Tutto da cambiare, Tonino!

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giovedì 22 dicembre 2022

23 Dicembre - Calendario letterario dell'Avvento - Fiaba per il Natale, di Louise Andreas von Salomé

 

E voi? Avete mai visto Babbo Natale?

"Con le mie brave candele in tasca stavo uscendo dalla città e cominciavo a risalirmene verso casa, perché volevo tornare costeggiando i boschi della collina. Dopo alcune limpide giornate di sole, subito dopo mezzogiorno il cielo si era fatto nuvoloso, e tirava vento, accompagnato da qualche spruzzatina di fine pioggerella. Non mi stupii per nulla, quindi, al vedere un uomo con il cappuccio calato fin quasi sugli occhi. Era un vecchio di alta statura, con una folta chioma bianca e candide sopracciglia cespugliose; in mano teneva un bastone nodoso e sulle spalle una sacca verde poggiata sul mantello grigio a pieghe, dalle tasche rigonfie e ben vistose.

Mi meravigliai invece perché l’uomo con il cappuccio pareva seduto, a poca distanza da me, su una panca, proprio in un posto dove non riuscivo a ricordare di averne mai veduta una. Continuando a procedere non tardai a rendermi conto, con stupore inorridito, che di panche non v’era neanche l’ombra. Che quell’uomo, con tutto il suo pesante bagaglio, sedesse per aria?! Eppure sedeva in modo così stabile, e si appoggiava così comodamente (doveva addirittura essere una panca dotata di spalliera e per giunta imbottita), proprio come uno che si stesse riposando perfettamente a suo agio.

Tentai di sgattaiolare via passandogli dinanzi il più in fretta possibile, perché, francamente, mi mancava il respiro dal turbamento e dal raccapriccio. Ma poi pensai che la cosa peggiore è lasciarci alle spalle ciò che ci turba e preferii perciò voltarmi ancora una volta verso di lui. Dato però che ora dovevo per forza rendergli qualche spiegazione sul mio comportamento, profferii con voce tremante: “Scusi tanto, ma … lì dove Lei siede non vedo nessuna panca!”

Lui rise un poco, non tanto forte, solo tra sé e sé, ma abbastanza da scuotere le spalle. “È vero, non c’è – rispose affabilmente – o perlomeno non Le consiglierei di sedercisi, cara signora. Ma non crede che un povero Babbo Natale con tutte le sue letterine di desideri finirebbe stremato se non avesse neppure il potere di esaudire per se stesso un desiderio così piccino, come quello di procurarsi una panca quando è stanco? Sono preposto a questo incarico soltanto perché so come si fa… perché, come si dice, sono del mestiere.”

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"Intanto eravamo giunti al margine del bosco, segnato dalle grandi cavità sabbiose, dove dovevo svoltare, per tornare a casa. Chi poteva sapere dove abitasse quel vecchio? Dappertutto? Da nessuna parte? Neppure lui pareva intenzionato a proseguire; si sedette invece su una sporgenza della frana e depose il pesante sacco.

Curiosa e impertinente vi allungai la mano, ma mi spaventai non appena tentai di sollevarlo. Non si poteva dire solo pesante, no, era quasi come il macigno su cui era posato, come fuso con esso, impossibile da sollevare per forze umane. Fui colta allora da grande compassione per il vecchio: “Posso ben immaginare che queste giornate natalizie siano per Lei molto stancanti e faticose – esordii. – Posso anche immaginare che a volte La colga improvviso il desiderio di esser messo a riposo. E dato che Lei, come mi diceva poco fa sulla panca d’aria, è in grado di esaudire i Suoi desideri… allora capisco pure perché mai Lei sostenga che fra poco dovremo cavarcela anche senza un Babbo Natale in sovrappiù… Ma in fondo, caro e buon Babbo Natale, per Lei si tratta poi soltanto di poche moleste giornate di superlavoro all’anno!”

Mentre sedeva ripiegato su se stesso, fra le nubi che galoppavano nel vento, il vecchio si era calato il cappuccio sul viso. Così seduto, d’improvviso mi parve stranamente ingobbito.

“Ma guarda che sciocchina mi doveva capitare! – andava intanto bofonchiando. – Come se fossero importanti soltanto i vostri quattro giorni! E poi quanti desideri esistono anche solo nel vostro mondo umano, e non in quello soltanto! E quanti non ne esprimono ancora i vispi piccolini tra gli animali che se ne vogliono rallegrare senza bisogno di nessun Natale! Per non parlare infine di qualsiasi pianticella! Non immagini quanto ci sia da fare in ogni minuto, anche solo per raccogliere le liste dei desideri…”

Egli si limitava a borbottare a bassa voce, tanto che non riuscivo più a intendere le sue parole che, stranamente, si confondevano con il soffiare del vento. O invece non poteva darsi che egli non dicesse più nulla alla fine, e che io non udissi altro che la voce del vento che mi sibilava agli orecchi…?

