Tutto da cambiare, Tonino!

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venerdì 19 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 19 dicembre 2025

Harry Bush, "L'albero di Natale", 1933



A me da molti anni succede di pensare ogni anno a Natale le stesse cose, e cioè: che avendo io avuto pochi giocattoli nell'infanzia ed essendo cresciuta in una famiglia dove si dava poca importanza alle feste e alle tradizioni, ho custodito in me a lungo l'idea di un Natale prezioso, celebrato e felice, idea puntualmente ogni anno, nell'infanzia, delusa e distrutta; che forse per questo a Natale mi butto a comprare giocattoli e regali spendendo moltissimi soldi e sentendomi subito in colpa. Sono io sola a trovare le feste fosche e faticose per mia vecchiaia, pessimismo e malinconia o sono fosche e faticose per tutti? 

Nell'infanzia, cominciavo ad aspettare il Natale e spiavo i segni della sua comparsa nella città. Custodivo e carezzavo dentro di me una folla di immagini natalizie, abeti e paesaggi nevosi e cieli notturni tempestati di stelle.   

Il giorno di Natale, svegliandomi avevo sul mio letto qualche piccolo regalo, e mia madre mi diceva che l'aveva portato Gesù Bambino. Era poco, mi diceva mia madre, perché Gesù Bambino aveva pochissimi soldi quando passava per casa nostra. Io trovavo molto strano che Gesù Bambino fosse entrato nella nostra casa di non cristiani, ma mia madre diceva che Gesù Bambino non faceva caso a questo fatto. 

"Natale di ieri", di Natalia Ginzburg

giovedì 18 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 18 dicembre 2025

Presepe nella Basilica di San Lucchese, Poggibonsi 

Preparare il presepio è una delle più intime feste, e più serene, che in famiglia si possano godere: s'intende che dà un gran da fare, e non permette a nessuno di starsene colle mani in mano: ma nulla è più lieto. Si dipingono scene e fondali, s'incolla, s'inchioda, di dispongono e si ridispongono figure e figurine, alberelli e ponticelli, lumini e candele, comete di carta d'oro su cieli d'un inverosimile turchino. La rappresentazione della Natività diventa una specie d'epopea alla quale ciascun contadino di gesso e pastore di maiolica apporta la sua strofa. S'impacchettano i doni: si pongono da parte, per spedirli o recarli, quelli destinati ai bimbi e ai vecchi degli ospedali, che avranno essi pure il loro presepio. 

Rammento una botteguccia, all'angolo d'una straducola vicina al quartiere dove un giorno abitavo, che col dicembre si riempiva, in vetrina e all'interno, di pezzi necessari alla costruzione dei presepi: e si trasformava, così, in grotta magica da incantare piccoli e grandi. 

Non saprei dire che nome avesse quella viuzza, posta fra un dedalo d'altre viuzze che le assomigliavano. Né ritrovare il cammino per ritornarvi. Forse la botteguccia d'angolo non c'è più. Forse non c'è più nemmeno la straducola; e sì che non è molto ch'io ho abbandonato quei paraggi. Paraggi di Milano antica: fanno così presto, ora, a scomparire, quelle strette vie senza sole, tortuose come serpi, segrete come cuori. 

"Canzone natalizia", Ada Negri

Anche per il post di oggi ho ripreso questo racconto di Ada Negri, il cui inizio vi avevo proposto ieri. Se volete leggerlo, lo trovate in "Le rose di Natale", edizioni Interlinea. 

Grazie a Marilena che mi ha prestato il libro! 😘

mercoledì 17 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 17 dicembre 2025

Village musicians, Horace Vernet

Ora che s'avvicina il Natale, penso che presto, forse domani, rivedrò i suonatori ambulanti imitar nella via, con trombe e flauti, la voce delle pive montanare. Gli strumenti sono diversi: la canzone è la stessa. Passeranno, come sempre nel dicembre, lungo il viale dove ancora qualche foglia secca penzola dai rami nudi dei platani in fila: il lento e familiare motivo, che nei giorni della vigilia odo ripetersi fin da quando ero piccina, mi afferrerà di sorpresa come fa ogni volta, entrandomi nel cuore: come ogni volta mi parrà che sia esso, invece, a risvegliarsi nel mio cuore e ad uscirne. 

Mi dà tristezza tornare colla memoria ai tempi della prima età: so troppo bene che, pur così duri, quelli soltanto furono i miei tempi felici. Ma la cantilena delle pive di Natale ha il potere di rituffarmi a capofitto nell'atmosfera della fanciullezza. Mi rivedo nella ragazzetta male infagottata, intenta a studiare sopra un libro di scuola o a scrivere il compito, curva su un tavolino greggio, nell'obliquo rettangolo di luce che scende dai vetri a smeriglio della stanza terrena. Risento l'odore caratteristico, salnitroso, della stanza poco areata; lo scroscio monotono della pioggia in giardino, oppure il silenzio della neve che fiocca, d'un candore così abbagliante che tutto a quel riflesso si fa più scuro.   

Canzone natalizia, Ada Negri

martedì 16 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 16 dicembre 2025

Christmas Tree, Albert Chevallier Taylor, olio su tela, 1911

Qual era la sua memoria più lontana? Ecco, Dio mio, appunto un giorno di Natale. Fatalità! Egli si rivedeva bimbetto di circa tre anni, in un piccolo letto dal cielo di pizzo infioccato di nastri azzurri. In quel piccolo letto lo aveva destato qualcosa che gli stava accosto accosto, e aprendo gli occhi s'era trovato vicino al viso il viso roseo, ma di cera, di un altro fanciullo, con una camicina, come la sua, tutta ricami.

