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Fatima è un modesto borgo dell’Estremadura, che fino al 1997 non aveva ancora lo status di città, eppure ogni anno milioni di fedeli vi si recano in pellegrinaggio, in seguito all’apparizione della Vergine Maria a tre pastorelli (il 13 maggio 1917).
Quello che mi ha colpito particolarmente di questo luogo è stata l’estrema compostezza delle persone presenti.
Siamo arrivati nel tardo pomeriggio, per cui il piazzale non era particolarmente gremito. Abbiamo visitato la Basilica del Santuario, dove sono custodite le spoglie dei pastorelli che assistettero alle apparizioni: Francisco, Giacinta e Lucia. I bambini raccontarono che una nube era scesa verso di loro e che si era poi dissolta, rivelando la presenza di una signora completamente vestita di bianco, che chiese loro di pregare per la pace del mondo intero. Le apparizioni durarono sei mesi, a cadenza regolare, durante le quali i bambini ebbero delle rivelazioni circa alcuni eventi futuri.
Per la visita della Basilica abbiamo seguito un percorso prestabilito che portava a fare il giro della stessa ma, a mio parere, più che visitare il luogo, ne vanno assorbite le sensazioni. In realtà, il fulcro del Santuario e la prima costruzione del complesso è la Cappella delle apparizioni, sormontata da una cupola in vetro: segna il luogo esatto delle apparizioni, con una colonna di marmo su cui poggia la statua della Vergine.
Appena fuori dalla Cappella delle apparizioni abbiamo visto alcuni devoti che attraversavano il piazzale in ginocchio, lungo una striscia di marmo bianco, in segno di penitenza.
Al lato opposto della Basilica originaria sorge la Basilica della Santissima Trinità, inaugurata nel 2007 per accogliere il gran numero di pellegrini che assistono alla Messa. Dall’insolita forma circolare, realizzata con pietra proveniente da questa regione, di colore “bianco del mare”, ha una capacità di 8.633 posti a sedere e il pavimento è stato progettato per eliminare qualsiasi "barriera" per le persone con difficoltà motorie. Malgrado sia un’architettura moderna, è questa la struttura che mi ha colpita di più: la parete del presbiterio è ricoperta completamente da un grande mosaico dorato che crea degli splendidi giochi di luce, su cui sono raffigurati la Madonna con Giacinta, Francesco e Lucia, santi, apostoli e arcangeli. Tra i santi emergono Santa Elisabetta di Portogallo e Santa Teresa di Calcutta. Ma è il crocefisso quello che ha rubato di più il mio sguardo: l’ho trovato splendido. Facendo delle ricerche, ho scoperto che è opera di una scultrice irlandese, Catherine Greene, che ha realizzato questo crocefisso di dimensioni notevoli: la figura di Cristo è alta cinque metri, sospesa su un unico cavo metallico! Mi ha colpito il fatto che il volto di Cristo non sia stravolto dalla sofferenza, ma abbia un’espressione che emana serenità e pace e che abbia dei tratti fisionomici particolari, quasi che l’artista abbia voluto riassumere in un unico volto caratteristiche di diverse etnie.
Dopo cena abbiamo partecipato alla fiaccolata serale, in un’atmosfera raccolta e toccante.
Dopo uno sguardo a qualche negozio nei
dintorni dell’albergo abbiamo deciso di andare a letto per concederci un buon
sonno: domani ci aspettano Porto e Guimarães (e più di duecento chilometri di
strada da fare).
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