Il Vecchio si lasciò andare contro lo schienale della poltrona e
squadrò William con aria vagamente canzonatoria. “Sally quest’anno non vuole
fare l’albero per il bambino. Non posso darle torto. Sono mesi che si sta
ammazzando di lavoro: l’esercito, la marina e non so ancora cos’altro. È stanca.
Forse le si sta spezzando il cuore. Ma, per tutti i diavoli dell’inferno, il
bambino avrà ugualmente il suo albero di Natale.”
William guardò il proprio orologio da polso.
“E’ un po’ tardi per andare a comperarne uno” disse. “Ma
naturalmente posso provare.”
Il Vecchio ridacchiò. “Hai sempre pensato di essere molto più
furbo di me, vero? Bene, non sono ancora un vecchio rimbambito. L’albero è
sulla veranda. Ho chiesto che lo consegnassero stasera. A meno che tu sia
troppo fiacco per tirarlo dentro!”
Anche William ridacchiò. Tre minuti più tardi l’albero era già al
suo posto in un angolo del salotto. William era sudato fradicio ma trionfante.
“In ogni caso, che questa guerra sia maledetta” esclamò il Vecchio
in tono concitato. “E maledetti anche quei pazzi che l’hanno voluta portare a
questo mondo. Adesso quello che mi ci vuole è proprio un branco di imbecilli
che vanno in giro a cantare “Pace in terra agli uomini di buona volontà!”
Neanche a farlo apposta, da
fuori giunse improvvisamente un coro di voci giovanili e William alzò con
cautela la tenda della finestra. Fuori, i ragazzi del coro della chiesa vicina si
erano messi a cantare, con i faccini ben puliti. Cantavano della pace, e del Re
della Pace che era nato per salvare il mondo, e il Vecchio rimase ad ascoltare.
Quando se ne furono andati, ebbe un sorrisetto imbarazzato.
“Beh, magari hanno ragione”
disse. “Presto o tardi la pace dovrà pur tornare. A ogni modo, cosa ne diresti
di bere un goccetto per fare un brindisi a questa idea?”. Bevvero insieme e in
silenzio, e fu come se tornassero a essere quelli che erano stati un anno
prima. Niente più padrone e servitore, ma due amici di vecchia data, contenti
anche soltanto di stare insieme.
Erano le undici passate
quando William si avviò verso il solaio dove erano riposti tutti i gingilli e
gli ornamenti per la decorazione dell’albero di Natale. Sally era ancora sveglia.
La poteva sentire muoversi nella sua camera. Per un momento rimase fuori ad
ascoltare, e gli sembrò che non fosse passato neanche un giorno dall’epoca in
cui aveva fatto la stessa cosa quando lei, ancora bambina, veniva spedita a
letto per punizione. Si fermava fuori da quella stessa porta e bussava piano.
Lei apriva e gli si buttava singhiozzando fra le braccia.
“Sono stata cattiva,
William!”
Lui la stringeva a sé e le
dava qualche colpetto affettuoso, di conforto, sulla piccola schiena ossuta.
“Su, su” diceva. “Non
prendertela troppo, Sally. Vediamo se William riesce a sistemare le cose.”
“La
vigilia di Natale del maggiordomo”, di Mary Roberts Rinehart
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