Istintivamente, aveva steso la mano per accarezzare quel fratellino inaspettato; e allora, al vederlo sveglio, sua madre, una bella signora tutta bionda come l'oro, s'era piegata su di lui e gli aveva detto che quel pupazzo glielo aveva regalato Gesù Bambino...

Poi, era stato quell'anno, o un anno dopo, la visione luminosa, tutta iridescenze metalliche, d'un albero che agli occhi suoi pareva enorme, carico di ogni specie di frutta, circondato di regali i più diversi? Glien'era rimasto un pezzo il barbaglio nella retina e ora - anche ora, oh, miseria! - chiudendo le palpebre, gli sembrava di vederlo, ma lontano, lontano, lontano... Ah, quell'albero di allora, della sua infanzia! Due braccia bianche come l'alabastro, ornate ai polsi da monili di brillanti, lo avevano preso, di peso, e sollevatolo fino a fargli toccare i rami meravigliosi; mentre una voce dolce gli sussurrava: 

"Prendi! Prendi quello che vuoi!"

"Le rose del Natale", di Contessa Lara 

lunedì 15 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 15 dicembre 2025

"Poveri" -  Antonio Bianchi



Madre, una notte di Natale io penso

con neve in terra e fulgor d'astri in cielo,

e dentro il gemmeo fluttuante velo

un aroma nostalgico d'incenso.

Tu sfioreresti il suol col passo alato

de' tuoi tempi più belli — allor che il gajo

cuore batteva al ritmo del telajo,

e povertà ridea senza peccato."

"Notte Santa", di Ada Negri

domenica 14 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 14 dicembre 2025

E che ansietà negli ultimi mesi dell'anno! Grandi e piccini tutti sappiamo che i doni del capodanno sono là in quella cartella, in quegli scartafacci della bisnonna. Ma quelle carte non sono biglietti di banca e debbono diventare biglietti di banca; e perché subiscano questa metamorfosi occorre un editore.

"Capodanno", di Maria Antonietta Torriani, in arte La Marchesa Colombi

sabato 13 dicembre 2025

13 dicembre Santa Lucia


Negli ultimi anni, il 13 dicembre, ho sempre dedicato il calendario letterario dell'Avvento alla figura di Santa Lucia.

Quest'anno ho pensato di proporvi invece qualcosa di diverso, ma un post su Santa Lucia voglio scriverlo lo stesso, come augurio a voi che mi leggete.

Vi auguro di essere una luce nel buio per chi ha bisogno, portando un sorriso, una parola gentile e la vostra confortante presenza. Vi auguro di avere qualcuno al vostro fianco che vi doni quella stessa luce rassicurante nei vostri momenti bui.

Vi lascio quindi con le parole del Sommo Poeta e con il link al concerto di Santa Lucia di quest'anno, dalla città di Visby, in Svezia:



Dianzi, ne l’alba che procede al giorno,
quando l’anima tua dentro dormia,
sovra li fiori ond’è là giù addorno

venne una donna, e disse: "I’ son Lucia;
lasciatemi pigliar costui che dorme;
sì l’agevolerò per la sua via".

Sordel rimase e l’altre genti forme;
ella ti tolse, e come ‘l dì fu chiaro,
sen venne suso; e io per le sue orme.

Qui ti posò, ma pria mi dimostraro
li occhi suoi belli quella intrata aperta;
poi ella e ‘l sonno ad una se n’andaro.

A guisa d’uom che ‘n dubbio si raccerta
e che muta in conforto sua paura,
poi che la verità li è discoperta, 

mi cambia’ io; e come sanza cura
vide me ‘l duca mio, su per lo balzo
si mosse, e io di rietro inver’ l’altura.

Dante (Purgatorio, Canto IX, vv. 52-69)

Poco fa, sul far dell'alba che precede il giorno, quando eri profondamente addormentato, una donna venne in quel luogo laggiù adornato di fiori e disse: "Io sono Lucia; lasciate che io prenda costui che dorme; lo aiuterò a compiere il suo cammino". Sordello e le altre nobili anime rimasero là; ella ti prese e, non appena fu giorno, venne quassù; e io la seguii. Ti depose qui, ma prima i suoi begli occhi mi mostrarono quell'ingresso; poi se ne andò insieme al tuo sonno. 
Come un uomo che, nel dubbio, si rassicura e muta la sua paura in conforto, dopo che gli è stata svelata la verità, così divenni io; e non appena il maestro mi vide senza preoccupazioni, si avviò verso la parete rocciosa e io lo seguii in alto.

Calendario letterario dell'Avvento 13 dicembre 2025

            Madonna del parto, Piero della Francesca



Nel ventre tuo si raccese l'amore

per lo cui caldo nell'eterna pace

così è germinato questo fiore.

Dante Alighieri

L'invocazione alla Vergine (Paradiso, XXXIII, 7-9)

venerdì 12 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 12 dicembre 2025

Secondo la tradizione, la vigilia di Natale, le ragazze Martin mettevano le scarpette nel camino per ritirarle dopo la Messa di mezzanotte colme di sorprese.

Ormai c'erano rimaste soltanto le scarpette di Teresa, la più piccola.
Al signor Martin sfuggì una frase infelice: "Per fortuna questo è l'ultimo anno..."
Lei udì queste parole, ma si fece forza e fece finta di non averle udite. Ricacciò le lacrime, represse i battiti del cuore, prese le scarpe e incominciò a tirar fuori tutte le sorprese. La sua contentezza contagiò anche il babbo che prese a sorridere felice.
Ormai ella aveva ritrovato la forza d’animo perduta a quattro anni e da quel momento l’avrebbe conservata per sempre. La sua indole debole si irrobustì, la permalosità si attenuò, le incomprensioni si addolcirono.
“In quella notte di Natale – scrive – iniziò il terzo periodo della mia vita, più bello degli altri, più ricco di grazie; sentii che la carità mi era entrata nel cuore, con il bisogno di dimenticare me stessa per far piacere agli altri e di lavorare per la conversione dei peccatori.”

