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giovedì 28 gennaio 2016

"La porta di Anne", di Guia Risari

 

Guia Risari torna a parlarci di storia nel suo nuovo libro, uscito da poco per Mondadori. Lo fa partendo dalla nota vicenda di Anna Frank, ma colmando un vuoto e dando uno spessore diverso alle persone che vissero con lei nell’Alloggio Segreto, prima della cattura. Ogni capitolo ci offre la possibilità di entrare nella mente di un personaggio diverso, immergerci nei suoi pensieri, nelle sue nostalgie, nei suoi stratagemmi per arginare la paura e la disperazione. Incontriamo la famiglia di Anna: Otto, Edith e sua sorella Margot, e le altre persone che in poco più di due anni costituirono un nucleo ordinato e compatto, capace di supportarsi a vicenda: Fritz Pfeffer, Peter, Hermann e August Van Pels. Il lettore sa che di lì a poco i clandestini saranno arrestati, e questo rende ancora più toccante l’assistere alle poche ore che li separano da Karl Joseph Silberbauer, il sottufficiale austriaco che fu incaricato di stanarli. Ma nei pensieri, nei quali entriamo di soppiatto, complici le semplici e potenti illustrazioni a matita di Arianna Floris, ci accorgiamo che non regna solo la paura. C’è posto per la speranza, la forza, la volontà: in fondo gli alleati stanno per arrivare, no? In fondo Radio Londra trasmette notizie incoraggianti. Sembra che ciascuno tragga forza dall’attaccarsi maggiormente a ciò che ama, a impegnarsi per migliorare e per arginare quella voglia sottile e potente di spalancare quella porta che li nasconde al mondo esterno e tornare a respirare, a sentire la carezza dei raggi del sole. Vivere una vita normale, d’un tratto, è un lusso che non si possono più permettere. Ma sono tenaci, resilienti: studiano, pensano al futuro, sognano un riscatto dalla sofferenza, indovinano l’amore in soffitta … ma non solo, l’istinto di conservazione li spinge anche a pensare al cinema, alle attrici, alle pettinature, alla moda. Anna nel frattempo scrive il suo diario e sogna di diventare una scrittrice. Intorno a loro si muovono Miep e Bep, impiegate nella ditta di Otto Frank, due giovani donne coraggiose che aiutano i clandestini: fanno la spesa per loro, li riforniscono di libri, portano le lettere di Fritz alla fidanzata, procurano abiti e medicine, fungono da prestanome per i corsi di stenografia e latino che seguono i ragazzi. Dopo l’arresto, saranno proprio loro a raccogliere i libri e le carte di Anne e a restare in contatto con Otto Frank, aiutandolo a gestire le pubblicazioni e i film ispirati all’Alloggio segreto.

Quando la storia si chiude, il libro va avanti. Troviamo una sezione dedicata alla planimetria dell’edificio in Prinsengracht 263, il rifugio di Anna e dei suoi compagni, e la ricostruzione di una giornata tipo della loro vita. Segue una cronologia storica, che aiuta i ragazzi a collocare gli avvenimenti, per avere un quadro più chiaro della situazione. Queste ultime pagine sono un invito, di questa scrittrice così sensibile, a proseguire, andare oltre. Un invito a capire, voler conoscere, riflettere. Mentre scrivo, penso che fra pochi minuti sarà il 28 gennaio, e il giorno della memoria sarà passato, divorato dalla fretta con la quale viviamo. Oppure no.

«Vedi, micetto, a differenza di te, io non me ne starò sdraiato tutto il giorno a ronfare, interrompendomi solo per dare la caccia a un paio di topini denutriti. Devo continuare a darmi da fare, a studiare, a esercitarmi, anche in questo nascondiglio. La vita non è tutta qui, in pochi metri quadrati. Prima o poi torneremo là fuori, e allora dovrò esser pronto. A far cosa? Prima di tutto, dovrò conoscere la storia. Senza sapere chi c’è stato prima e cos’ha fatto nessuno può realmente stabilire se sta agendo meglio o peggio. Ci sono lezioni nel passato che è meglio imparare, credimi. La vita non è solo istinto. Poi devo assolutamente farmi un’idea più precisa della geografia, non solo di questo strano, piccolo Paese, ma dell’Europa, del mondo.
Ricordati che, quando questa dannata guerra sarà finita, tu e io, Mouschi, ci trasferiremo nelle Indie olandesi. Sì: vivremo nelle piantagioni e spediremo a casa lunghe lettere in cui racconteremo a mamma e papà come viviamo bene e quanto ci divertiamo. Io intaglierò mobili e oggetti d’arte e insegnerò ai giovani a utilizzare gli strumenti da falegname. Tu andrai a zonzo tutto il giorno. Anche per questo dovrò perfezionarmi nelle lingue. How do you do? How do you do. Sembra facile, ma non lo è. Da scrivere non è poi così complesso. È la pronuncia che non si riesce a indovinare. My name is Peter and I come from Holland. What’s your name?»
Mouschi ripose con un miagolio.

“La porta di Anne”, Guia Risari

“È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.
Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.”
“Diario”, Anne Frank

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