Tutto da cambiare, Tonino!

Tutto da cambiare, Tonino!
Tonino è cresciuto ed è a spasso nella rete! Se vuoi puoi seguirlo su Blook Intrecci nella rete. Leggi tutto il libro gratis a puntate! Qui trovi il primo capitolo: https://blookintreccinellarete.blogspot.com/2015/06/antonio-punto-e-capo-primo-capitolo-due.html

domenica 27 maggio 2012

Appunti di scrittura creativa - Cerchiamo nuove espressioni!

Qualcuno dice che se hai un buon personaggio in mente, questo ti porterà la storia. Durante un workshop di scrittura creativa, la scrittrice che teneva il corso ci invitava a scrivere, di getto, anche senza avere in mente niente di particolare. Diceva che la storia sarebbe nata comunque. Non so come si svolga il vostro processo creativo, ma per me questo modo di scrivere non funziona. Io ho bisogno di crearmi un personaggio, portarmelo a spasso per un po', chiedendomi chi sia, cosa pensi, cosa possa accadergli di particolare. Gli costruisco nella mente un carattere, una famiglia, un tessuto sociale. Cerco la sua voce, perché poi è con quella voce che devo scrivere, con quella testa, con quei sentimenti. Poi a volte lo "incontro" mentre sono in giro e penso a tutt'altro. Vedo qualcosa, o qualcuno, che mi fa scattare nella mente qualcosa. E la storia pian piano prende forma. Magari butto giù qualche appunto, frasi, scalette di avvenimenti, particolari. Faccio qualche ricerca se devo confrontarmi con argomenti che non conosco bene, cerco di frequentare i luoghi dove ambienterò la storia. Solo dopo inizio a scrivere, quando ho ben chiaro nella mia testa un quadro abbozzato. I particolari vengono dopo, quelli sì, è vero, vengono proprio scrivendo, certe idee felici, senza nemmeno averci ragionato troppo. Ma non dico che non mi piacerebbe prendere la penna o cominciare a picchiettare sulla tastiera e provare a scrivere qualcosa di getto. Il fatto è che non è facile trovare l'argomento. Una volta un editore mi faceva notare che ciò che scrivevo era molto reale: mancava un elemento fantastico, e trattandosi di libri destinati ai ragazzi pensava che fosse indispensabile. In effetti non ho quasi mai scritto fantasy. Forse è più un gusto mio personale, ma a me sembra che ormai ogni pietra magica sia già stata cercata e trovata, ogni bacchetta magica agitata, ogni regno virtuale attraversato in lungo e in largo. Insomma, il fantasy mi ha un po' stufata! E si diceva d'accordo con me anche una dipendente di una grossa libreria. "Macché fantasy, qui ci vogliono argomenti reali. E una dimostrazione è l'enorme successo del diario di una schiappa!". Sono d'accordo. Mi piace di più confrontarmi con la realtà, la quotidianità dei ragazzi, per mettere in risalto i problemi che possono incontrare. L'elemento fantastico lo riservo a storie destinate a bambini molto piccoli. Questo anche perché i bambini ed i ragazzi, specie oggigiorno, mi sembrano molto soli. Hanno molti oggetti materiali (anche troppi), ma poche ancore immateriali a cui aggrapparsi per diventare grandi. So che è la società moderna che impone tutto questo. Ma è una società sbagliata. Dovremmo tutti cercare di rallentare un po' e stare più vicini ai nostri figli. Del resto il compito di crescerli non si esaurisce dopo avergli dato da mangiare. E' un compito sociale, che richiede ben altre energie e soddisfacimento di bisogni, che il più delle volte non possiamo portare a termine efficacemente se non gli dedichiamo molto, molto, molto tempo. Così il libro può diventare un sistema per riflettere sul mondo di oggi, uno specchio della società e una sorta di amico-confidente-mentore. Una chiave per capire i propri problemi, potendosi immedesimare nei personaggi di un libro e trovare, a volte, una soluzione per superarli. Ma sto divagando … ciò che mi interessa focalizzare è il concetto di provare a scrivere tirando fuori una sorta di energia emozionale che possa essere percepita da chi legge, che schizzi fuori dalla pagina. Allora forse per fare questo dovremmo scrivere curandoci meno della tecnica e liberare la mente che cerca di controllare tutto, cercare forse nuove forme di espressione, un'impostazione più contenutistica e meno formale. Potrebbe essere una buona idea andare a rileggersi gli esperimenti che fecero i futuristi (come "Zang-tumb-tumb" di Filippo Tommaso Marinetti) o farsi trascinare dalle poesie di Rimbaud. Poi meditare il tutto qualche giorno, mescolare con cura e digerire. Poi, di nuovo, mettersi a scrivere con la nostra voce, e stare a vedere cosa succede.