"Storia di un fiorellino bianco", di Maria Teresa Galli Bramanti


Ho avuto la fortuna di incontrare Maria Teresa Galli Bramanti la scorsa settimana, in occasione della presentazione del suo libro “Storia di un fiorellino bianco”, organizzata per i suoi 90 anni dalla sua editrice, Erica Gardenti Cassigoli.

Spero di poter incontrare di nuovo questa scrittrice, così garbata e disponibile, perché avrei voluto avere più tempo per conoscerla meglio e per parlare dei suoi precedenti libri di racconti, delle sue poesie, delle lettere al suo amico Giovanni e del libro che ha dedicato a Pratolini e Cicognani.  Si percepisce che è una donna di grande cultura, che ha condiviso con il marito e coltivato con amore, ma senza mai ostentarla. 

La sua scrittura è quasi lirica, con descrizioni vivide che sembrano affreschi e che trasmettono la sua storia intellettuale: un vero e proprio testamento spirituale, morale e culturale.

La presentazione è stata impreziosita dal contributo di Marilena Pireddu che, dopo aver introdotto i partecipanti alla figura di Santa Teresa di Lisieux, ha cantato un brano su Santa Teresa tratto dagli scritti di San Giovanni della Croce, accompagnandosi con la chitarra.

L’incontro si è svolto nella splendida cornice di Itaca, l'associazione culturale di Paolo Ciampi, che è davvero un sogno, un luogo dell’anima.

 


giovedì 11 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 11 dicembre 2025

Terribile senso di desolazione. Incombeva su di me da anni. Se credessi nelle stelle dovrei credere che io fossi proprio sotto l'influenza di Saturno. Tutto quel che mi succedeva era troppo tardi per significare qualcosa. Fu così anche la mia nascita. Fissato per Natale, venni al mondo con mezz'ora di ritardo. Parve sempre a me che io dovevo essere il tipo di individuo che uno è destinato a diventare per il fatto che è nato il venticinquesimo giorno di dicembre. L'ammiraglio Dewey nacque in quel giorno, e così Gesù Cristo ... forse anche Krishnamurti, ch'io sappia. Comunque questo era il tipo che io dovevo essere. 

"Tropico del Capricorno", di Henry Miller, 1939 


Grazie a Marco, che ad un mercatino, fra banchini di vestiti usati e chincaglierie, si è imbattuto in questa pagina di un libro ...



"Buon Dio, mi pare davvero di impazzire se penso di dover trascorrere anche un solo giorno senza scrivere. Mai, mai riuscirei a riprendere. È per questo, non c’è dubbio, che scrivo con tanta veemenza, in maniera così distorta. La mia è disperazione". Henry Miller, 4 febbraio 1932

mercoledì 10 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 10 dicembre 2025


Siamo qui all'aperto, ad arrostire castagne sul fuoco, mentre Jack Frost ci morde il naso. Intorno a noi, gente vestita come eschimesi e un coro che intona dolci melodie di carole natalizie. 

Fai del tuo meglio per rendere luminosa questa stagione: tutti conoscono un tacchino e un po' di vischio, ma tu aggiungici tutto il tuo amore!  

I bambini piccoli, con gli occhi scintillanti, troveranno difficile dormire stanotte. Sanno che Babbo Natale sta arrivando! Ha caricato un sacco di giocattoli e dolcetti sulla sua slitta e il figlio di ogni madre sbircerà per vedere se le renne sanno davvero volare! 

Ecco perché vi propongo questa semplice frase, ai  bambini da uno a novantadue anni, anche se è stato detto molte volte, in molti modi: 

Buon Natale a voi!


Libera traduzione di "The Christmas Song (Chestnuts Roasting on an Open Fire)", di Mel Tormé e Robert Wells (1945), resa iconica da Nat King Cole nel 1946.


https://www.youtube.com/watch?v=F1itSKJLWQY

martedì 9 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 9 dicembre 2025

 



Passiamo un piccolo Natale felice, e lascia che il tuo cuore sia leggero. Vedrai che il prossimo anno i nostri problemi saranno lontani. 

Passiamo un piccolo Natale felice, trascorri le tue feste natalizie allegramente. Da adesso in poi i nostri problemi saranno a miglia di distanza.

Vedi? Eccoci qui come ai vecchi tempi: i felici giorni d'oro, gli amici fedeli che ci sono cari si radunano accanto a noi ancora una volta.

Negli anni a venire saremo tutti insieme, se il Fato lo permetterà. 
Fino ad allora ce la caveremo in qualche modo, vedrai! 

Passiamo un piccolo Natale felice, adesso.


Libera traduzione di "Have Yourself a Merry Little Christmas", di Hugh Martin e Ralph Blane, 1943. Questa canzone fu resa celebre da Judy Garland nel film del 1944 "Incontriamoci a St. Louis" (Meet Me in St. Louis).

lunedì 8 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 8 dicembre 2025

 



E se poi venisse davvero?
Se a quell’ora precisa
mentre la nebbia oppure la pioggia nera
oppure comunque le caligini il fetido l'incubo nero
della notte sopra la pianura dell’umidità
e dell’espansione economica
l'arcipelago delle luminarie
sempre più denso verso il centro
specialmente i cinema i bar le stazioni di servizio
e poi nel cuore della città
la massima concentrazione di luci
di lusso di soldi di gioia di vizio
se nei palazzi cascine falansteri
attraverso le illusioni e i misteri,
lui davvero venisse?
Che scherzo pericoloso, eh?

