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| Village musicians, Horace Vernet |
Ora che s'avvicina il Natale, penso che presto, forse domani, rivedrò i suonatori ambulanti imitar nella via, con trombe e flauti, la voce delle pive montanare. Gli strumenti sono diversi: la canzone è la stessa. Passeranno, come sempre nel dicembre, lungo il viale dove ancora qualche foglia secca penzola dai rami nudi dei platani in fila: il lento e familiare motivo, che nei giorni della vigilia odo ripetersi fin da quando ero piccina, mi afferrerà di sorpresa come fa ogni volta, entrandomi nel cuore: come ogni volta mi parrà che sia esso, invece, a risvegliarsi nel mio cuore e ad uscirne.
Mi dà tristezza tornare colla memoria ai tempi della prima età: so troppo bene che, pur così duri, quelli soltanto furono i miei tempi felici. Ma la cantilena delle pive di Natale ha il potere di rituffarmi a capofitto nell'atmosfera della fanciullezza. Mi rivedo nella ragazzetta male infagottata, intenta a studiare sopra un libro di scuola o a scrivere il compito, curva su un tavolino greggio, nell'obliquo rettangolo di luce che scende dai vetri a smeriglio della stanza terrena. Risento l'odore caratteristico, salnitroso, della stanza poco areata; lo scroscio monotono della pioggia in giardino, oppure il silenzio della neve che fiocca, d'un candore così abbagliante che tutto a quel riflesso si fa più scuro.
Canzone natalizia, Ada Negri

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