 

In certi stati d'animo quasi sovrannaturali, la profondità della vita si rivela interamente nello spettacolo che si ha davanti agli occhi. Baudelaire    

 

S.A.L. 2 GRAZIE!

Dopo esserci specializzati nel saluto la settimana scorsa (ho avuto una notevole soddisfazione: il soggetto più riottoso venerdì mi ha visto di lontano, si è "preparato" e quando gli sono passata davanti, per primo (!) ha alzato la testa e mi ha detto, contento, "Ciao, buongiorno!". Sorriso a 32 denti mio, di risposta, con il buongiorno di rito … mi veniva da ridere mentre andavo in ufficio, perché l'ho considerato un gran successo!
Questa settimana invece ci dedichiamo al "grazie". Non dico di sommergere di ringraziamenti inopportuni e ridondanti i nostri amici e conoscenti, ma di ricordarci di ringraziare. Pensiamoci: può essere che qualcuno faccia qualcosa per noi, che noi diamo per scontata, ma che scontata non è? Lo abbiamo mai ringraziato? Magari ci sono anche favori piccoli, di cui beneficiamo quasi senza accorgercene. Un librettino di galateo che avevo trovato in casa da bambina (adesso non so che fine abbia fatto, sarebbe gustosissimo leggerlo adesso e fare il confronto con il modo di comportarsi odierno) diceva ad esempio che dopo un invito a cena si doveva ringraziare la padrona di casa, il giorno dopo, con un bigliettino per la bella serata trascorsa, accompagnandolo con un mazzo di fiori. Anche ai nostri bambini, cerchiamo di insegnare questa "parolina magica", come si chiama oggigiorno nelle scuole materne, magari dando l'esempio, per primi. Mi vengono in mente due episodi in proposito. Uno è successo due anni fa in gelateria con mia nipote: lei si avvicinò al banco e disse più o meno così: Buongiorno. Vorrei un cono per favore, con cioccolata e menta. Grazie". La ragazza le preparò il cono e poi le sorrise e le disse: "Sei una bambina molto educata, sai? Non capita spesso di sentirsi parlare così gentilmente". L'altro episodio invece è successo più di quindici anni fa. Quando entrai a lavorare io e altri giovani ragazzi, assunti con me, venimmo "affidati" ad una collega veramente preparata e competente, affinchè ci insegnasse il lavoro. E malgrado il suo carattere difficile e il suo comportamento non troppo rispettoso verso di noi, era veramente un'"insegnante" preparata (che fu un periodo duro è innegabile, fra noi dicevamo che stavamo facendo degli anni di militare ….). Per questo posso affermare che tutto quello che imparai in quei due anni lo devo a lei e alla mia volontà. Così, dopo diversi anni, quando andò in pensione, mi sembrò naturale e giusto andare da lei e ringraziarla per tutto quello che mi aveva insegnato. Ricordo che le vennero le lacrime agli occhi, poi mi guardò e disse solo "prego".
La gentilezza, quindi, quando non è piaggeria, è un meraviglioso balsamo di cui tutti abbiamo bisogno. Proviamo ad essere davvero gentili in questa settimana (anche in famiglia, per non dare credito a quel detto "la troppa confidenza finisce a malacreanza") e stiamo a vedere cosa succede! A proposito, se qualcuno di voi segue questi miei S.A.L. e li mette in pratica con me, mi piacerebbe che mi scrivesse qualche commento: cosa ne pensate? Qualcosa cambia, anche in piccolo, dentro e intorno a voi?     


"Ed io ringrazio tutti ora. Ringrazio te per il primo, mio buon maestro, che sei stato così indulgente e affettuoso con me, e per cui fu una fatica ogni cognizione nuova di cui ora mi rallegro e mi vanto. Ringrazio te, Derossi, mio ammirabile compagno, che con le tue spiegazioni pronte e gentili m'hai fatto capire tante volte delle cose difficili e superare degli intoppi agli esami; e te pure Stardi, bravo e forte, che m'hai mostrato come una volontà di ferro riesca a tutto; e te, Garrone buono e generoso, che fai generosi e buoni tutti quelli che ti conoscono; e anche voi Precossi e Coretti, che m'avete sempre dato l'esempio del coraggio nei patimenti e della serenità nel lavoro; … Ma sopra tutto ringrazio te, padre mio, .. mio primo maestro, mio primo amico, che m'hai dato tanti buoni consigli e insegnato tante cose, …; e te, dolce madre mia, mio angelo custode …che hai goduto di tutte le miei gioie e sofferto di tutte le mie amarezze, che hai studiato, faticato, pianto con me …" – da "Cuore" - Edmondo De Amicis