Perché dicono dicono ma
non ci crede più nessuno.
Il proprietario del magazzino famoso
di articoli da regalo
non ci crede, e ne ride bonario
con le clienti in visone
anche il negoziante di giocattoli
sollevato dall'andamento straordinario
degli affari nonostante la recessione.

Non ci crede il capofamiglia
né lo scapolo né il coniugato
né il vecchio zio né la figlia,
neppure la mamma sebbene
tenendoli sulle ginocchia
abbia dettato ai bambini le lettere
col presepio e il bordo dorato
destinazione Paradiso
in franchigia, senza riflettere
al rischio della mistificazione.

Non ci crede neanche don Saverio
il buon prevosto della parrocchia
non basta infatti la fede
per prendere veramente sul serio
questa antica superstizione.

E neppure ci credono i bambini
che avrebbero sufficiente ingenuità
voglia di miracoli, di fantasia
di mostri, di favole, ma
ci fu quel sorriso speciale
della mamma così ambiguo e allora
nacque in loro l’ipocrisia
per la prima volta, con la paura
tipicamente italiana
di passare per cretini.

Neanche loro dunque ci credono più
che alla mezzanotte del ventiquattro,
carico di regali
in carte d'oro e d'argento
fra un grande sbattere d’ali
(ci saranno anche gli angeli, no?)
arriva il Bambino Gesù.

E se invece venisse per davvero?
Se la preghiera, la letterina, il desiderio
espresso così, più che altro per gioco
venisse preso sul serio?
Se il regno della fiaba e del mistero
si avverasse? Se accanto al fuoco
al mattino si trovassero i doni
la bambola il revolver il treno
il micio l'orsacchiotto il leone
che nessuno di voi ha comperati?
Se la vostra bella sicurezza
nella scienza e nella dea ragione
andasse a carte quarantotto?
Con imperdonabile leggerezza
forse troppo ci siamo fidati.

E se sul serio venisse?
Silenzio! O Gesù Bambino
per favore cammina piano
nell’attraversare il salotto.
Guai se tu svegli i ragazzi,
che disastro sarebbe per noi
così colti così intelligenti
brevettati miscredenti
noi che ci crediamo chissà cosa
coi nostri atomi coi nostri razzi.
Fa piano, Bambino, se puoi.

"Buon Natale", di Dino Buzzati


Grazie alla mia amica Elisabetta, che mi ha suggerito questa poesia di Buzzati. 

"Anche i cuori apparentemente di pietra o di gesso a un certo momento possono capire, per lo meno intravedere, come la bontà sia, a questo mondo, la cosa che vale di più". 
Dino Buzzati, 6 giugno 1963.

domenica 7 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 7 dicembre 2025



Roma 1822. Era il giorno di Natale. Ma l'uomo che camminava lungo via dei Calcarari, vicino a Campo dei Fiori, non sembrava curarsene. Procedeva curvo e assorto facendosi piccolo dentro un pastrano color ruggine foderato di pelliccia, i capelli neri spettinati dal vento, le scarpe leggere sui sampietrini che lo facevano traballare. (...) Eccolo fermo, di fronte a una signorinella pallida e secca che sembrava morire di freddo dentro un vestitino dalla vita stretta e la pettorina traforata. Con le due braccia magrissime si tirava lo scialle rattoppato sulle spalle e sorrideva invitante ai passanti. Vieni con me? dicevano le sue labbra carnosette tinte di rosso. Labbra invitanti, che pure venivano contraddette da due grandi occhi anneriti col turacciolo affumicato che invece parevano dire: vai all'inferno tu e tutti quelli che non soffrono il freddo come me!

Lo straniero si era fermato dall'altra parte della strada e non smetteva di fissarla con occhi incupiti dalla pietà. Quella bambina che si vendeva in strada e mostrava, sotto i vestiti leggeri, le ossa dello sterno di un corpo malnutrito, pareva averlo colpito a morte. I due ragazzini si misero a ridere. Sembrava un pesce sul banco della pescheria che spalanca la bocca per respirare, pensò il più grande dando di gomito al più piccolo. E tutti e due risero di lui e di lei. Il piccolo si chinò, raccolse un sassolino e lo tirò in direzione della prostituta. Lei si scansò svelta e cacciò fuori la lingua ai due sfacciati. Lo straniero, infuriato, afferrò un'altra pietra e la scagliò verso i due ragazzini che presero a correre ridendo.

Lo stranierò cavò fuori dalla tasca una moneta d'argento e si avviò verso la parte opposta della strada. Si avvicinò alla ragazza, le sollevò la piccola mano bianca e sudicia e le sistemò nel palmo la moneta. La ragazzina chiuse rapida le dita sulla moneta e gli fece un cenno con la testa, come a dire: "Seguimi!" Ma lo straniero non la seguì. Le lanciò un ultimo sguardo doloroso e riprese rapido il cammino, tallonato di lontano dai due ragazzini che, dopo essere scappati e nascosti dietro l'angolo, erano tornati a vedere come finiva lo spettacolo.

Di fronte a Palazzo Antici, i due videro il giovane straniero che tirava fuori dalla tasca del pastrano una grossa chiave di ferro battuto e apriva il pesante portone, tanto da potervi sgusciare dentro frettoloso. I due fratelli rimasero a bocca aperta. Quindi non era un povero pazzo, ma un vero signore, che abitava in un palazzo fra i più belli e ricchi di Roma!

