arrivati i bicchieri ed un panierino di schiacciatine al rosmarino calde calde. Pizza buona ed estrosa: accanto alle classiche proposte ho trovato un “gorgonzola e mele”. Ho optato per quella. Buona la pizza, ottima la cordialità e la gentilezza. Con “quelle bambine” da un po’ di tempo in qua gli incontri sono sempre molto intimi: ci parliamo davvero a cuore aperto e senza imbarazzi, senza dover per forza sembrare felici se qualcosa non va, confrontandoci, parlando e analizzando le cose anche con feroce ironia, se occorre. Tutto diverso dai nostri incontri di prima. Dove si parlava, sì, ma più in generale, e forse tenendo anche un po’ qualche carta coperta. Adesso invece abbiamo buttato tutte le carte sul tavolo e sono incontri e cene che ti lasciano sempre arricchita e la bella sensazione che magari non ci si sentirà per un po’, ma si sa anche senza dircelo che ognuna di noi tiene strette nel cuore le altre, in un muto ma confortante e felice abbraccio.
Per chi vuole provare questa pizzeria: Pizzeria Sottofiesole Piazza Edison 8/R – Firenze - tel. 0553840890.
lunedì 2 gennaio 2012
Il magico potere dei libri
L’altro giorno era giornatuccia. Dico così quando qualcosa mi ha fatto innervosire e non ho trovato il modo di scaricare il risentimento, la rabbia o il dispiacere. Ma tant’è. Era l’ora in cui di solito mi dedico a leggere un libro a mio figlio e per niente al mondo mi perderei questo momento. Del resto anche per lui è diventato uno spazio irrinunciabile. Ho cominciato a leggere, all’inizio la tensione mi accompagnava sempre, ma cercavo di stemperarla. Poi, non mi sono nemmeno resa conto quando il nervosismo è stato scacciato, ma all’improvviso ho sentito come un’ondata benefica che mi invadeva e mi rilassava. Ho avvertito questo cambiamento con tutto il corpo, ho rilassato ancora di più la testa sul cuscino e mi si è stampato in faccia un sorriso felice. Il libro, come un buon amico, mi aveva aiutato a dissipare il dispiacere, l’arrabbiatura. Mi aveva fatto immergere nella storia, con la magia di una prosa scorrevole e intensa. E dire che in realtà la cara Frances Hodgson Burnett, già nel primo capitolo stava “simpaticamente” facendo morire tutti di un’epidemia di colera! Quindi non era nemmeno l’argomento a rendermi felice, ma la bellezza di quella prosa. Allora mi sono ricordata di Andrea, un mio caro amico e collega, purtroppo scomparso prematuramente qualche anno fa. Un giorno tornando in ufficio parlavamo della felicità e lui mi disse queste parole: “l’uomo è sempre alla ricerca della felicità, senza mai trovarla, o trovarla del tutto. Allora s’inventa un sacco di cose e d’impegni per tenersi occupato, progetta viaggi favolosi, aspira a grandi cose … ma inutilmente. A volte forse uno potrebbe essere più felice a sedersi sotto un albero in un giardino a leggere un bel libro”. La cosa strana è che dopo che è morto ho ripensato spesso a tanti nostri discorsi, scoprendone purtroppo in ritardo l’enorme saggezza. Peccato non averlo capito prima. Peccato non poter più attingere ad un amico così generoso, profondo e nello stesso tempo così modesto. Allora grazie a Frances, ai libri, e al ricordo delle buone chiacchiere con Andrea: mi avete fatto ritrovare il sorriso.
Le cortesie più piccole, Un fiore o un libro, Piantano sorrisi come semi che germogliano nel buio. Emily Dickinson
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