Certo, in realtà lui se ne restava lì a sedere, tutto raggomitolato per il riso trattenuto, e dato che ora rideva per canzonarmi, siccome non voleva che me ne accorgessi per non essere scortese, si curvava sempre di più su se stesso, l’affabile Babbo Natale. Di tanto in tanto scorreva in cielo una nube, la quale, nella luce incerta, mi rapiva il profilo del suo corpo più di quanto non mi sembrasse ragionevole, finché, nella cavità sabbiosa, egli assunse l’aspetto di un grigio spuntone di roccia sullo sfondo giallastro.

Intanto però incominciai a sentirmi sempre più raggiante e felice, al punto che mi sedetti accanto a lui, protesi la mano verso il suo mantello a pieghe e… toccai la pietra. Il vecchio era scomparso, e al suo posto era rimasta solo la roccia su cui era seduto. Il sacco c’era ancora. Di color verde, come poc’anzi, e altrettanto morbido al tatto. Il suo contenuto però era stato inghiottito dalla sabbia e non rimanevano che poche macchie grigioverdi di muschio a ricoprire un piccolo rialzo.

Io comunque non mi rendevo affatto conto che il mio vecchio così interessante si era dileguato dopo essersi tramutato in roccia. Mi sentivo talmente felice e piena di giubilo che avrei quasi continuato a riderci sopra, come se egli avesse improvvisato un’allegra mascherata.

Ad ogni modo, proprio questa grande felicità era il dono che lui mi aveva lasciato. Ed ecco ora spuntare perfino un raggio di sole, come se il nostro astro avesse voluto aiutarmi a scoprire quel che mi rimaneva di lui, che si era nascosto in qualche angolino. Là, dietro gli abeti un tordo iniziò a fischiare, come succede ai primi accenni di primavera; forse era stato ingannato dai tiepidi raggi di sole… o forse gli era comparso dinanzi Babbo Natale, e quelli erano i suoi conversari con lui? Perché lui si dava da fare anche tra i tordi, annotandosi i loro desideri. Uno scoiattolo color di ruggine diede, come un funambolo, la scalata a un ramo d’abete e, sventagliando la sua folta codona, si arrampicò fin sulla cima. Lassù stavano appese già delle pigne che la fitta cortina di aghi non lasciava prima intravedere, e che ora, accarezzate dal sole, luccicavano come pigne natalizie.

E d’un tratto io riuscii meglio a capire il mio Babbo Natale… come se egli mi ammiccasse dall’alto, anzi: da ogni luogo! Compresi che egli è solo un nome che serve a indicare tutto quanto v’è di piacevole nella vita, tutte le cose gradevoli che capitano in noi o di cui noi possiamo essere ovunque gli artefici. Pressappoco come le cicogne-porta-bambini rappresentano dei semplici nomi per indicare il meraviglioso evento che si attua in virtù di una mamma. Naturalmente quando i bambini desiderano qualcosa di totalmente irrealizzabile – sia perché al di là della loro portata, sia perché i loro desideri sono troppo pretenziosi – è facile che essi pensino che soltanto un portentoso Babbo Natale potrebbe mettere le cose a posto, e si aspettino di vederlo comparire con tutto il suo bravo armamentario di barba, cappuccio e sacco dei doni. Se invece non solo la mensa natalizia è provvida di doni, ma ogni giorno reca con sé copiose soddisfazioni, allora Babbo Natale non si farà più vedere, perché le sue ordinazioni vanno avanti assolutamente da sole.

Ed ora scommetto anche che indovinerete, senza tema di errori, dove stia di casa il vero Babbo Natale, nonostante che sulla guida telefonica il suo indirizzo sia registrato presso l’Ufficio postale di Charlottenburg. Avrete certo capito com’egli abbia dovuto rendersi invisibile a poco a poco, dissolvendosi completamente in ogni cosa bella e gentile, e come sia pur sempre a voi vicinissimo, non solo un giorno all’anno, ma anche in ogni giorno della settimana, perché egli si cela in tutto ciò che succede sotto gli occhi di mamma e papà.

Adesso mi domanderete come sia potuto capitare allora che proprio io abbia incontrato Babbo Natale. Devo dirvelo sul serio? Beh, sarò sincera. Ecco, mentre me ne uscivo dalla città e incominciavo a risalire verso casa mia sotto un vento pungente, avevo anch’io un desiderio grande grande. E si trattava anche di un desiderio irrealizzabile, come quelli dei bambini poveri davanti alle bancarelle natalizie: desideravo trovarmi con voi.

Babbo Natale, che sa quasi tutto, lo è certo venuto a sapere. Per questo si sedette, proprio davanti al mio naso, sulla panca d’aria, in modo che non potessi fare a meno di riconoscerlo. Esaudire il mio desiderio non poteva, perché non sono più una bambina. Ma alla fine, quando si trasformò in uno spuntone di roccia, per lasciare dietro di sé qualcosa ancora, oltre alla sabbia e al muschio, mi ha regalato questa storia per voi. Quando fui tornata a casa, difatti, me la ritrovai in tasca insieme alle candeline per l’albero."

Fiaba per il Natale, di Louise Andreas von Salomé

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