"Intanto eravamo
giunti al margine del bosco, segnato dalle grandi cavità sabbiose, dove dovevo
svoltare, per tornare a casa. Chi poteva sapere dove abitasse quel vecchio?
Dappertutto? Da nessuna parte? Neppure lui pareva intenzionato a proseguire; si
sedette invece su una sporgenza della frana e depose il pesante sacco.
Curiosa e impertinente
vi allungai la mano, ma mi spaventai non appena tentai di sollevarlo. Non si
poteva dire solo pesante, no, era quasi come il macigno su cui era posato, come
fuso con esso, impossibile da sollevare per forze umane. Fui colta allora da
grande compassione per il vecchio: “Posso ben immaginare che queste giornate
natalizie siano per Lei molto stancanti e faticose – esordii. – Posso anche
immaginare che a volte La colga improvviso il desiderio di esser messo a riposo. E dato che Lei, come mi diceva poco fa sulla panca d’aria, è
in grado di esaudire i Suoi desideri… allora capisco pure perché mai Lei
sostenga che fra poco dovremo cavarcela anche senza un Babbo Natale in
sovrappiù… Ma in fondo, caro e buon Babbo Natale, per Lei si tratta poi
soltanto di poche moleste giornate di superlavoro all’anno!”
Mentre sedeva
ripiegato su se stesso, fra le nubi che galoppavano nel vento, il vecchio si
era calato il cappuccio sul viso. Così seduto, d’improvviso mi parve
stranamente ingobbito.
“Ma guarda che
sciocchina mi doveva capitare! – andava intanto bofonchiando. – Come se fossero
importanti soltanto i vostri quattro giorni! E poi quanti desideri esistono anche solo nel vostro mondo umano, e
non in quello soltanto! E quanti non ne esprimono ancora i vispi piccolini tra
gli animali che se ne vogliono rallegrare senza bisogno di nessun Natale! Per
non parlare infine di qualsiasi pianticella! Non immagini quanto ci sia da fare in ogni minuto, anche solo per raccogliere le
liste dei desideri…”
Egli si
limitava a borbottare a bassa voce, tanto che non riuscivo più a intendere le
sue parole che, stranamente, si confondevano con il soffiare del vento. O
invece non poteva darsi che egli non dicesse più nulla alla fine, e che io non
udissi altro che la voce del vento che mi sibilava agli orecchi…?
Certo, in
realtà lui se ne restava lì a sedere, tutto raggomitolato per il riso
trattenuto, e dato che ora rideva per canzonarmi, siccome non voleva che me ne
accorgessi per non essere scortese, si curvava sempre di più su se stesso,
l’affabile Babbo Natale. Di tanto in tanto scorreva in cielo una nube, la
quale, nella luce incerta, mi rapiva il profilo del suo corpo più di quanto non
mi sembrasse ragionevole, finché, nella cavità sabbiosa, egli assunse l’aspetto
di un grigio spuntone di roccia sullo sfondo giallastro.
Intanto però
incominciai a sentirmi sempre più raggiante e felice, al punto che mi sedetti
accanto a lui, protesi la mano verso il suo mantello a pieghe e… toccai la
pietra. Il vecchio era scomparso, e al suo posto era rimasta solo la roccia su
cui era seduto. Il sacco c’era ancora. Di color verde, come poc’anzi, e
altrettanto morbido al tatto. Il suo contenuto però era stato inghiottito dalla
sabbia e non rimanevano che poche macchie grigioverdi di muschio a ricoprire un
piccolo rialzo.
Io comunque non
mi rendevo affatto conto che il mio vecchio così interessante si era dileguato
dopo essersi tramutato in roccia. Mi sentivo talmente felice e piena di giubilo
che avrei quasi continuato a riderci sopra, come se egli avesse improvvisato
un’allegra mascherata.
Ad ogni modo,
proprio questa grande felicità era il dono che lui mi aveva lasciato. Ed ecco
ora spuntare perfino un raggio di sole, come se il nostro astro avesse voluto
aiutarmi a scoprire quel che mi rimaneva di lui, che si era nascosto in qualche
angolino. Là, dietro gli abeti un tordo iniziò a fischiare, come succede ai
primi accenni di primavera; forse era stato ingannato dai tiepidi raggi di
sole… o forse gli era comparso dinanzi Babbo Natale, e quelli erano i suoi
conversari con lui? Perché lui si dava da fare anche tra i tordi, annotandosi i
loro desideri. Uno scoiattolo
color di ruggine diede, come un funambolo, la scalata a un ramo d’abete e,
sventagliando la sua folta codona, si arrampicò fin sulla cima. Lassù stavano
appese già delle pigne che la fitta cortina di aghi non lasciava prima
intravedere, e che ora, accarezzate dal sole, luccicavano come pigne natalizie.
E d’un tratto
io riuscii meglio a capire il mio Babbo Natale… come se egli mi
ammiccasse dall’alto, anzi: da ogni luogo! Compresi che egli è solo un nome che
serve a indicare tutto quanto v’è di piacevole nella vita, tutte le cose
gradevoli che capitano in noi o di cui noi possiamo essere ovunque gli
artefici. Pressappoco come le cicogne-porta-bambini rappresentano dei semplici
nomi per indicare il meraviglioso evento che si attua in virtù di una mamma.
Naturalmente quando i bambini desiderano qualcosa di totalmente irrealizzabile
– sia perché al di là della loro portata, sia perché i loro desideri sono
troppo pretenziosi – è facile che essi pensino che soltanto un portentoso Babbo
Natale potrebbe mettere le cose a posto, e si aspettino di vederlo comparire
con tutto il suo bravo armamentario di barba, cappuccio e sacco dei doni. Se
invece non solo la mensa natalizia è provvida di doni, ma ogni giorno reca con
sé copiose soddisfazioni, allora Babbo Natale non si farà più vedere, perché le
sue ordinazioni vanno avanti assolutamente da sole.
Ed ora
scommetto anche che indovinerete, senza tema di errori, dove stia di casa il
vero Babbo Natale, nonostante che sulla guida telefonica il suo indirizzo sia
registrato presso l’Ufficio postale di Charlottenburg. Avrete certo capito
com’egli abbia dovuto rendersi invisibile a poco a poco, dissolvendosi
completamente in ogni cosa bella e gentile, e come sia pur sempre a voi
vicinissimo, non solo un giorno all’anno, ma anche in ogni giorno della
settimana, perché egli si cela in tutto ciò che succede sotto gli occhi di
mamma e papà.
Adesso mi
domanderete come sia potuto capitare allora che proprio io abbia incontrato
Babbo Natale. Devo dirvelo sul serio? Beh, sarò sincera. Ecco, mentre me ne
uscivo dalla città e incominciavo a risalire verso casa mia sotto un vento
pungente, avevo anch’io un desiderio grande grande. E si trattava anche di un
desiderio irrealizzabile, come quelli dei bambini poveri davanti alle
bancarelle natalizie: desideravo trovarmi con voi.
Babbo Natale,
che sa quasi tutto, lo è certo venuto a sapere. Per questo si sedette, proprio
davanti al mio naso, sulla panca d’aria, in modo che non potessi fare a meno di
riconoscerlo. Esaudire il mio desiderio non poteva, perché non sono più una
bambina. Ma alla fine, quando si trasformò in uno spuntone di roccia, per
lasciare dietro di sé qualcosa ancora, oltre alla sabbia e al muschio, mi ha
regalato questa storia per voi. Quando fui tornata a casa, difatti, me la
ritrovai in tasca insieme alle candeline per l’albero."
Fiaba per il Natale, di Louise Andreas von Salomé