lunedì 21 maggio 2012

Il "detective dell'arte" a Casa Rodolfo Siviero

Ieri sono stata con mio figlio a Casa Siviero, sul Lungarno Serristori, per farlo partecipare ad un gioco organizzato dalla Regione Toscana.
L’attività era ispirata al lavoro svolto da Rodolfo Siviero come agente segreto e, dopo una breve introduzione fatta dalle operatrici per spiegare chi era Siviero e il periodo storico nel quale visse e lavorò, siamo entrati nella Casa. Ciascun bambino ha avuto un diverso indizio misterioso e, con quello, ognuno di loro doveva cercare di individuare una particolare opera custodita nella Casa. Dopo averla trovata, dovevano disegnarla e osservarla bene per descriverla fin nei minimi particolari (hanno infatti spiegato ai bambini quanto fosse importante, per recuperare le opere d’arte trafugate, il fatto di conoscerle e poterle ricordare fin nei più piccoli dettagli). E’ stato divertente anche per noi adulti, seguirli nelle varie stanze e tenerli d’occhio mentre si impegnavano con entusiasmo per portare a termine il lavoro assegnato come 007 dell’arte!
Finito il gioco, ci sono state le premiazioni e a conclusione di tutto siamo di nuovo rientrati per un’ulteriore visita. A parte la felicissima posizione nella quale si trova la palazzina, camminando per quelle stanze si respira un’atmosfera particolare, si avverte un’emozione sottile, un batticuore, quasi … sarà che pensi alla sua vita avventurosa, sarà che ti vedi circondata dall’arte, di più: da un arte profondamente amata, sarà che te lo immagini camminare lì accanto a te o, nello studio o in sala da pranzo, immagini incontri segreti della Resistenza … insomma, un luogo sicuramente affascinante, che merita una visita. E come al solito, un’occasione per portare con noi i nostri figli, e insegnargli l’amore per l’arte. Se poi volete cimentarvi anche voi in un gioco da detective, su www.museocasasiviero.it è presente una versione del gioco on-line, che permette di ricevere un piccolo premio ... non sorridete pensando sia facilissimo: non è affatto un gioco da ragazzi!!! ;-)

(Tornando a casa, ovviamente, mio figlio mi ha detto che da grande farà l’Agente Segreto esperto in recupero di opere d’arte ... Chi l’avrebbe mai detto?!?! J )

Casa Siviero – Lungarno Serristori, 1/3 – Tel. 055 23 45 219 – orario di apertura: DO e LU 10.00-13.00; SA 10.00-18.00 – ingresso libero
Verificate comunque gli orari perché possono cambiare nel periodo estivo – casasiviero@regione.toscana.it
Il primo sabato di ottobre 2012 riprenderà l’attività per bambini “il detective dell’arte”.

venerdì 18 maggio 2012

S.A.L. 1: BUONGIORNO!

E’ vero, hai proprio ragione! E’ frustrante entrare ad esempio in una sala d’aspetto dicendo “buongiorno” e sentire come risposta il silenzio assoluto. Di più: un silenzio agghiacciante! Oppure un bofonchio indistinto, uno snort o uno sgrunt, come essere piombati di colpo a Paperopoli! Allora, ti viene da pensare qualcosa tipo “sai che? La prossima volta non saluto più nemmeno io, tanto …. “ Anche nei luoghi di lavoro, negli uffici pubblici, qualcuno sgrana quasi gli occhi se entrando saluti! La tentazione di adeguarsi al malcostume allora ti prende, e forte. Anche perché a volte sei stanco, in ritardo, irritato e la mancanza di risposta riesce solo a renderti astioso! Ne parlavo tempo fa anche con la mia amica e collega e anche lei si stava stancando di salutare a vuoto e stava pensando di mollare (“che saluto, l’aria?!?! Ti fanno anche sentire una scema!”). Invece, prima azione di gruppo: NON MOLLIAMO! Recuperiamo quel minimo di educazione e di saper stare con la gente e continuiamo a salutare. Anzi, meglio! Diventiamo specialisti del saluto. Quando entriamo in un posto, possibilmente guardiamo dritto in faccia una persona, facciamo un bel sorriso, una bella voce chiara e squillante e inondiamo la stanza del nostro “Buongiorno” (magari no se siamo in biblioteca … ;-) ). A volte mi è venuto di pensare che forse anche il saluto deve avere un po’ di verve e allegria, altrimenti se bofonchiamo pure noi, magari non invogliamo nemmeno gli altri a risponderci. A me è capitato di incaponirmi con dei soggetti piuttosto ostici. Allora mi ingegno: non solo continuo a salutare, ma ci metto pure il carico da undici, e aggiungo qualche frase (“che giornata oggi, eh?” oppure “passata la tosse?” che presuppone un minimo di conoscenza però) il tutto condito da un bel sorriso. Ma i migliori e più gustosi sono quelli che fingono di non vederti pur di non perder tempo in simili facezie. Allora la tattica è fredda e fulminea: lì per lì li illudi di essersi mimetizzati, poi quando sei a portata di mano, ti fermi di botto e sferri il tuo saluto. Li vedrai un attimo spiazzati, ma non potranno fare a meno di alzare la testa che tenevano in borsa, nella manica o nelle scarpe e rispondere al saluto! “Ciao” risponderanno un po’ basiti (ma forse in fondo anche contenti, chissà … a volte qualcuno vuole solo essere stanato) “non ti avevo visto …” (come avrebbero potuto così arrotolati su se stessi?!?!). Ah, se proprio vogliamo essere sublimi, con le persone che conosciamo (e che magari rispondono di solito con entusiasmo) usiamo la chicca di aggiungere il nome. Buongiorno Maria! Buongiorno Giuseppe! Sono saluti che assomigliano un po’ a delle carezze …

