Questa
settimana la nostra missione è: ascoltare. Non è affatto facile. E voi lo
sapete. Chi non ha mai provato la sensazione di parlare con qualcuno che sta
pensando a tutt’altro? Che non ti guarda negli occhi? Che divaga? Che si
dondola impaziente da un piede all’altro in attesa che abbiate finito? Che ti
interrompe? Che, mentre parli, ti fa una domanda che non c’entra niente? Che
volta la testa verso la televisione? Che ti fa capire che vorrebbe essere dappertutto
ma non lì? Che non gliene frega assolutamente niente di quello che stai
dicendo? Che pensa di avere già capito dove vuoi arrivare e ti interrompe
rispondendo a domande che tu non ti saresti mai sognato di fare? Che si chiede:
ma chi è questo qui e perché sto parlando con lui!? Va bene, sto un po’
esagerando, ma era per farvi capire di cosa sto parlando. Non sono una persona
che chiacchiera molto. Apprezzo anche il silenzio. Ma quando parlo, mi
infastidisco se vedo che l’interlocutore è distratto da altro, che interrompe
continuamente, che non mi guarda negli occhi (o almeno nella mia direzione!).
Come trovo terribilmente opprimente parlare e vedere nell’altro l’ansia di
passare ad un altro argomento. Allora mi blocco. O cerco di parlare velocemente
e finire in fretta! Ma più spesso lascio perdere, non insisto. L’occhio vacuo
uccide ogni voglia di raccontare. Del resto, mi domando: perché chiedete se non
vi interessa la risposta? Ascoltare davvero qualcuno invece è un atto
piacevole, sempre se non nuotate nell’idea che solo voi abbiate cose
interessanti da dire. O almeno se siete delle persone un minimo curiose e
aperte a confrontarvi con argomenti diversi. Faccio un esempio: tendenzialmente
la fantascienza e i fumetti dei supereroi non mi interessano. No. Però da
quando mio figlio si è appassionato, beh, cerco anche io di interessarmi un po’
e lo ascolto sempre quando mi parla di queste cose. Modestamente, mi sono fatta
una “cultura”. Ma la cosa più importante è che ho instaurato un bel rapporto
con lui, gli ho fatto capire, ascoltandolo, quanto sia importante per me sapere
cosa pensa e cosa mi racconta.
Allora
in questa settimana esercitiamoci in quest’arte. Predisponiamoci all’ascolto:
con lo sguardo, le espressioni, col corpo. Guardiamo la persona che ci parla. Di
più: cerchiamo di non ascoltare solo cosa dice, ma di capire le sue emozioni
mentre parla, di comprendere, al di là delle pure e semplici parole, cosa
intende veramente comunicare. Abituiamoci ad accertarci, se l’argomento è
davvero importante, di aver capito bene i pensieri che il nostro interlocutore
ci sta comunicando, magari con domande pertinenti. Siamo empatici! Essere
ascoltati è un’esigenza di tutti. Del resto Plutarco scrisse “L’arte di
ascoltare” pressappoco duemila anni fa … ma potrei sbagliarmi sul periodo, e
per questo sono disposta ad ASCOLTARE le vostre eventuali correzioni J
“Ma era tutto molto diverso, sai: il suo tono, il suo
atteggiamento, la sua disponibilità. E io, il tipo ermetico, come sono definito
spesso, sentii dentro di me che qualcuno stava girando la chiave nella
serratura giusta e le raccontai cose che non avrei mai avuto il coraggio di
dire a nessun altro. … a volte tu parli e chi ti dovrebbe ascoltare sta già
pensando a cosa farà quando avrai finito il tuo sfogo, oppure a quale film
andare a vedere, oppure semplicemente ai propri guai …. E allora che senso ha,
mi sono chiesto tante volte, sforzarsi di aprirsi così e rimanere nudi. … la tua è davvero una domanda di cortesia,
quasi un baratto, dato che io ti ho chiesto di te, perché mi parli e già il tuo
sguardo mi sfugge e corre lontano e io non posso fermarlo”.
Dal mio racconto “Un
quadratino dentro di te” pubblicato in “Leggere e scrivere in tutti i sensi” –
Morgana Edizioni.
Chi sa ascoltare non soltanto è simpatico a tutti ma prima o
poi finisce con l'imparare qualcosa. Wilson Mizner
Nessun commento:
Posta un commento