Solo molti anni dopo i due ragazzi seppero che quello straniero che avevano deriso si chiamava Giacomo Leopardi. (...) quell'ometto sgraziato, dalle gambe sottili e la testa grossa, dal fare dolente e goffo, aveva scritto le più belle poesie che l'Italia dell'Ottocento avesse conosciuto.

"Natale a Roma", di Dacia Maraini

Se volete leggere la storia completa, la trovate nel libro "Le rose di Natale. Scrittrici italiane raccontano", Edizioni Interlinea.

Grazie alla mia instancabile amica Marilena, che mi ha consigliato questo libro.

sabato 6 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 6 dicembre 2025

                                                                                                                    

                                                                                                                    A Mabel Applegarth

                                                                                                                    Oakland, California

                                                                                                          1898, la mattina di Natale

Cara Mabel,

del Natale più solitario che abbia mai affrontato immagino che dovrei scriverti. Niente di cui parlare, comunque, tutto è quiete. Quanto vorrei essere a College Park, non fosse che per un paio d’ore. Nessuno a cui parlare, nessun amico da visitare, anzi, se ci fosse, e se io lo desiderassi, non sarei in grado di fargli visita. D’ora in poi e per qualche tempo, dovrai accontentarti dei miei bestiali scarabocchi perché questa, molto probabilmente, è l’ultima lettera che ti scrivo a macchina.

Bene. La prima battaglia è stata combattuta. Non ho conquistato nulla, ma non ammetto sconfitta. Piuttosto, ho conosciuto le roccaforti nemiche e i loro punti deboli, e ne approfitterò quando accadrà la seconda battaglia; e grazie a quello che apprendo sarò ancora più preparato per la terza battaglia, e così via, all’infinito. La macchina da scrivere mi attenderà non prima del trentuno dicembre. Fino ad allora devo pulire la mia scrivania, scrivere lettere commerciali di varia natura, finire gli articoli che ho iniziato. Poi, il nuovo anno, e un cambiamento totale.

Ho fatto molte cose e ho imparato molto negli ultimi tre mesi. Che cosa, non riesco ancora a capirlo, ma sento che è grande e ha valore, ma è ancora troppo impalpabile per poterlo mettere nero su bianco. Ho studiato e letto e pensato molto, e credo di avere iniziato a capire la situazione, la situazione generale, la mia situazione e le corrispondenti situazioni tra queste due. Ma sono modesto, l’ho detto, sono solo all’inizio della comprensione, capisco che con tutto quello che so ne so meno di quello che pensavo di sapere un paio anni fa.

Sei consapevole del paradosso che comporta il progresso? Questo mi rende felice e triste allo stesso tempo. Non puoi fare a meno di sentirti triste quando guardi il tuo lavoro passato e ne comprendi i punti deboli, gli errori, le futilità; e ancora non puoi che rallegrarti perché ne sei consapevole e ti pensi capace di cose migliori. Ho imparato di più in questi tre mesi che alle scuole e al college; tuttavia, naturalmente, sono stati necessari come preparazione.

E oggi è Natale, è in questi periodi che il vagabondaggio che mi è connaturato soccombe al desiderio delle cose domestiche. Lontano dai tanti angoli di questo mondo che rotola! Sono sordo al richiamo di Oriente e di Occidente, di Nord e di Sud. Una casa confortevole, un paio di servi, una scelta cerchia di amici, e soprattutto una piccola moglie ordinata e un paio di minuscole copie di noi due,  un’impiccagione di calze la scorsa sera, un’adorabile sorpresa questa mattina, il geniale scambio degli auguri di Natale; un fuoco accogliente, i bimbi assonnati che si abbracciano sul pavimento, pronti per andare a letto, una specie di unione onirica tra il fuoco, mia moglie e me stesso; un futuro assicurato, per quanto quieto e monotono; una conoscenza adatta delle molte piccole delizie della vita civile che sono e saranno mie; una contemplazione geniale, ottimista. 

L’hai mai provato? Fred lo ha sognato, ma non l’ha provato; suppongo di avere lo stesso destino. Così sia. Le vie degli dèi sono imperscrutabili, ci creano e ci distruggono per il loro divertimento? Che grande vecchio mondo! Che mondo buono e allegro! Contiene così tanto che vale la pena lottare. Ma è come un grande enigma cinese, in ogni piccola comunità ci sono le Isole dei Beati, ma non sappiamo dove siano. E se le cerchiamo, il nostro biglietto della lotteria ha i numeri sbagliati. Un buon auspicio affinché tutti gli elementi si congiungano per costituire la felicità umana, il premio capitale, ma ci sono vari modi per vincere e ancora di più per perdere. Puoi nascere, puoi crollare, puoi farti trascinare; ma realmente non puoi scegliere. Tutto è un gioco d’azzardo, e chi non capisce il gioco è destinato a vincere di più. I più sfortunati al gioco sono quelli che hanno o pensano di avere un sistema per vincere, vanno sempre in rovina. Lo stesso con la vita. Ci sono molti sentieri per la felicità terrena; ma per trovarli, l’abilità nella geografia o nella topografia è peggio che inutile.

Abbandonerò i miei vecchi dogmi, ora adorerò il vero dio. “Non c’è Dio ma il Caso, e la Fortuna è il suo profeta!”. Chi si ferma a pensare o a generare un sistema è perduto. La fede è atona. Sacrificherò grasso primitivo, sarà una ecatombe,  basta vedere il mio fumo (pardon, intendevo dire, incenso). Ho iniziato la lettera; ora è senza senso; perdonami. Vado a cena da mia sorella. Buon anno a tutti!

