Cosa vuol dire? Vuol dire che il lettore non deve essere
passivo mentre legge il nostro libro o racconto. Dobbiamo coinvolgerlo e
portarlo dentro la storia senza dargli per forza tutti i dettagli. Solleticare
la sua immaginazione. Personalmente trovo noiosa una descrizione troppo
particolareggiata dei personaggi o dei luoghi. Qualche elemento caratterizzante
che emerge dal testo, quasi casualmente, va bene. La lista della spesa è da
sonno profondo! Il lettore deve immaginare, trarre delle conclusioni, farsi
un’opinione dagli atteggiamenti dei personaggi coinvolti, dai dialoghi e da ciò che succede. Quasi come fosse uno
spettatore che assiste a una scena di vita vera. Mi piace pensare ai libri come
se fossero dei quadri, dove ciascuno si mette a osservare e coglie aspetti e
particolari diversi. Ecco che allora dobbiamo dipingere il testo. Ma non
essendo pittori dobbiamo usare le parole. Che fare allora? Ecco delle idee:
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Usate pochi aggettivi e
molti verbi: in questo modo date maggior impulso alla storia, facendo
vedere le azioni che i personaggi compiono (indicative dei loro sentimenti).
Potete dire che Giorgio è innamorato pazzo di Elisa, ma non vi sembra molto più
efficace raccontare che Giorgio guida tutta la notte solo per raggiungere Elisa
in un’altra città e stare con lei solo poche ore? Non ve lo fa sembrare più una
persona in carne e ossa piuttosto che un personaggio di carta?
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Gli aggettivi (che,
vorrei sottolineare, personalmente non disprezzo e non evito. Aggettivi e
avverbi esistono e non c’è niente di male ad usarli con giudizio. A volte sono davvero
efficaci) possono conferire al testo un linguaggio un po’ astratto. E’
importante che abbiate ben presente ciò che volete scrivere, vederlo
chiaramente dentro di voi, come fosse un film, in modo che l’esposizione del
testo sia altrettanto chiara. Per fare questo, specialmente quando dovete
scrivere qualcosa che riguarda le emozioni, provate a ripescare dalla memoria
qualcosa di simile che vi è successo. Focalizzate sui dettagli. Quali sono
state le reazioni fisiche a quel qualcosa? Sudore? Pallore? Battiti accelerati?
Tremore? Occhiaie? Brufoli a profusione? (ma che bel quadretto! J). Mostrate le reazioni fisiche del
vostro personaggio!
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Preferite immagini e
vocaboli semplici.
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Usate tanti dialoghi, ma
evitate di perdervi in dettagli che non interessano la storia e non la fanno
andare avanti. Usateli per portare avanti la storia, svelare dei lati del
carattere dei personaggi, dei tic, delle particolarità. I dialoghi devono
risultare naturali, con un linguaggio “parlato”.
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Anche i pensieri dei
personaggi vanno bene, come sopra.
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Può essere una buona
idea mettere qualche elemento meteorologico o particolari che coinvolgano i
sensi (odori, suoni, sensazioni tattili).
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Tenete in sospeso il
lettore più che potete: il Gran Finale, se possibile, riservatelo alle ultime
righe. Mai provata la sensazione di dover leggere ancora più veloce perché non
state più nella pelle di sapere come andrà a finire? Occhi che corrono sulle parole
stampate, respiro corto e veloce, ma silenzioso, per non disturbare la lettura
dell’ultima pagina … e poi quel dispiacere di aver finito ... e tornare
indietro a rileggere di nuovo le ultime righe … e ripensarci il giorno dopo: a
una situazione, un personaggio … e quella felicità di aver letto qualcosa che
vi rimarrà dentro, in qualche modo e da qualche parte.
Per concludere, non dimentichiamo che qualsiasi regola può
essere capovolta … dobbiamo solo continuare a cercare quel tipo di scrittura
che funziona per il tipo di testi che scriviamo. E voi? Che ne dite?
“In una strada tranquilla, arida e polverosa, cammina la
nostra July” – Andrea Levy – “La lunga canzone”
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