I bambini più
birboni, alla fine, da grandi diventano i più dolci. Io ero uno di quelli.
Quattro volte al giorno le prendevo da mia madre, quando ero bambino, fino ai
dodici anni. La facevo piangere da quanto ero disobbediente. Poi un giorno
rientrai in casa e la trovai in una stanza, in penombra. Piangeva, inginocchiata,
e mormorava la sua preghiera. “Dio mio, grazie di avermi dato un figlio, ma è
così monello che non so più come fare. Sempre mi fa disperare, non c’è mai
verso che mi dia retta”. Io restai lì, dietro di lei, in silenzio, ad ascoltare.
E mi sentii invadere da un dispiacere sconosciuto. Poi, senza farmi sentire,
corsi via da casa e continuai a correre, a correre, senza fermarmi e senza sapere
dove andare, fino a che arrivai ad una chiesa. Entrai e mi fermai davanti al
quadro della Madonna: com’era bella! E allora rivolsi lo sguardo su di lei e le
dissi “da oggi ti prometto che non farò mai più arrabbiare la mamma”. Me lo
ricordo ancora: era il 2 maggio del 1949. E così è stato.
Ci sono,
ci sono davvero. Li incontri se tieni il cuore aperto a ricevere doni
inaspettati. Io l’ho incontrato un sabato e, chissà perché, mentre parlavo con lui
mi è scesa una lacrima di commozione. Ci sono questi personaggi, con un’umiltà
potente, che ti smuovono qualcosa dentro. Dilaga la calma da loro. La serenità,
l’accettazione, fanno vibrare l’aria che respiri.
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