mercoledì 16 maggio 2012

Di cosa parla questo blog?!?!

Bene o male mi sto chiedendo: ma qualcuno si sta domandando di cosa parla questo blog? Devo dargli un’impostazione più definita?. Beh, in realtà quando l’ho aperto, l’ho fatto “di pancia”, come si dice qui da me, ovvero con tutto il sentimento, ma senza starci poi tanto a ragionare. Avevo pensato ad un “contenitore” di idee, esperienze, appunti su quello che mi interessa. Però adesso mi sta venendo in mente di organizzare delle micro sezioni, ovvero:

-         Idee e progetti da attuare “tutti insieme” (con voi quindi che passate di qui a leggere, abitualmente o di tanto in tanto). Una sorta di idee positive e rilassanti da attuare in gruppo, anche senza conoscerci, per rendere la nostra città, il nostro paese, il nostro borgo … beh, ma perché non pensare in grande: il nostro mondo, migliore (!!!). Eppure piccole azioni positive possono davvero cambiare qualcosa, se non altro cambiare volto alla nostra giornata e farci sentire bene con noi stessi; chiamerò questi post S.A.L. (acronimo per “stato avanzamento lavori”);

-         Appunti di Scrittura invece saranno post che nasceranno dalla miriade di fogliettini e quadernetti riempiti di idee, esercizi, osservazioni, corsi e letture sulla passione di scrivere che ho raccolto finora … (almeno potrò razionalizzarli una buona volta!)

Ovvio che ci sarà sempre spazio per post che non hanno nessuna attinenza con i primi due punti e che nasceranno come margheritine nei campi a primavera … dopotutto il blog non è un diario?!?!

Se non potete essere un albero, siate un cespuglio. Se non potete essere una via maestra, siate un sentiero. Se non potete essere il sole, siate una stella. Cercate di essere sempre il meglio di ciò che siete.

