Tutto da cambiare, Tonino!

Tutto da cambiare, Tonino!
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domenica 2 settembre 2012

Perché è più importante ed efficace “mostrare”, anziché svelare tutti i particolari.

Cosa vuol dire? Vuol dire che il lettore non deve essere passivo mentre legge il nostro libro o racconto. Dobbiamo coinvolgerlo e portarlo dentro la storia senza dargli per forza tutti i dettagli. Solleticare la sua immaginazione. Personalmente trovo noiosa una descrizione troppo particolareggiata dei personaggi o dei luoghi. Qualche elemento caratterizzante che emerge dal testo, quasi casualmente, va bene. La lista della spesa è da sonno profondo! Il lettore deve immaginare, trarre delle conclusioni, farsi un’opinione dagli atteggiamenti dei personaggi coinvolti, dai dialoghi  e da ciò che succede. Quasi come fosse uno spettatore che assiste a una scena di vita vera. Mi piace pensare ai libri come se fossero dei quadri, dove ciascuno si mette a osservare e coglie aspetti e particolari diversi. Ecco che allora dobbiamo dipingere il testo. Ma non essendo pittori dobbiamo usare le parole. Che fare allora? Ecco delle idee:
-      Usate pochi aggettivi e molti verbi: in questo modo date maggior impulso alla storia, facendo vedere le azioni che i personaggi compiono (indicative dei loro sentimenti). Potete dire che Giorgio è innamorato pazzo di Elisa, ma non vi sembra molto più efficace raccontare che Giorgio guida tutta la notte solo per raggiungere Elisa in un’altra città e stare con lei solo poche ore? Non ve lo fa sembrare più una persona in carne e ossa piuttosto che un personaggio di carta?

-      Gli aggettivi (che, vorrei sottolineare, personalmente non disprezzo e non evito. Aggettivi e avverbi esistono e non c’è niente di male ad usarli con giudizio. A volte sono davvero efficaci) possono conferire al testo un linguaggio un po’ astratto. E’ importante che abbiate ben presente ciò che volete scrivere, vederlo chiaramente dentro di voi, come fosse un film, in modo che l’esposizione del testo sia altrettanto chiara. Per fare questo, specialmente quando dovete scrivere qualcosa che riguarda le emozioni, provate a ripescare dalla memoria qualcosa di simile che vi è successo. Focalizzate sui dettagli. Quali sono state le reazioni fisiche a quel qualcosa? Sudore? Pallore? Battiti accelerati? Tremore? Occhiaie? Brufoli a profusione? (ma che bel quadretto! J). Mostrate le reazioni fisiche del vostro personaggio!

-      Preferite immagini e vocaboli semplici.

-      Usate tanti dialoghi, ma evitate di perdervi in dettagli che non interessano la storia e non la fanno andare avanti. Usateli per portare avanti la storia, svelare dei lati del carattere dei personaggi, dei tic, delle particolarità. I dialoghi devono risultare naturali, con un linguaggio “parlato”.

-      Anche i pensieri dei personaggi vanno bene, come sopra.  

-      Può essere una buona idea mettere qualche elemento meteorologico o particolari che coinvolgano i sensi (odori, suoni, sensazioni tattili).

-      Tenete in sospeso il lettore più che potete: il Gran Finale, se possibile, riservatelo alle ultime righe. Mai provata la sensazione di dover leggere ancora più veloce perché non state più nella pelle di sapere come andrà a finire? Occhi che corrono sulle parole stampate, respiro corto e veloce, ma silenzioso, per non disturbare la lettura dell’ultima pagina … e poi quel dispiacere di aver finito ... e tornare indietro a rileggere di nuovo le ultime righe … e ripensarci il giorno dopo: a una situazione, un personaggio … e quella felicità di aver letto qualcosa che vi rimarrà dentro, in qualche modo e da qualche parte.

Per concludere, non dimentichiamo che qualsiasi regola può essere capovolta … dobbiamo solo continuare a cercare quel tipo di scrittura che funziona per il tipo di testi che scriviamo. E voi? Che ne dite?

 

“In una strada tranquilla, arida e polverosa, cammina la nostra July” – Andrea Levy – “La lunga canzone”

 

 

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