L'altipiano dello Sciliar abbonda di leggende e figure mitologiche, legate
indissolubilmente a questi luoghi e alla natura. Ai bambini
vengono spesso raccontate storie su creature benevole e malefiche: le aguane, le
custodi delle sorgenti, che curano con l'acqua (c’è, infatti, anche un percorso
trekking per bambini chiamato “sorgenti delle streghe” che parte da Saltria),
le bregostane, signore delle spezie, capaci di curare i malati, i nani, le salingen,
giovinette tramutate in fiori da Re
Laurino, nani, giganti e streghe. Su un precedente post ho
accennato a Partschott, il guardiano della riserva di caccia di Re Laurino, del
quale molti sembrano essersi scordati. Così, riflettendoci un po’, ho pensato
di raccontare la sua storia in questo post. Se deciderete di fare il percorso
trekking Hans e Paula Steger, troverete dei pannelli che narrano brevemente la
sua leggenda. Se diversamente sceglierete altri percorsi, la storia di
Partschott, un po’ ampliata per comprendere meglio il “mondo” nel quale si
muove questo simpatico guardiano, la potete leggere qui, narrata da me per i
vostri bambini. Vedrete che non sarà di poco aiuto conoscere una storia da raccontare
per distrarli quando vi diranno che sono stanchi di camminare … o potrete
stampare questo post e portarlo con voi, per leggerlo la sera insieme a loro, prima di
farli addormentare, con gli occhi ancora pieni di un rosso crepuscolo …
Un tempo molto lontano, ma meno lontano di quanto potreste
pensare, fra le montagne delle Dolomiti fioriva un giardino pieno di rose
rosse. Erano così tante, belle e splendenti che le pareti rocciose delle
montagne riflettevano dei meravigliosi bagliori rosseggianti. Il padrone del
roseto era il Re dei nani, Laurino, che possedeva enormi ricchezze. Si racconta
che a quel tempo anche l’Alpe di Siusi fosse un suo possedimento, la sua riserva
di caccia, che aveva affidato al controllo del suo guardia-mandrie, un anziano
barbuto di nome Partschott. Un giorno il Re Laurino, in lotta con due cavalieri
a causa di Similde, la bella figlia del re della Val d’Adige, spedì tutta la
sua corte nelle profondità della montagna. Quando fu catturato, pensò che fosse
stato lo splendido roseto (Rosengarten) a guidare i nemici fino al suo regno e,
preso dall’ira, lo trasformò in pietra. Si era però dimenticato di Partschott,
che era nella foresta dell’Alpe di Siusi! Quando la sera il guardiano tornò a
casa, al posto dei fiori del Rosengarten, trovò solo le rocce delle ripide
cime. Senza farsi prendere dalla rabbia, il buon uomo il giorno dopo costruì
una baita sul dosso Grunes e continuò il suo lavoro di guardiano. Ma la sua
pace durò poco, perché dopo breve tempo arrivarono degli stranieri a cacciare
la selvaggina della foresta. Partschott cercò di convivere serenamente con loro,
ma senza successo. I nuovi arrivati si comportavano come se fossero i padroni,
deridevano Partschott e il suo amore per quelle terre. Bruciarono la foresta e
portarono il loro bestiame al pascolo. La foresta di caccia si spogliò così
pian piano dei verdi boschi e divenne l’altopiano dell’Alpe di Siusi. Anche
l’ultimo cervo fuggì nel bosco di Castelvecchio e i magnifici fagiani dorati
volarono via sulle cime dei Denti di Terra Rossa. Partschott s’intristì sempre
più e cominciò a evitare tutti. Vive ancora nei boschi di Confin, sognando e
ricordando con rimpianto la sua foresta di caccia. La gente del posto e le
nuove generazioni l’hanno dimenticato, e quando lo vedono passare fra gli
alberi, pensano che sia lo spirito dell’Alpe, e ne hanno paura. Quando il
bestiame in autunno lascia l’Alpe e il vento soffia forte, Partschott sale su
da Confin, fino al dosso Grunes, appoggiato al suo bastone da pastore e scruta
la montagna deserta. Vaga lentamente nei luoghi della vecchia foresta di
caccia, poi svanisce sullo Sciliar. Ma aspetta ancora il ritorno di Re Laurino.
Al tramonto, cari bambini, se siete in quelle zone, fatevi
indicare le cime dei Denti di Terra Rossa, e aguzzate bene lo sguardo … se non
vi farete distrarre, potrete vedere ancora oggi i fagiani dorati del re. Oh,
certo, i grandi vi diranno che al tramonto le Dolomiti si accendono di
riverberi rosseggianti a causa della composizione particolare delle pietre … vi
spiegheranno con bei paroloni che gli strati rocciosi si sono depositati
durante un lunghissimo periodo … potranno fare anche mille congetture e
azzardare ipotesi astruse, ma noi lo sappiamo bene che al tramonto le rocce del
Rosengarten trascolorano e rosseggiano perché il Re, il giorno in cui maledisse
il roseto, condannandolo all’invisibilità di giorno e di notte, si dimenticò
proprio di quel particolare momento chiamato crepuscolo. E’ allora che la
montagna mostra tutto il suo incanto e si colora di magiche e irreali sfumature.
Non siate poi tristi per il buon vecchio Partschott. Fate e
nani, che mi è capitato di incontrare lungo i sentieri, mi hanno sussurrato che
un giorno, durante un autunno nel quale Partschott intraprenderà di nuovo il
suo viaggio verso il Dosso Grunes, incontrerà il poeta Oswald von Wolkenstein (un
altro personaggio di cui varrebbe la pena raccontare) e lo sentirà declamare le
sue poesie. Allora il vecchio Partschott esulterà, capendo che il tempo tanto
atteso è finalmente arrivato! Tutto ritornerà alla bellezza del passato: il
Rosengarten splenderà di nuovo in ogni ora del giorno e della notte, il regno
di Laurino rivivrà, con tutti i nani, principi e principesse, la foresta di
caccia tornerà a coprire i pascoli e il caro Partschott ricomincerà a
sorvegliare i cervi del Re.
Se volete leggere altre leggende delle Dolomiti, potete immergervi nel libro di Carlo Signorini, "Antichi regni dei Monti Pallidi" - Edizioni del Baldo. ("Ricordare le origini di un luogo è importante per le generazioni future perché da esse possono trarre forza, sicurezza e preziosi insegnamenti di vita", Carlo Signorini)
Se volete leggere altre leggende delle Dolomiti, potete immergervi nel libro di Carlo Signorini, "Antichi regni dei Monti Pallidi" - Edizioni del Baldo. ("Ricordare le origini di un luogo è importante per le generazioni future perché da esse possono trarre forza, sicurezza e preziosi insegnamenti di vita", Carlo Signorini)
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