Foto di Jakub Zerdzicki www.pexels.com |
"L'aria era più gelida, più pungente del pomeriggio. Per effetto stesso della temperatura, o anche perché il numero dei passanti era minore, la neve e il fango parevano essersi induriti in una crosta ghiacciata e croccante. Il professor Comorio, il collo bene avvolto nella sciarpa di cashmere, la mano appoggiata al fedele bastone dal pomo d'argento, attraversò piazza San Carlo, avvertendo come un principio di dolcezza: una sensazione lieve, dimenticata, ormai insperata.
Erano le ultime ore della vigilia di Natale. E le luci basse, la quiete e lo spazio, che dilagavano improvvisi per la città, parevano riportarla indietro magicamente, verso il sogno assurdo del professore.
Le campane suonavano, nell'aria ferma e gelida, con un timbro particolare, struggente, diverso, che andava diritto al cuore. Le campane di San Carlo e le campane di Santa Cristina. Rispondevano da tutte le direzioni le campane delle altre chiese. Il professor Comorio si voltava adagio intorno, parendogli quasi di riconoscere la voce di ciascuna: San Filippo, San Tommaso, Santa Teresa, la Visitazione. Attraverso le campane sentiva attorno a sé la sua città, quasi una madre che lo stringesse con le sue braccia amorosamente: era una sensazione ineffabile di fiducia e di abbandono, di oblìo, di pace.
All'angolo di via Lagrange, il tabacchino si interruppe di tirar giù la saracinesca per salutarlo:
"Cerea, sur prufessur ... Bun Natal."
"Bun Natal a chiel."
Mario Soldati, "L'ultimo torinese" (da "55 novelle per l'inverno")
Perché non andate ad ascoltare un bel concerto di Natale? In ogni città, in questo periodo, ne vengono organizzati molti. Cercate quello che fa per voi e gustatevelo, senza fretta. Nessuno vuole venire con voi? Andate da soli!
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