Di Garlando mi aveva già parlato mia nipote, quando a scuola
aveva letto “Per questo mi chiamo Giovanni”. Le fecero fare una relazione e me
la fece leggere. Benché in quel periodo fosse ancora alle elementari, mi colpì
il fatto che il libro le avesse lasciato “addosso” tanto. Uno degli scopi per i
quali leggiamo, è senz’altro il divertimento e l’evasione, ma ci sono libri che
ci chiedono un impegno in più. Ci chiedono di accendere la curiosità, la voglia
di capire, di penetrare il reale, i fatti quotidiani.
“L’estate che conobbi il Che” parla del passaggio dall’infanzia
all’età adulta di Cesare, dodicenne di famiglia benestante (“da noi tutto era
grande, a cominciare dalla villa di quindici stanze … e dal parco enorme che
digradava verso un bosco”). Il momento in cui tutto cambia è proprio il
compleanno di Cesare: il nonno ha un malore, dei cinquanta amici invitati si
presentano solo in quindici, sua sorella marcia per casa con una misteriosa
espressione da guerra … Cesare comincia ad avere la sensazione che tutti
sappiano qualcosa che invece a lui viene nascosta. Il ragazzo dovrà fare dei “viaggi”,
fisici e mentali, per diventare grande, mentre intorno a lui si muoveranno una
donna di servizio colombiana e la sua incantevole e tenace figlia Blanca, l’amico
del cuore che, ancora inconsapevole, dovrà trovare nuovi equilibri, un padre “tagliatore
di teste”, una madre chirurgo di fama, e un nonno pieno di sorprese … sarà
proprio nonno Riccardo che farà conoscere la storia di Che Guevara al nipote e
aprirà nella mente di Cesare scenari inconsueti. Perché ciò che dovremo fare
con i giovani è proprio presentargli i fatti, i personaggi, le esperienze,
in modo che poi possano formarsi una loro
idea, basandosi sui loro ragionamenti. Renderli in grado, come dice Garlando, di
“estrarre i principi attivi … Il resto è buccia”.
Non voglio svelarvi niente di più della storia, per non
rovinare il piacere della lettura. Vi auguro di trovare, alla fine del libro,
il vostro “principio attivo”, e magari la voglia di parlare e confrontarvi con
gli amici, i professori, gli adulti. Chissà che non abbiate qualcosa da insegnarci?
Età consigliata: da 10 anni
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