                                                                                            Jack London

Da Letters from Jack London. A cura di King Hendricks e Irving Shepard. Odyssey Press, New York, 1965

Grazie al mio amico Marco, che mi ha consigliato questa lettera per il post di oggi.

venerdì 5 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 5 dicembre 2025

Foto di Josh Hild su Unsplash


Biglietto di auguri di Natale da una prostituta di Minneapolis


Ehi Charlie, 

sono incinta e abito nella nona strada, giusto sopra una sporca libreria vicino a Euclid Avenue.

Ho smesso di drogarmi, ho smesso di bere whisky. Il mio uomo suona il trombone e lavora all'ippodromo. Dice che mi ama e, anche se il bambino che aspetto non è suo, dice che lo crescerà come fosse suo figlio. 
Mi ha regalato un anello che portava sua madre e ogni sabato sera mi porta fuori a ballare.

Ehi Charlie, penso a te ogni volta che passo da un distributore di benzina, per via di tutta quella roba che ti mettevi sempre sui capelli. 

Ho ancora quel disco di "Little Anthony & The Imperials", ma qualcuno mi ha rubato il giradischi, pensa un po'!

Ehi Charlie, sono quasi impazzita quando hanno beccato Mario. Tornai a Omaha per stare con i  miei, ma tutti quelli che conoscevo o erano morti o erano in galera, così sono tornata a Minneapolis. Stavolta penso di restarci.

Ehi Charlie, penso che per la prima volta dall'incidente sono felice. 

Mi piacerebbe avere tutti i soldi che spendevamo in droga. Mi comprerei una concessionaria di auto usate e non ne venderei nessuna. Semplicemente, ogni giorno guiderei una macchina diversa a seconda di come mi sento. 

Ehi Charlie, per l'amor di Dio, vuoi sapere la verità? Non ho un marito, non suona il trombone, devo farmi prestare dei soldi per pagare l'avvocato e ... ehi Charlie, ci sta che mi diano la libertà vigilata. 
Vieni per San Valentino.


Traduzione di "Christmas Card from a hooker in Minneapolis", di Tom Waits, dall'album "Blue Valentine", 1978    

giovedì 4 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 4 dicembre 2025

Foto di Mathis Mauprivez per Unsplash

Accadde un giorno, a dicembre. Alcuni vicini andarono a trovare il vecchio Conrad nel suo negozio: l'uomo era intento a finire di addobbarlo con mille rami verdi.

Conrad, raggiante, annunciò: "Amici miei, all'alba di oggi il Signore mi è apparso in sogno e ha detto: 'Vengo per essere vostro ospite'. Così mi sono impegnato a rassettare e addobbare il mio negozio, cospargendolo di rami di abete. La tavola è apparecchiata, il bollitore è lucido e sulle travi è intrecciato l'agrifoglio. Ora aspetterò che il mio Signore appaia, e resterò in ascolto per udire i suoi passi. Allora aprirò la porta e guarderò il suo volto."

Gli amici, lieti per Conrad, tornarono a casa e lo lasciarono solo, per non essere di troppo, in modo che il pover’uomo potesse godersi la visita del Signore. Da molto tempo la sua famiglia era scomparsa e Conrad aveva trascorso molti tristi giorni di Natale, ma sapeva che, con il Signore come suo ospite, questo Natale sarebbe stato il migliore.

Rimase quindi in ascolto, con la gioia nel cuore, e a ogni suono si alzava di soprassalto e aspettava che il Signore fosse alla sua porta.

Corse alla finestra dopo aver sentito un rumore, ma tutto ciò che poté vedere sul terreno coperto di neve, fu un mendicante trasandato con le scarpe rotte. Tutti i suoi vestiti erano laceri e logori. Il vecchio Conrad ne fu commosso, andò alla porta e disse: "I tuoi piedi devono essere freddi e doloranti. Ho delle scarpe per te nel mio negozio, e ho anche un cappotto per tenerti più caldo".
Dopo essersi rifocillato e aver preso i doni di Conrad, l'uomo se ne andò, con cuore grato.

Conrad guardò l'ora e si chiese cosa avesse fatto sì che il caro Signore fosse così in ritardo, e quanto ancora avrebbe dovuto aspettare.

Poi sentì bussare di nuovo e corse alla porta, ma era ancora una volta una sconosciuta: una vecchia signora curva, con uno scialle nero
e un fascio di legna da ardere ammucchiato sulla schiena, chiedeva un posto dove riposare. "Non mandarmi via, lasciami riposare per un po', in questo giorno di Natale".
Così Conrad le preparò una tazza di brodo fumante, le disse di sedersi a tavola e cenare. 

Dopo che se ne fu andata, Conrad vide, pieno di sgomento, che le ore stavano scivolando via. Il Signore non era venuto come aveva detto! Proprio allora udì un grido.
"Per favore, aiutami! Mi sono persa!"
Aprì di nuovo la porta: era una bambina che si era allontanata nel bosco e aveva perso la strada di casa. Malgrado l'ennesima delusione, Conrad si dette da fare per aiutare la piccola. La fece entrare, le asciugò le lacrime e la ricondusse a casa.

Mentre rincasava, realizzò con dolore che il Signore non sarebbe venuto quel giorno, perché le ore del Natale erano tutte trascorse.
Andò nella sua stanza e si inginocchiò per pregare: "Signore, perché hai tardato? Cosa ti ha impedito di venire? Desideravo tanto vederti!"