martedì 15 maggio 2012

Il Museo del Soldatino a Calenzano


Tempo fa spippolando su internet ho trovato per caso il sito del museo del figurino storico a Calenzano! Che scoperta per me! Non ne sapevo assolutamente niente e dato che sono sempre a caccia di novità e posti interessanti dove portare i bambini, mi sono data da fare e ho organizzato la “gita”. Prima fermata al Parco del Neto, a Settimello, dove abbiamo fatto una passeggiata e ci siamo incantati a osservare gli animali. Una buffa tartaruga ci ha studiato di lontano e poi, lenta lenta ma costante, si è avvicinata a scrutarci meglio: ha sollevato il capino verso di noi, storcendo un po’ il collo e poi se n’è tornata di nuovo verso il laghetto. Poi abbiamo ripreso la macchina e siamo andati al Museo, che si trova in Via del Castello. Abbiamo parcheggiato subito fuori le mura, da dove si vede, lontano lontano, il Duomo di Firenze. Quindi siamo entrati nel borgo medievale. Che sogno! Subito la mente è andata a immaginare dame, cavalieri, soldati a passeggio in quelle stesse vie … e quando siamo entrati nel museo ci siamo sentiti subito accolti con entusiasmo dagli operatori. Uno di loro ci ha accompagnato nelle sale, spiegandoci i vari periodi storici in mostra e permettendo anche a mio figlio di tenere in mano delle lance e delle spade (ovviamente sotto sorveglianza!). Il bello di questo museo è che mostra oggetti che puoi toccare e provare (tipo anche una maschera antigas della guerra). Offre quindi un’esperienza che ti coinvolge da più punti di vista e ti fornisce spunti ludici e di approfondimento scientifico. I bambini sono dapprima catturati da soldatini di tutti i tipi: in stagno, plastica, piombo (passando dall’antichità al medioevo, al periodo napoleonico fino al Risorgimento e alla prima e seconda guerra mondiale) e poi pian piano interessati alla vita (dura) dei cavalieri e delle loro pesantissime armature (“alla tua età” – ha detto l’operatore a mio figlio –“ avresti iniziato ad apprendere l’arte del combattimento lontano da casa, per tornarci verso i quindici anni, una volta dimostrato che avevi davvero imparato a combattere e a saper reggere l’armatura"). Ci ha poi spiegato ad esempio che i nobili avevano dei segni di riconoscimento sulle armature, motivo per cui in battaglia non venivano uccisi, ma catturati, per chiedere un riscatto. Il soldato che catturava un nobile doveva però cederlo al suo superiore (anch’esso nobile) in modo che il riscatto fosse pagato fra “pari rango”. Al soldato sarebbe spettata solo una percentuale. Ci hanno poi mostrato degli ordigni e spiegato il funzionamento delle bombe a mano e di una maschera antigas, mostrato dei letti da campo, delle foto dell’epoca. Tutto questo, ci spiegava l’operatore, non per incitare alla guerra, quanto per far capire ai ragazzi di oggi, particolarmente “sbinati” dalla realtà (basta pensare ai vari videogiochi violenti o ai rapporti nella società in cui viviamo, spesso troppo virtuali) quanto male si sia fatto in passato con le guerre e la violenza. Insomma, ti viene voglia di studiare a fondo la storia! E vi assicuro che stareste tutto il pomeriggio ad ascoltare le spiegazioni. E poi una piccola chicca per me, che per la prima volta in vita mia ho visto i soldatini in stagno piatti, colorati ad olio e da colorare (che diorami accurati!).

Museo Comunale del Figurino storico – Via del Castello, 7 – Calenzano (FI) –

Tel. 055 0500 234 – aperto da LU a DO 16.30-19.30 (SA e DO anche 10-12.30) -
ingresso libero 

“Chi non ricorda la storia è condannato a riviverla”.   

venerdì 4 maggio 2012

Esercizi di creatività


Mercoledì sono andata col mio bambino alla Libreria Puntifermi in Via Boccaccio, alle Cure. Avevano organizzato una bella attività in collaborazione con Palazzo Strozzi. Una simpatica signora ha proposto al piccolo gruppo che avevamo formato un gioco: aveva delle carte che raffiguravano i dipinti attualmente in mostra a Palazzo Strozzi. Ciascuno di noi doveva pescare una carta coperta e con i dipinti che ci erano capitati dovevamo inventare delle storie, tutti insieme. Ottimo esercizio per i bimbi, che li sollecitava a osservare bene le riproduzioni dei quadri, dovendo descriverle e li spronava a leggere nei volti ritratti caratteristiche e particolarità per accendere la fantasia. In poco più di un’ora siamo riusciti ad inventare tre storie, e i bambini si sono divertiti moltissimo e sono spesso scoppiati in sonore risate (la fantasia dei bambini a volte è esilarante e “catastrofica”). La signora che guidava l’attività alla fine ci ha fatto i complimenti ed era compiaciuta che anche noi mamme ci fossimo messe completamente in gioco (in effetti, mi sono divertita per davvero e non è stato certo un sacrificio per me!). Mi è venuto in mente che quando andavo alle superiori una volta feci un tema, ben riuscito, partendo dall’immagine di un dipinto di Van Gogh proposto dalla professoressa. Purtroppo non riesco a ricordarmi la storia che avevo inventato, sarebbe stato carino riscriverla oggi. E ovviamente il gioco richiamava alla mente tutte le letture fatte su Rodari e il suo “binomio fantastico” (che bella la “Grammatica della fantasia”!). La signora ci ha anche detto che fra qualche giorno troveremo sul sito della Fondazione Palazzo Strozzi le storie che abbiamo inventato tutti insieme e che lei proverà a riscrivere fedelmente. Ottima esperienza dunque: un’idea da rispolverare per scrivere nuovi racconti, per accendere la fantasia, per far imparare ai bambini l’arte di osservare, per assaporare la bellezza di dilatare il tempo stando seduti in cerchio a creare storie.