Foto di Negative Space da www.pexels.com |
"Dovunque arrivassero, era il medesimo spettacolo. Andare e venire, comprare o impaccare, spedire e ricevere, imballare e sballare, chiamare e rispondere. E tutti guardavano continuamente l'orologio, tutti correvano, tutti ansimavano col terrore di non fare in tempo e qualcuno crollava, boccheggiando, sotto la incalzante marea di pacchi, plichi, cartoncini, calendari strenne, telegrammi, lettere, carte, biglietti, eccetera.
"Mi avevi detto" osservò il bue "che era la festa della serenità, della pace, del riposo dell'animo."
"Già" rispose l'asinello. "Una volta era così. Ma da qualche anno, all'avvicinarsi del Natale, gli uomini vengono morsi da una misteriosa tarantola e non capiscono più niente. Ascoltali, del resto".
Il bue ascoltò, stupito. Per le strade, nei negozi, negli uffici, nelle fabbriche, uomini e donne parlavano fitto fitto scambiandosi l'un l'altro, come automi, delle monotone formule: buon Natale, auguri, auguri, a lei, grazie altrettanto, auguri, auguri, felici feste, grazie, auguri, auguri, auguri. Era un brusio che riempiva la città.
"Ma ci credono?" chiese il bue. "Lo dicono sul serio? Vogliono veramente così bene al prossimo?".
L'asinello tacque."
Dino Buzzati, da "Troppo Natale"
Prendiamoci il giusto tempo per augurare, davvero, buon Natale, aggiungendo all'augurio uno sguardo sincero, un sorriso, un abbraccio.
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