Dolcemente, nel silenzio, udì una voce: "Alza la testa: ho mantenuto la mia parola. Tre volte la mia ombra ha attraversato il tuo pavimento.
Tre volte sono venuto alla tua umile porta. Ero il mendicante con i piedi ammaccati e freddi, ero la donna a cui hai dato qualcosa da mangiare, ero la bambina che aveva smarrito la strada. Tre volte ho bussato, tre volte sono entrato, e ogni volta ho trovato il calore di un amico. Di tutti i doni, l'amore è il migliore. Sono stato onorato di essere tuo ospite per Natale.

La storia dell'ospite di Natale, di Helen Steiner Rice

mercoledì 3 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 3 dicembre 2025

 

Andrew J. Russell, Soldati unionisti trincerati a Fredericksburg, Virginia, tra il 29 aprile e il 2 maggio del 1863


Ho sentito le campane il giorno di Natale

Ho sentito le campane il giorno di Natale

suonare i loro vecchi canti familiari,

e ripetere selvagge e dolci le parole

di pace in terra, buona volontà verso gli uomini.


E ho pensato a come, giunto il giorno,

i campanili di tutta la cristianità

avessero intonato il canto ininterrotto

di pace in terra, buona volontà verso gli uomini.


Finché, suonando e cantando nel suo cammino

il mondo ruotava dalla notte al giorno,

una voce, un rintocco, un canto sublime

di pace in terra, buona volontà verso gli uomini.


E disperato chinai il capo.

"Non c'è pace in terra", dissi,

"perché l'odio è forte e si fa beffe del canto

di pace in terra, buona volontà verso gli uomini."



Poi le campane suonarono più forte e profondo:

"Dio non è morto, né dorme;

il male cadrà, il giusto prevarrà

con pace in terra, buona volontà verso gli uomini."



"I heard the bells on Christmas day", basata sulla poesia "Christmas Bells", di Henry Wadsworth Longfellow, 1863, scritta durante la guerra civile americana.

martedì 2 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 2 dicembre 2025

Foto di Hasan Almasi su Unsplash

 Natale in prigione

Era Natale in prigione
e il cibo era davvero buono,
avevamo tacchino e pistole
scolpite nel legno.

La sogno sempre
anche quando non sogno.
Il suo nome è sulla mia lingua
e il suo sangue è nelle mie vene.

Aspetta un po', Eternità,
la vecchia madre natura non ce la farà con me.
Vieni da me, amore,
corri da me.

Vieni da me, adesso.
Stiamo andando forte,
amore del mio cuore,
stiamo andando alla grande, oh Dio!

Lei mi fa pensare a una partita a scacchi
con qualcuno che ammiro,
o a un picnic sotto la pioggia
dopo un incendio nella prateria.

Il suo cuore è grande
come tutta questa dannata prigione
ed è più dolce dello zucchero
che compri all’emporio.

Il fascio di luce nel grande cortile
gira intorno assieme al fucile,
illuminando la neve che cade
come polvere nella luce del sole.

È Natale qui in prigione,
stasera ci sarà un po’ di musica
e a me verrà la nostalgia.
Ti amo tanto, buonanotte.


Christmas in prison, di John Prine, 1973 (dall'album Sweet Revenge)

Il testo in italiano è una mia libera traduzione


lunedì 1 dicembre 2025

Calendario letterario dell'Avvento 1 dicembre 2025

Colazione nell'atelier, Edouard Manet - 1868

"A mezzogiorno e mezzo, finalmente, mi decidevo a entrare in quella casa che, come una grossa scarpa di Natale, sembrava promettermi piaceri soprannaturali. (Il termine "Natale", per altro, era sconosciuto a Madame Swann e a Gilberte, che l'avevano sostituito con "Christmas" e non parlavano che del pudding di Christmas, dei regali ricevuti per Christmas, di quando sarebbero partite - annuncio che mi rendeva pazzo di dolore - per Christmas. Anche a casa, mi sarei sentito disonorato parlando di Natale, e non dicevo più che Christmas, cosa che mio padre trovava estremamente ridicola)."

"Alla ricerca del tempo perduto. All'ombra delle fanciulle in fiore", Marcel Proust

lunedì 24 novembre 2025

Segnalazione: A Natale libri per te, a Peccioli, dal 6 all'8 dicembre


Vi segnalo un buon posto per fare una scorpacciata di regali di Natale. Dal 6 all’8 dicembre, alla sesta edizione di A Natale libri per te, al Palazzo Senza Tempo di Via Carraia verrà allestito un temporary store con 15 librerie di zona e la casa editrice Tagete Edizioni, dove i cittadini pecciolesi potranno acquistare libri con un sostegno da parte del Comune di Peccioli e della Fondazione Peccioliper pari al 50%, e i non residenti potranno usufruire di un sostegno pari al 25%.

Orari di apertura:

Sabato 6, Domenica 7 e Lunedì 8: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19


giovedì 20 novembre 2025

Itinerari di viaggio: Portogallo magico. Terza tappa: Porto

          Chiesa di Sant'Ildefonso

Con il sottofondo della voce vibrante di Amália Rodrigues, la regina del fado, passiamo il Duero da uno dei tanti ponti della città e arriviamo a Porto.

La nostra visita inizia da Praça da Batalha, su cui troneggia la statua di Don Pedro V. Davanti alla Chiesa di S. Ildefonso, la cui facciata è ricoperta da azulejos, troviamo un mercatino dell’artigianato, ma ci lanciamo uno sguardo fugace e proseguiamo per la nostra meta: la stazione di São Bento, progettata dall’architetto José Marques da Silva, costruita sui resti di un antico convento. 



