Vi
ha telefonato. Avete fatto due chiacchiere. Avete parlato del libro che gli
avete inviato per un’eventuale pubblicazione. Avete fissato un appuntamento
“senza impegno”, ma lungo il “filo” del telefono avete percepito un certo
interesse, una disponibilità, una porta aperta. E poi, chissà perché, il
colloquio si è concluso negativamente. Non per qualcosa di sbagliato che avete
fatto o detto in quella mezz’ora che vi siete visti. Solo che quella scintilla
di interesse si è affievolita, o le collane di quella casa editrice non calzano
a pennello con la storia, o semplicemente l’editore ci ha ripensato. Fatto sta
che dovete digerire un no. Non è facile, perché un pochino ci avevate sperato,
vero? Il consiglio è di lasciar depositare il miscuglio di emozioni che si
agita in voi e cercare di vedere le cose dall’esterno. Magari maceratevi pure
nel dispiacere, ma poi fate un bel sospirone e schiaritevi le idee pensando
che:
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La maggior parte dei manoscritti finisce nel cestino dopo che
l’editore (o l’editor responsabile di una collana o il “lettore”) ha dato una
rapida scorsa a poche righe: se un editore è arrivato a telefonarvi e a
fissarvi un appuntamento vuol dire che ciò che avete scritto vale.
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Non pensate di aver solo perso tempo ad andare al colloquio
con l’editore, dato che l’incontro non si è concluso positivamente. Cercate
anzi di riflettere bene su quanto vi siete detti. Anche queste esperienze vi
formano come scrittori. Magari quasi per caso siete venuti a conoscenza di
informazioni o di modi di analizzare i testi che vi potrebbero essere utili in
futuro.
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Non hanno rifiutato VOI, ne’come scrittori, ne’ come
persone. Hanno rifiutato solo un vostro testo. Ed è solo l’opinione di
quell’editore. Potreste trovare un altro editore che adora ciò che avete
scritto e che ha una collana che si sposa a meraviglia col vostro libro.
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Prendete spunto per mettervi in discussione: c’è qualcosa
nel testo che può essere migliorato? Rileggetelo. E’ davvero buono? Spesso
ritornare su un testo scritto diverso tempo prima vi aiuta a coglierne le
debolezze e a porre rimedio.
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Fate una ricerca su internet per individuare altre case
editrici a cui formulare una nuova
proposta . Cercate un editore che abbia una collana adatta. Analizzate le
collane che propongono ed il catalogo completo. Leggete qualche libro
pubblicato dall’editore a cui volete inviare la vostra nuova proposta.
Ma
soprattutto domandatevi perché scrivete. E se la risposta, come spero, è che
scrivete perché vi dà gioia farlo, allora smettete di ricercare una
pubblicazione a tutti i costi. Oggi la pubblicazione di un libro non vi
garantisce la notorietà, ne’ tantomeno la ricchezza, prova ne è che anche scrittori
piuttosto famosi non vivono solo di diritti d’autore. Potreste ad esempio
diventare famosi pubblicando i vostri testi su un vostro sito o su un blog. Se
poi volete disperarvi e cedere allo sconforto più assoluto leggete il
divertente volume di Giorgio Maremmi “Avalon. L’agenda dello scrittore”, dove
si disegna un impietoso ritratto di tutto il panorama che abbraccia la
scrittura. Leggetelo e vi renderete conto della posizione dello scrittore, dell’editore,
dei distributori, dei librai, dei lettori. Se dopo averlo letto avrete ancora
voglia di scrivere, fatelo con la massima gioia. Tutto il resto verrà da sé.
“Ci
sono i rifiuti per inaccuratezza, per insabbiamento o per incapacità. Ci sono i
rifiuti per viltà, e quelli per prudenza. I rifiuti ideologici, i rifiuti
sacrosanti, le ribellioni all’insipienza o all’arroganza. I rifiuti tecnici,
quelli per cause di forza maggiore, quelli elegiaci che vorrebbero ma proprio
non possono e già rimpiangono, quelli dovuti. I rifiuti basati su una poetica,
o sulla linea di una casa editrice. I rifiuti spiritosi, imbarazzati, balbettanti,
insinceri; i rifiuti sdegnati, e quelli che semplicemente dicono: non mi piace”.
Mario
Baudino – “Il gran rifiuto”
2 commenti:
...certo si deve pur mangiare, ma non è vendendo libri che si realizza un sogno. A volte potrebbe essere pure peggio trovare un editore, che in qualche modo potrebbe condizionarti... Ogni espressione artistica è prima di tutto una necessità fisica. Se poi c'è qualcuno che si interessa a ciò che scrivi, meglio, altrimenti va bene lo stesso. E poi oggi ci sono mille modi per farsi conoscere anche senza un editore....
Esatto! Sto cominciando anche a pensare che in questi tempi "bui" sotto molti profili, chi scrive abbia un "dovere morale" di essere promotore di cultura, svago, intrattenimento, indipendentemente dai compensi. Cosa ne pensate?
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