9 febbraio, domenica
Deve essere piovuto tutta la notte, a
giudicare dalle pozze che la pioggia ha lasciato in giardino. Sembrano dei
laghetti. Olga si stiracchia: ha sognato tanto stanotte, ma non ricorda niente
di preciso. Si aggira per la camera facendo meno rumore possibile. Tutto tace
in casa, devono essere ancora tutti addormentati. Va in cucina in pigiama e
decide di apparecchiare la tavola per tutti e imbandire una bella colazione.
Prepara la macchinetta del caffè, sistema due succhi di frutta sulla tavola, i
tovagliolini, riscalda le brioscine nel micro onde. Il profumino che si
diffonde, pian piano fa arrivare anche gli altri. Solo un cenno e un sorriso ad
Alfredo, che ha un risveglio lento e la mattina non carbura finché non ha preso
un caffè; Camilla invece arriva strusciandosi il viso, che è il tipico segnale
di quando ha ancora sonno ma cerca di svegliarsi; infine Michele, che invece
sembra già pronto alla nuova giornata. Dalle tende di cucina fa capolino un
solicino un po’ debole ma promettente, che bacia Olga in fronte. Lei si
assapora quel bacio, socchiudendo gli occhi.
-
Che si fa oggi? – chiede Michele addentando
con voracità la prima brioscina.
-
Mah … se vi va di fare un giro potremmo
andare a Orbetello. Facciamo due passi, vediamo un po’ di negozi … - propone
Camilla – fra l’altro oggi c’è il mercato. Di solito ci sono diversi banchi di
ceramiche, magari Olga trova un pezzo carino per la sua collezione di tazze –
-
Ci mancavano, infatti – commenta Alfredo,
quasi rassegnato all’invasione di tazze e tazzine di ogni forma e colore.
-
Allora non perdiamo tempo – ride Olga –
corro a vestirmi!
Torna in camera e si veste, per fortuna che
ha portato il suo solito foulard: stamani si è alzata con la gola in fiamme, ma
non le importa. Tutto è di secondaria importanza, vuole smettere di ascoltare
tutti i segnali del corpo. Quando montano in macchina, si siede dietro, con
Alfredo, la nuca appoggiata alla sua spalla: vuole gustarsi il paesaggio mentre
la macchina mangia la strada che li porta ad Orbetello. La veduta della laguna,
con il promontorio dell’Argentario e il mulino delle antiche saline, ha una
luce particolare che la rende magica. Potrebbe fare una foto, basterebbe
mettere la mano nella tasca del giubbotto e tirare fuori la macchina
fotografica, ma decide di no. Fa una foto col cuore. Click. La porterà per
sempre dentro di sé, senza quegli inutili ingombri di album da riempire. Quante
volte le è capitato di vedere un paesaggio mozzafiato e quante volte la foto scattata
non ha restituito appieno tutta la magia catturata dall’occhio e dal cuore? Si
è ritrovata spesso a fissare un’immagine che a stento restituiva l’emozione
della prima vista. Arrivano a Orbetello e iniziano la loro passeggiata
addentrandosi nel centro storico. C’è un vivace via vai di persone e davanti al
Palazzo del Podestà è stato allestito un mercatino. Olga e Camilla si fermano
incuriosite, qualcuno espone dei bei pezzi di antiquariato. Nella confusione
dei vari banchi, Olga nota diverse mamme con i passeggini, che si muovono con
difficoltà fra la piccola folla. Un neonato spalanca la piccola boccuccia in un
poderoso sbadiglio. Chissà come sarebbe Alfredo come babbo, si chiede Olga, e
al pensiero sente una piccola fitta allo stomaco. Piccola, ma decisa. Alfredo
l’anno scorso le aveva detto che non si sentiva ancora pronto a diventare
padre. Poi finalmente, dopo mille insistenze, si è lasciato convincere, ma il
miracolo non si è ancora compiuto e lei comincia a pensare che forse c’è
qualcosa che non va. Camilla si è fermata a chiacchierare con un ambulante e
Olga contempla il piccolo con tenerezza ed un pizzico d’invidia. Bisognerebbe
vivere la vita con una sorta di giocosa e inconsapevole irragionevolezza –
pensa osservando le manine minuscole del bambino – bisognerebbe non essere così
pragmatici e organizzare tutto, bisognerebbe non perdersi il bello del viaggio,
e dell’imprevisto. Perché poi mentre tu organizzi tutto, la vita fa il suo
corso, prende le sue curve, s’inerpica in salite che non avresti immaginato, ti
sorprende in discese da batticuore. Ma tu sei sempre lì che pensi a quando sia
il momento giusto per vivere … - cerca con lo sguardo Alfredo, che poco
distante parla con Michele, e per un attimo sente una punta di risentimento. Come
ha potuto essere così egoista? Forse ora è troppo tardi per realizzare quel
sogno, forse …
-
Ti va un caffè? – Camilla la prende
sottobraccio e Olga si lascia guidare fuori dalla folla, in un bar. Mentre
sorseggia la bevanda bollente, dà uno sguardo distratto alle vetrine di fronte.
Su un manichino c’è una giacca di lana cotta, rossa fuoco.
-
Paghi tu, Alfredo? Vado qui davanti a
vedere una cosa.
Esce
e attraversa in fretta. Ma non si ferma a guardare la vetrina, ne’ il
cartellino del prezzo. Entra e chiede alla commessa gentile di provare quella
giacca, perché chissà come le dona quel modello, con la cintura in vita che le
mette in risalto la figura snella e il punto vita. Si guarda allo specchio.
-
Le sta benissimo – le dice la commessa,
sorridendo – ci vuole proprio un fisico come il suo per portare questo capo. E
poi questo rosso le dona particolarmente –
Olga si gira e le sorride. – E’ davvero bella.
Spero che non costi troppo.
La commessa fa per aprire bocca e dirle il
prezzo, ma Olga la interrompe con un gesto della mano.
-
La prendo. E la tengo addosso – continua
porgendo alla commessa il suo giubbotto – me lo può mettere in una busta?
Esce dal negozio con il suo nuovo acquisto
e se lo stringe addosso. E’ caldo. Il prezzo era salato, ma è un bel
capospalla, ha delle belle rifiniture, la fa sentire bene. Gli altri la
guardano un po’ perplessi dall’improvviso acquisto, proprio lei che pondera
sempre tutto. – Colpo di fulmine? – le chiede Alfredo.
Olga alza le spalle, sorride e fa una
piccola giravolta per farsi ammirare. La luce del sole gioca con il colore dei
suoi capelli. Alfredo sente un tuffo al cuore, e per un attimo, chissà perché,
avverte un brivido lungo la schiena.
Continua …
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