6 FEBBRAIO – GIOVEDI
Oggi è rientrata prima
del solito a casa. Non ce la faceva più a reggere quegli sguardi che si
abbassavano, che sfuggivano al profondo dei suoi occhi. Sguardi che sembravano
timidi, ma che cercavano invece di celare la pena, che non sapevano gestire la
situazione diversa. Così adesso è stesa sul divano rosso di stoffa. All’inizio
per la loro casa avrebbe voluto un divano di pelle, ma poi aveva visto quel bel
colore, che l’aveva attirata, facendole dimenticare altri propositi. Era in
esposizione al piano terra di quell’enorme negozio, con quell’accogliente forma
a elle e lei si era immaginata serate davanti alla televisione a guardare film
e a farsi le coccole: sarebbero potuti stare entrambi sdraiati, con le teste
vicine …. Anche ora è sdraiata e da quella posizione si guarda intorno, fa
girare lo sguardo come una telecamera e ripensa alla mattina da poco trascorsa.
Si era svegliata alla solita ora e davanti allo specchio, come ogni giorno, si
era lavata il viso ascoltando due chiacchiere alla radio. Si sentiva strana,
quasi fosse tornata la normalità. Qualsiasi notizia ha il tempo di fare un gran
fragore nella vita della gente – aveva pensato Olga - ma poi si va avanti come
si può e tutto sommato si fanno, immancabilmente, le solite cose. Così
meccanicamente aveva aperto il cassetto dei trucchi, aveva steso un velo di
crema nutriente, svitato il tappo del fondotinta e inumidito la spugnetta
applicatrice. Gesti che faceva da anni ogni mattina prima di recarsi al lavoro.
Ma stamani si era bloccata subito dopo aver dato una piccola strizzatina al
tubetto, che prometteva una pelle vellutata, tinta perfetta, colore 23
Biscotto. Perché ti trucchi? – le aveva
chiesto a un tratto la sua immagine riflessa nello specchio, ancora un poco
assonnata. Che domande! Per essere curata, a posto, per …. Sciocchezze ….
Almeno sii onesta. Ti trucchi per proporre un’immagine. Quell’immagine che ti
porti appiccicata addosso. Ti trucchi e ti proponi agli altri con un filtro …. Sei
un pezzo avanti – aveva detto alla vocetta dentro di lei, scuotendo la testa. Ti metti a fare la pseudo
filosofa adesso? Ma era rimasta indecisa, a osservare quella faccia pulita
nello specchio, che sembrava più giovane dei suoi trentadue anni e quegli occhi
che, benché spogliati dall’immancabile rigo di matita nera, restavano comunque
grandi. “She has wonderful cow eyes” aveva detto una volta la sua amica Johanna,
parlando di lei. Erano scoppiati tutti a ridere meno Johanna, imbarazzata, che
cercava di spiegare come quella sua frase avesse voluto essere un gran
complimento. Già … Johanna … chissà dov’era ora? Si ricordava ancora quando
l’aveva accompagnata agli esami d’inglese, anni prima, e Olga scherzando le
aveva cantato la canzoncina allora in voga “Give me hope Johanna, give me
hope Johanna, give me hope Johanna before the morning come…”. Così’ si era
ritrovata a ricanticchiarla piano e poi più forte, sentendo nascere davvero una
nuova energia e positività. Senza più
pensarci aveva riposto in fretta i trucchi e si era passata le dita nei capelli
a raccoglierli con un piccolo fermaglio, per scoprire la fronte e avere un’aria
più ordinata.
Era un mio piccolo
regalo per voi – pensa Olga – era un segnale della forza e della speranza che
avevo sentito nascere dentro di me stamani. Era un modo, forse strano e
sciocco, di mostrarmi a voi come se fossi stata nuda. Indifesa forse, ma
libera. E invece voi l’avete interpretato come se fosse un gesto di debolezza,
un lasciarsi andare, non curarsi più di sé. La disperazione che ti spinge a
sopravvivere badando solo all’essenziale. Guardatemi negli occhi! – avrebbe
voluto urlare lei – non lo capite che in questo sta invece la mia forza? Non
l’avevano capito. Eppure era stata addirittura sorridente ….
-
Che cosa fai?
-
Alfredo! Non ti ho sentito rientrare
….
-
Per forza, parlottavi fra te come al
solito. Un giorno o l’altro ti farò rinchiudere, lo sai? – risponde sorridendo
– almeno avevi ragione tu?
-
Eh no caro mio, lo sai che il bello
è che anche quando parlo da sola non ho sempre ragione … anzi, quasi mai! –
conclude lei, sorridendogli a sua volta.
Alfredo si siede e lei
appoggia la testa sulle gambe di lui.
-
Allora, non mi hai risposto. Che
facevi qui sdraiata?
-
Pensavo….
-
Sì, infatti, vedo il fumo uscire
dalla testa … quelle rotelline non si fermano mai – risponde lui poggiandole
una mano sulla fronte e scuotendola leggermente.
-
Ma no, ero qui che guardavo la
nostra sala … e quel bel mobile: ormai ci sono così abituata che non mi fermo
più a osservarlo. Anzi, credo di averlo notato giusto i primi giorni che sono
venuti a montarcelo e poi, non so, è come diventato trasparente. Eppure è molto
bello …. Ha giuste proporzioni nella stanza, un bel colore caldo e quel vetro
lavorato, come se ci fosse piovuto sopra …. Come lo chiamano?
-
Anticato.
-
Ah sì, anticato. Hai buona memoria,
tu. Io ricordo solo quello che il mio cervello decide di ricordare, invece. E
poi c’è armonia di spazi chiusi e spazi aperti, e sono belle perfino le chiavi
e i nottolini delle cerniere. E’ perfetto.
-
Vorrei vedere non ti piacesse! L’avrà
disegnato e ridisegnato cento volte mentre ne parlavamo … “e qui si fa uno
spazio aperto, e qui due sportelli, e qui lo spazio bar …. E poi si gli fa,
si gli fa come vu lo volete voi, eh ….”
E quando pensavo di aver finito sei stata mezz’ora a scegliere la forma
delle chiavi … “Sì, questa è bellina, però anche questa forma …. E guarda
quest’altra …” - la prende in giro lui.
-
Lo so, sono una cliente terribile
quando devo scegliere – ride Olga – però poi se compro pago senza fare tante
storie.
-
Come quando abbiamo comprato il
divano ….
-
Che ho fatto quando abbiamo comprato
il divano? – replica Olga sollevando un poco la testa e volgendola a guardare
Alfredo in viso.
-
Olga! Hai fatto mettere a sedere
cinque persone sconosciute per assicurarti che c’entrassero davvero come aveva
detto la commessa!
-
Beh, che male c’è in fondo? Comunque
in cinque ci si sta un po’ strettini, in effetti ….
-
Mmh. E come ti disse la commessa?
“Queste prove pratiche le ho fatte solo con lei signora!”
-
Sì, ma in fondo rideva, si divertiva
anche lei … E ti ricordi invece quando siamo andati la prima volta da “si gli
fa” e lui ci propose di andare a vedere la mostra che aveva nell’altro
magazzino? –
-
Certo che me lo ricordo! Quando salì
su quella pandina scassata, andava come un pazzo per quelle stradine strette e
tutte curve … facevo fatica a stargli dietro ….
-
Già … parte il gran rally di Tosi!
-
Dobbiamo ancora andare a ordinare la
libreria …
-
Mmh – risponde lei, pensosa.
-
Non la vuoi più?
-
No, non è questo … è che magari è
meglio aspettare ormai ….
-
Ormai?
-
Ormai.
Continua
…
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