Dopo aver dato una dozzina di punti, guardò
fuori di nuovo. Stepanic aveva appoggiato la pala al muro e stava o riposando o
tentando di riscaldarsi. Martin uscì sulla soglia e gli fece un cenno. - Entra·
disse - vieni a scaldarti. Devi avere un gran freddo.
- Che Dio ti benedica!- rispose Stepanic. Entrò, scuotendosi di
dosso la neve e si strofinò ben bene le scarpe al punto che barcollò e per poco
non cadde.
- Non è niente - gli disse Martin. - Siediti e prendi un po' di tè.
Riempì due boccali e ne porse uno all'ospite. Stepanic bevve d'un fiato. Era
chiaro che ne avrebbe gradito un altro po'. Martin gli riempi di nuovo il
bicchiere. Mentre bevevano, Martin continuava a guardar fuori della finestra.
- Stai aspettando qualcuno? - gli chiese il visitatore.
- Ieri sera- rispose Martin - stavo leggendo di quando Cristo andò
in casa di un fariseo che non lo accolse coi dovuti onori. Supponi che mi
succeda qualcosa di simile. Cosa non farei per accoglierlo! Poi, mentre
sonnecchiavo, ho udito qualcuno mormorare: "Guarda in strada domani,
perché io verrò".
Mentre Stepanic ascoltava, le lacrime gli rigavano le guance. - Grazie, Martin
Avdeic. Mi hai dato conforto per l'anima e per il corpo.
Stepanic se ne andò e Martin si sedette a cucire uno stivale.
Il Natale di Martin, di Leone Tolstoj
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