Ieri parlavo con la mia amica
Annalisa, dopo tutta l’estate che non la vedevo, e ovviamente nel discorso,
come sempre accade, hanno fatto capolino anche i libri, dato che anche lei è
una lettrice appassionata e costante. Fra i vari titoli di cui mi ha parlato
sono rimasta colpita da “la cavalcata dei morti” di Vargas. Ma fatemi spiegare
bene il perché: quello che mi ha incuriosito e mi ha “acceso una lampadina” non
è stata tanto la trama, dato che me l’ha raccontata per sommi capi e veramente
in due parole, ma piuttosto il tempo che ha dedicato a parlarmi dei personaggi
di questo libro. Descrivendoli col sorriso sulle labbra, come se stesse
parlando di persone a lei care. Persone simpatiche. Con le quali vorresti
uscire, passare del tempo. Persone interessanti. Inutile dire che mi sono
subito segnata il titolo sul mio quadernino dei “libri da leggere” (ahimè com’è
lunga la lista, e quanto poco tempo ho in proporzione da dedicare alla lettura
…). Allora ecco che arrivo anche alla domanda del titolo del post. Sapete
rispondere? Presumo di sì. Di più, saprete probabilmente anche citare qualche
tipica espressione che usa, il suo carattere, come immaginate che sia
fisicamente, il nome dei suoi amici e della fidanzata. Adesso rispondete ad
un’altra domanda: citate il titolo di due o tre libri in cui il protagonista è
appunto il commissario Montalbano. Provate a ricordare esattamente la storia
narrata. Ci riuscite? Scommetto che qui le cose si fanno più difficili e la
memoria vi inganna. Mi sa che vi ricordate vagamente la storia, e vi
confondete. Ho cominciato quindi a
pensare a quanto sia importante dedicare tempo ed energie ai nostri personaggi.
Perché alla fine di un libro, quello che ci rimane più impresso e ci fa
affezionare a quel testo, è proprio il personaggio. Certo che la storia conta!
Certo che la trama è importante! Ma credo che un personaggio ben
caratterizzato, al quale siamo riusciti a dare un’anima ed uno spessore, possa
reggere anche una trama più debole (anche se ognuno di noi ovviamente spera di
avere per le mani un’ottima storia!). Ma che una trama interessante non basti
se i personaggi sono piatti e senza vita. E questa è senz’altro un’ottima
notizia, perché le trame dei libri alla fine sono sempre le stesse nei loro
temi di fondo, mentre l’umanità, e quindi i personaggi che possiamo creare,
sono infiniti (aspetto, carattere, tic, manie, ecc.). E alla fine, mentre siete
lì che battete sulla tastiera, se il personaggio davvero prende vita, ci sta
che venga fuori e vi sussurri all’orecchio cosa scrivere. Perché vuole decidere
da solo. Io di solito quando scrivo ho sempre ben presente la storia che voglio
raccontare, perché prima di scriverla l’ho pensata e meditata a lungo. Ma una
volta mi è successa una cosa strana. Stavo scrivendo e avevo intenzione di
finire il libro in un dato modo, ma lui
non me l’ha permesso. E’ uscito fuori dallo schermo: la mia mente voleva
scrivere una cosa, ma le mie dita hanno digitato altro. E il libro è finito
come lui aveva deciso, non come avevo
deciso io. Ed era la fine più giusta. E allora, chissà perché, mi è venuto da
piangere ed ho riletto fra le lacrime le ultime righe. E arrivata in fondo,
alla parola FINE, lui mi mancava già
tantissimo.
E voi? E’ mai successo che il vostro personaggio abbia deciso diversamente da quello che volevate scrivere? Cosa avete provato? Cos’è che rende speciale il vostro libro preferito? I personaggi o la storia narrata? O c’è invece un libro o un racconto di cui ricordate benissimo la storia, ma la memoria dei personaggi è sfocata?
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