La stazione è bella da vedere all’esterno, con la facciata in pietra e il tetto mansardato, ma è l’atrio centrale, finemente decorato da splendidi azulejos che raccontano la storia del Portogallo, le tradizioni locali e scene di vita rurale ad essere imperdibile. Immersi nella contemplazione delle ventimila piastrelle dipinte, non dimenticate di tenere una mano sul portafoglio (occhio ai borseggiatori!). 


Noi siamo capitati in un orario particolarmente affollato, ma se visiterete questo luogo al tramonto o in orari di minor afflusso, tendete le orecchie: sembra che lungo i corridoi della stazione si odano ancora le preghiere dell’ultima suora che abitava il convento prima che venisse chiuso in seguito al decreto di estinzione degli ordini religiosi del 1834. La suora non scappò come tutte le altre dopo l’emanazione del decreto, ma vi rimase ad abitare fino al giorno della sua morte, nel1892.


Usciti dalla stazione ci siamo addentrati nel quartiere di Ribeira, il nucleo più antico e caratteristico della città, con le sue facciate colorate, il labirinto dei suoi vicoli e la piazza dell'infante Dom Henrique.

Passeggiando lungo la strada pedonale R. das Flores, che conduce al fiume, ci siamo fermati a dare un’occhiata alle vetrine dei negozi. E’ una via pittoresca, con begli edifici storici, bar, ristoranti. L’unico negozio in cui siamo entrati è stato Claus, l’elegante negozio dell’impresa di profumi e saponi fondata nel 1887. Ambiente raffinatissimo, con espositori che impreziosiscono i prodotti. I saponi sono impacchettati a mano in carte bellissime e chiuse con un timbro a ceralacca. Regale.

Arrivati nei pressi del fiume siamo andati a visitare la chiesa di San Francisco: la bella facciata gotica nasconde in realtà al suo interno tre navate rivestite in oro con la tecnica della “talha dourada”, con degli impressionanti capolavori barocchi. Meravigliosi gli intagli dorati della cappella di San Giovanni Battista del XV secolo e l’Albero di Jesse scolpito in legno policromo del XVIII secolo, che raffigura la genealogia di Gesù. Questa tecnica dell'arte barocca portoghese consiste nell'intagliare accuratamente il legno e poi applicare strati di foglia d'oro per creare effetti tridimensionali e scintillanti. L’intera chiesa è ipnotica e meriterebbe molto più tempo di quello che abbiamo potuto dedicarle. Un po’ caro il biglietto d’ingresso, ma ne vale la pena: la visita è un’esperienza. Non si possono fare foto, ma penso che probabilmente siamo stati fra i pochi a rispettare il divieto, dato che internet è pieno di immagini degli interni di questa chiesa!

La Cattedrale

Usciti dalla chiesa avevamo due possibilità: la classica navigazione lungo il fiume, che passa sotto i vari ponti della città o proseguire la visita di Porto a piedi. Abbiamo scelto quest’ultima e ci siamo incamminati verso il Duomo, passando a fianco del Mercado Ferreira Borges (il palazzo del mercato costruito nel 1880 in ferro e vetro) e proseguendo per Rua da Bainharia, una delle più antiche strade di Porto (risale al 1296). Vi ritroverete a camminare in leggera salita, in una strada stretta e pittoresca, fiancheggiati da edifici alti e dalle facciate tradizionali. In questa strada, all'epoca, erano concentrati i negozi degli artigiani che fabbricavano foderi per le spade.

Proseguendo poi per R. de Sant’Ana, si arriva a Largo do Colegio, dove si erge, imponente, il museo di arte sacra. Prendendo le scalette sulla destra (Escladas do colegio), dopo poco sarete in vista del Duomo.

La Cattedrale si trova nella zona più alta della città, nel quartiere di Batalha e, più che un edificio religioso, a prima vista sembra una fortezza. Anche qui abbiamo trovato una mescolanza di stili: barocco, romanico e gotico. Al suo interno è molto sobria e spoglia, se si escludono l'altare maggiore e alcune cappelle in stile barocco. Da una porta sulla destra si accede al chiostro gotico del XIV secolo, rivestito di azulejos decorati con scene religiose.


Davanti all’ingresso della cattedrale si gode di un panorama unico sulla città ma, dato che si sta facendo tardi e che la camminata ci ha stimolato un grande appetito, ci affrettiamo in direzione del Ponte Luis I e, lungo strada, ci fermiamo a mangiare un cachorro e una francesinha.



Dopo pranzo, abbiamo attraversato il ponte Luis I e siamo andati a visitare la cantina storica della Burmester, partecipando ad un tour con una guida molto simpatica che ci ha spiegato le origini dell’azienda, i processi di produzione del vino Porto e le caratteristiche del territorio. Alla fine del tour ci hanno offerto una degustazione di tre tipi di Porto. Molto bello e suggestivo l’ambiente, con una romantica vista sul fiume su cui sfilavano le imbarcazioni tradizionali con le quali i commercianti trasportavano il vino lungo il Douro (barcos rabelos).


Avrei voluto fare un salto alla famosa libreria Lello e Irmao, ma non c’è stato tempo. Ho letto comunque su internet che bisogna prenotare per tempo e che l’ingresso costa 10 euro, poi scontati in caso acquistiate dei libri.

             Opera di Bordalo II, street artist portoghese. 
Le sue opere sono realizzate recuperando materiali di scarto. 

Dopo una passeggiata sull’altra sponda del fiume (Av. De Diogo Leite), per noi è tempo di rimetterci in viaggio verso Guimarães, antico sito celtico e prima capitale del paese indipendente nel secolo XII.